Il codice deontologico di Luis Enrique, la squadra e i tifosi hanno già perdonato Osvaldo

Dal 2008 Presidente dell'Assemblea Capitolina
01.12.2011 00:01 di  Marco Pomarici   vedi letture
Il codice deontologico di Luis Enrique, la squadra e i tifosi hanno già perdonato Osvaldo
© foto di Voce giallorossa

Domenica contro la Fiorentina speriamo che Francesco Totti ce la faccia a scendere in campo. Un colpo alla caviglia in allenamento e il capitano della Roma ha lasciato il gruppo dolorante.

Problemi quindi sempre a quella caviglia gravemente infortunata nel 2006, prima del Mondiale, che lo ha tenuto lontano dal campo anche venerdì scorso nella partita del Friuli.

Se Totti non dovesse recuperare entro domenica, il reparto più a rischio sarà quello d’attacco. Infatti, con Borini fuori, il suo rientro è previsto per la prossima settimana, e  Boriello inutilizzabile, a causa di un affaticamento ai flessori della coscia sinistra, il trio più plausibile rimane quello formato da Bojan, Lamela e Pjanic.

In dubbio anche le presenze all’Artemio Franchi di Rosi e Pizarro, entrambi ancora alle prese con sedute di fisioterapia e Kjaer che, con buone probabilità, rivedremo in campo non prima di gennaio.

Discorso a parte va fatto su Osvaldo: l’italo-argentino, dopo la lite negli spogliatoi di Udine contro Lamela, ha trovato la solidarietà di tutti i compagni e soprattutto quella dello stesso giovane talento. Un gruppo unito che conosce le dinamiche del calcio e che non vuole crocifiggere nessuno. Perché liti come quella di venerdì sera ce ne sono e ce ne saranno sempre, solo non sempre vengono rese di dominio pubblico. La Roma comunque ha deciso di lasciare a casa Pablo Daniel Osvaldo domenica prossima e di multarlo per 35mila euro, nonostante i tifosi l’abbiano perdonato e nonostante la solidarietà dei compagni. Ma Luis Enrique è sembrato irremovibile, l’unica concessione: potersi allenare con il gruppo e non a parte, come era stato stabilito inizialmente.

Il tecnico vuole che ci sia un chiaro codice deontologico dentro e fuori dal campo, convinto che il rispetto, all’interno di una squadra, sia la base per creare un gruppo competitivo. Sembrerebbe che la punizione inflitta ad Osvaldo sia più simbolica che intenzionale. 

Comunque qualche discussione già era nell’aria, ed è anche sano che ci sia. A volte può essere segno di attaccamento alla squadra e di una voglia di far bene. L’importante è che non si trascenda, ma la lezione sembra sia stata capita