A carte scoperte
In un’estate di mercato italiano dominata di fatto da una sola squadra, la stessa capace di mettere insieme cinque titoli tricolori consecutivi, la notizia è che le altre, almeno apparentemente, non si sono arrese. È chiaro che la competizione sportiva prevede il massimo impegno per raggiungere il massimo risultato, ma con uno squilibrio così evidente a livello di risorse di base - reso ancor più chiaro dalla differenza di portata di colpi messi a segno in fase di calciomercato - sarebbe anche fisiologico un atteggiamento più cauto, nella speranza magari di vedere clamorosamente sbagliare chi sta davanti. E invece da Pinzolo è tornata una Roma che, nonostante tutte le incertezze legate al playoff di Champions League, ha in testa, almeno stando alle dichiarazioni dei protagonisti, di lottare per il titolo a prescindere da chi sta davanti.
Che è senz’altro più forte, come affermato da Totti in piazza nel saluto ai tifosi, ma che alla fine sarà avversario diretto solo per due partite, come invece fatto notare da Strootman in conferenza stampa. Due partite in cui balleranno 12 punti, con le altre 36 che metteranno in palio altri 108 punti comunque decisivi. Senza proclami, senza grosse illusioni, ma con la voglia di provarci in ogni modo possiible, consapevoli di essere l’underdog - che, per inciso, in Italia non vince mai, o quasi - e del fatto che un secondo posto e l’accesso diretto alla Champions League, visti i chiari di luna che la non certezza di partecipare alla coppa più importante stanno portando già quest’estate, sarebbero comunque un miglioramento, seppur non un trofeo da festeggiare. Provarci è il primo passo dei tanti, forse troppi passi che servono per riuscire: la Roma ha deciso di scoprire le carte.