Calcio e tv, con lo 'spezzatino' sarà una grande abbuffata
Domenica niente più pranzo di famiglia, magari nella trattoria vicino casa con pargoli al seguito, nè gita fuori porta per poi tornare giusto in tempo per vedere la squadra del cuore. Alle 12,30 la partita non aspetta. Rivoluzione calcio in televisione con il cosiddetto 'spezzatino', o meglio una 'grande abbuffata' destinata a stravolgere abitudini familiari e costumi consolidati: partite, in alcuni casi, da lunedì a domenica - tra campionato di serie A e di serie B, Coppe e anticipi - con buona pace di signore e fidanzate 'allergiche' al pallone e refrattarie all'atteggiamento dei loro compagni 'catatonico' verso qualsiasi accadimento esterni al televisore. Con l'avvento di questo piatto ricco, ora sono costrette ad alzare bandiera bianca. Mariti e fidanzati-tifosi avranno il loro daffare quasi tutti i giorni, un solo libero da sfruttare e non sempre. «Perchè perchè la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone. Perchè perchè una volta non ci porti anche me»: era il 1962 quando Rita Pavone interpretò il malumore delle donne lasciate a casa dai propri mariti che andavano allo stadio. Altri tempi: il calcio monopolizzava una sola giornata della settimana, la domenica si mescolavano sacro e profano, la partita e la santa messa. Per chi non poteva seguire la propria squadra, c'erano le radiocronache che facevano da colonna sonora alle classiche domeniche italiane. I più giovani, quelli cresciuti a pane e alta definizione, non possono ricordare il padre di tutti i telecronisti che aveva anche una rubrica su Topolino: Nicolò Carosio, per oltre trent'anni voce delle cronache della Nazionale italiana di calcio. Inaugurò per la 'EIAR' le radiocronache del campionato del mondo 1934 di calcio che l'Italia padrona di casa vinse; a seguire, fu la voce della Nazionale di calcio alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e al campionato del mondo 1938 in Francia. In televisione nel 1954, anno dell'inizio ufficiale delle trasmissioni, divenne famoso per il suo quasi goal che corredava un'azione da gioco conclusa di poco fuori dallo specchio della porta. E poi gli appuntamenti classici, quando gli uomini delle famiglie si raccoglievano davanti al piccolo schermo in un rito magico e collettivo: tutti in silenzio per Novantesimo minuto, ideato nel 1970 da Maurizio Barendson e Paolo Valenti, e la Domenica Sportiva (1965). Un tempo di una partita, quella considerata di cartello, andava in onda sul primo canale in una televisione ancora in bianco e nero. Sono passati quasi cinquanta anni: piano piano il calcio in televisione è uscito dai confini domenicali con grande disappunto delle signore. I tempi pioneristici di Tito Stagno e Carlo Sassi sono tramontati per sempre: oggi il calcio deve onorare lo spettacolo e il business e quindi monopolizzare sostanzialmente l'intera settimana. Un tour de force per gli appassionati che si devono fare in quattro per seguire gli approfondimenti, dividendosi fra Quelli che il Calcio e Controcampo, per non parlare della 'Sky dipendenza' il cui occhio scandaglierà ogni faccia, ogni espressione, ogni gesto dei calciatori. Per il prossimo anno insomma attenzione a non fare indigestione.