Abete: "Con le rose ristrette si lavorerebbe meglio"
Tuttomercatoweb.com ha contattato Giancarlo Abete, Presidente Federazione Italiana Giuoco Calcio, che ha parlato della situazione attuale del calcio italiano, in particolare della Serie A. Tra i vari temi trattati, anche quelli relativi agli stadi di proprietà e ai bilanci dei club.
Ecco l'intervista completa:
In Champions League tre squadre (Milan, Inter e Napoli), in Europa League due (Lazio e Udinese), fuori Roma e Palermo e la Juventus non si era neppure qualificata. Il calcio italiano è in crisi?
"Il calcio italiano sta ottenendo negli ultimi anni risultati meno positivi e quindi c'è un problema che ha determinato la perdita di una posizione a livello di Champions, ma soprattutto occorre dare una diversa attenzione all'Europa League, perché ai fini del ranking complessivo ha un valore fondamentale e per altro la stessa Uefa ha detto che sarà confermato, salvo qualche aggiustamento, il metodo di calcolo attuale quindi non è possibile pensare di modificarlo".
In Italia, a parte la Juventus, nessuna società ha uno stadio di proprietà. Questo è dovuto alle società, agli enti locali o ad altro?
"La Juventus è riuscita a fare una grande operazione perché ha creato un rapporto virtuoso con gli enti locali, anche in assenza di una legge approvata. Oggi c'è la possibilità di un disegno di legge che facilita questo rapporto virtuoso con gli enti locali e quindi l'incontro che c'è stato lunedì scorso a Palazzo Chigi (sede del Governo, ndr) aveva questo obiettivo: far evidenziare la necessità al Governo e al Parlamento di sbloccare un disegno di legge sugli stadi che non ha nessun costo per il Paese, come è giusto che sia, ma facilita questo rapporto virtuoso fra club e amministrazioni locali".
Ammonta a 54 milioni il passivo di questo mercato delle società di serie A. I bilanci in rosso più pesanti sono quelli di Juventus 71,3 Roma 39,4 e Napoli 26,4. Solo Udinese, Palermo e Genoa hanno attivi consistenti (50; 26,4; 17,4). Questo come si coniuga con il fair play finanziario?
"Io penso che le società hanno fatto i loro calcoli e quindi coloro i quali hanno potuto fare qualche investimento aggiuntivo lo avevano fatto in quanto avevano determinato un aumento di capitale o comunque avevano dei bilanci che lo consentivano. Si nota sul versante dei bilanci, e questo è un fatto positivo, una maggiore attenzione da parte dei club. Per altro il fair play finanziario interessa tutti, in particolare coloro i quali faranno delle gare a livello di competizioni europee, ma per altro il controllo della Commissione Vigilanza sulle società di calcio, la Covisoc, è presente in Italia già da tantissimi anni".
Le venti squadre di A hanno complessivamente 564 giocatori con una media di 28,4. Cinque società (Chievo 30, Inter 31, Bologna e Roma 32 e Lazio 36) hanno almeno 30 calciatori in rosa, solo tre ne hanno 24 (Genoa, Napoli e Novara). Rose così vaste servono veramente soprattutto alla luce del fatto che uno dei problemi più spinosi del rinnovo del contratto dei calciatori ha riguardato i giocatori fuori rosa?
"Bisogna avere rose più ristrette e avere meno aspettativa di fare, tra virgolette, mercato attraverso l'acquisizione e la cessione dei cartellini, perché avere rose ristrette aiuta anche a non determinare delle problematiche in relazione all'organizzazione del lavoro all'interno della squadra".