Rocchi: "L'uso del VAR? Il chiaro ed evidente errore è soggettivo. All'inizio avevo dei dubbi, ho cambiato idea dopo Roma-Lazio..."

03.11.2020 08:21 di  Redazione Vocegiallorossa  Twitter:    vedi letture
Rocchi: "L'uso del VAR? Il chiaro ed evidente errore è soggettivo. All'inizio avevo dei dubbi, ho cambiato idea dopo Roma-Lazio..."
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Dopo aver abbandonato la carriera arbitrale dopo aber arbitrato Roma-Juventus lo scorso primo agosto, Gianluca Rocchi ora ricopre il ruolo di consulente delle relazioni istituzionali della Can in quota Aia. L'ex fischietto ha parlato a La Gazzetta dello Sport. 

"Valla a rivedere” sta diventando una delle frasi più sentite sui campi. Una volta per tutte, quando si deve andare a rivedere e quando il Var deve suggerirlo?
«La risposta sarebbe facilissima leggendo il protocollo: quando c’è un “chiaro ed evidente errore”. Ma in queste quattro parole c’è tutta la difficoltà che un Var può trovare nel suggerire una review perché è talmente soggettivo il “chiaro ed evidente errore”... Certamente, e questo è ciò che deve fare una commissione e dobbiamo cercare di fare tutti insieme, più rendiamo chiara e semplice la casistica e più sarà facile per gli arbitri e gli stessi calciatori ritrovarsi al suo interno».

Lei c’era quando è sbarcato il “marziano Var”. Nessuna riserva iniziale?
«Sì avevo dei dubbi. E mi sono passati tutti dopo qualche settimana: andai a fare un Roma-Lazio. Capitò un episodio e grazie al Var riuscii a cambiarlo: quella sera pensai a quanto fondamentale fosse quello strumento. Avevo fatto una gran bella partita, un anno prima ne sarei uscito a pezzi...».

Ha ragione chi dice che un Var giovane ha timore di correggere un arbitro esperto e viceversa uno più strutturato esiti per non danneggiarne uno più acerbo?
«Per la mia esperienza personale no. Un esempio? In un Roma-Napoli avevo Aureliano, che veniva dalla B, che mi corresse e fece bene. L’arbitro deve capire che il Var è fondamentale: se ti viene corretto un errore dovrai lavorare per non ripeterlo ma non l’avrai commesso. Se vieni via da un campo sapendo di averlo commesso è sempre una sofferenza».