Osvaldo: "Roma piazza malata. Segnavo e mi insultavano"

09.01.2019 08:42 di  Luca d'Alessandro  Twitter:    vedi letture
Osvaldo: "Roma piazza malata. Segnavo e mi insultavano"
Vocegiallorossa.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Questa l'intervista rilasciata a Leggo da Pablo Daniel Osvaldo, ex centravanti della Roma, che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo ha iniziato una carriera da cantante:

Come le è saltato in mente di lasciare il ricco e dorato mondo del calcio?
«Non ero più felice. Io sono uno che vive di sentimenti e impulsività, e nel calcio di oggi non c'è nessuna della due. Mi sentivo un numero, uno che doveva segnare perché se no veniva insultato. Ora sto da Dio anche se mi dicono che sono matto».

Qual è stato l'episodio, la causa scatenante?
«Al Boca mi hanno mandato via per una sigaretta quando sapevano che fumavano tutti. Quella è stata la goccia, ma in realtà nel calcio devi vivere una vita che non è reale. Hai un prezzo, un valore e vivi di regole. Il calcio oggi è una merda, un freddo business e una dittatura del risultato. Nessuno pensa a come stai. Non potere uscire dopo una sconfitta, suonare la chitarra o bere una birra per me era assurdo. Per non tradire il calcio ho preferito lasciarlo».

Ma c'è stato qualcosa di bello?
«Sono orgoglioso della carriera che ho fatto, ho giocato in grandi squadre. E poi ci sono anche uomini veri. Penso a Tevez, De Rossi e Heinze con le quali ho stretto molto. Poi ci sono i campioni in campo e fuori come Pirlo, Buffon e Totti. Ecco l'addio di Francesco è quello che di bello dovremmo prendere dal calcio».

Chi l'ha delusa invece?
«Penso a Prandelli che mi ha escluso dal mondiale solo perché glielo dicevano i giornalisti, convocò Cassano quando invece lo meritavo io. Andreazzoli? Nemmeno ricordo chi sia. Chi allena oggi?».

Poi la Roma:
«Potevo gestire meglio alcuni comportamenti, ma è una piazza malata. Avevo segnato tantissimo ma mi insultavano».

A chi dedicherebbe una canzone?
«A Zeman, per me è stato un secondo padre».