Szczesny: "Buon rapporto con Alisson, non mi mostra alcun segno di delusione. Totti è molto umile". VIDEO!
Il portiere giallorosso Wojciech Szczesny ha risposto in diretta alle domande dei tifosi:
Allora, cominciamo con due domande molto simili, di Stefania e Silvietta. È molto semplice, perché hai deciso di giocare a calcio? E perché hai scelto di diventare portiere?
"È stata una cosa naturale, semplicemente perché mio padre era portiere. Ho iniziato a giocare a calcio quando avevo 8 anni, mi sembra. Sono andato a un allenamento di mio fratello, che ovviamente giocava con i suoi coetanei, e avevano bisogno di un giocatore, quindi mi sono unito a loro, per passare il tempo. Poi quando hanno iniziato ad allenarsi i ragazzini della mia età (mio fratello è un anno più vecchio di me), ho iniziato a giocare con loro e sono diventato portiere. Devo dire che non ero molto bravo a giocare davanti. Quindi direi che è stata una cosa normale e naturale".
Quando ti sei messo tra i pali per la prima volta, hai subito pensato “sì, questa cosa fa per me”?
"Sì, ma in realtà piaceva giocare davanti e mi piace tuttora giocare davanti più di quanto non mi piaccia giocare in porta, credo che ogni portiere la pensi in questo modo. È il nostro lavoro perché lo sappiamo fare ma in realtà ci piace giocare fuori! Comunque sì, dopo un paio di allenamenti sapevo che non avrei avuto un futuro come giocatore di movimento, inoltre ero più alto degli altri, quindi giocare in porta è stata una cosa naturale".
E tuo padre ti ha in qualche modo indirizzato verso questa scelta oppure ha lasciato che trovassi tu la tua strada?
"All’epoca il mio allenatore mi aveva detto che sapeva che sarebbe andata così per via della mia stazza e perché potevo lavorare con mio padre. Mi ha detto che anche quando giocavo fuori si vedeva che sarei stato un portiere. Non lo volevo fare ma tutti sapevano che sarebbe andata a finire così".
Passiamo a Khanik, che sembra aver prestato particolare attenzione a tutte le interviste che hai rilasciato. Chiede se quando ballavi, da piccolo, eri bravo come lo sei a calcio.
"Almeno non sono risultato imbarazzante quando ho dovuto ballare al mio matrimonio! Ho dovuto fare una cosa come dieci ore di lezione per prepararmi al ballo del mio matrimonio. A parte questo, non è stato utile. Credo sia stata un’idea di mio padre. Io e mio fratello facevamo molto sport. Ginnastica, innanzitutto, poi tennis, quindi ballo da sala. Poi ho frequentato una scuola sportiva dove facevamo atletica, io in particolare praticavo il lancio del giavellotto. Quindi sì. Ho fatto molte cose e il liscio è la più imbarazzante di tutte, perché non mi è tornato affatto utile nella vita. Credo che sia un’ottima domanda, comunque!".
Credi che fare altri sport, come ad esempio ginnastica, aiuti in termini di elasticità, di coordinazione?
"Sì, la ginnastica è forse la cosa più importante, sebbene non l’abbia praticata per molto tempo perché poi ho iniziato a giocare a tennis assieme a mio fratello e ovviamente mi piaceva di più. Ma credo che tutti quelli sport siano utili per la coordinazione, l’elasticità. Soprattutto per me, che sono un palo di legno. Quindi le cose che ho fatto quado ero ragazzino sono state molto utili, soprattutto per rendermi più agile".
Chi era il migliore a tennis tra te e tuo fratello?
"Io ero veramente scarso…".
Puoi mentire, se vuoi. Puoi dire che vincevi sempre tu.
"Ma non ci sono le prove! Ok, dai, ero bravissimo…No, in realtà mi piaceva molto giocare a tennis sebbene non fossi portato. È uno dei miei sport preferiti, assieme al golf e al calcio, ovviamente".
Ok, passiamo ora a qualche domanda sui tuoi compagni di squadra. Albi9 vuole sapere chi è il più pazzo tra Manolas e Nainggolan.
"Nainggolan. Non c’è molto da dire al riguardo, no?".
Beh anche Manolas…chi fa più paura?
"Manolas è più rumoroso. Ma se mi chiedi chi è il più pazzo, non c’è veramente gara".
StewieL92idol ha una domanda su Stephan El Shaarawy. Qual è il tuo rapporto con lui e chi è più forte a FIFA?
"A FIFA sono più forte io, lo sanno tutti. Stephan è un bravo ragazzo, è un gran lavoratore e un giocatore molto talentuoso. Mi ricordo quando lui era al Milan e ci giocavo contro, in quel 4-0 di San Siro. Lui aveva 19 o 20 anni e mi ricordo di aver pensato: “questo ragazzo farà strada”. E si impegna sempre molto, è davvero un ottimo giocatore. Ovviamente qui c’è molta competizione, ci sono grandissimi giocatori in quel ruolo, anche se vengono ruotati spesso. Mi piace Stephan, è un ottimo giocatore e un’ottima persona".
Hassan ti chiede di descrivere il tuo rapporto con Mohammed Salah.
"Credo che tutti abbiano un ottimo rapporto con Mo perché Mo è un ragazzo divertente, sorride sempre. Non lo vedi mai giù di morale, è sempre positivo. Ed è anche un giocatore straordinario. Mi piace passare il tempo con lui, ci sediamo sempre vicini a pranzo e a cena quando siamo negli hotel, parliamo molto tra di noi e giochiamo a Yahtzee. Tu ci giochi?"
Sì, ci giocavo da bambino.
"E sono molto più forte di lui. Te lo può confermare. Sono stato io ad insegnargli a giocare. È una cosa molto britannica!".
Sì, lo è davvero. Credo che metà delle persone che ci stanno ascoltando non abbiano idea di che gioco sia…
"Credo che nessuno sappia cosa sia. Io nel telefono ho due app per giocarci!".
Ali ha un’altra domanda su Momo. Ti chiede se ti ricordi del gol che ha segnato con la maglia del Chelsea.
"Sì, credo che lui non se lo dimenticherà mai perché è l’unico gol che ha segnato con la maglia del Chelsea. Ogni volta che prova a parlarne e dice che mi ha segnato quando era al Chelsea io gli ricordo che poi non ha segnato più. Comunque è stata una delle sconfitte più brutte a cui abbia mai preso parte…6-0…non mi piace ricordare quell’episodio!".
Lorenzo vuole sapere con chi condividi la camera durante le trasferte e dice anche che sei il suo idolo.
"Ah, grazie! Non condivido la stanza con nessuno, sto in una camera singola. A volte mi capita di dividere la stanza con Lobont, ma di solito sto da solo perché mi piace andare a letto abbastanza tardi, specialmente quando giochiamo la sera. Poi dormo un paio d’ore il pomeriggio. Quindi se avessi un compagno di stanza, probabilmente si lamenterebbe del fatto che guardo film fino magari alle due del mattino. Quindi non voglio disturbare nessuno".
Che ruolo ha Lobont? Non ha molti minuti visto che ci siete tu e Alisson…
"Loby è consapevole del suo ruolo. Sa che sono dei portieri davanti a lui. Si avvicina alla fine della carriera e per questo motivo cerca di aiutarci, visto che ha moltissima esperienza ad alto livello. È un’ottima persona, passo molto tempo assieme a lui. Vorrei avere una stanza anche qui a Trigoria. Lobont ti aiuta molto, non solo dal punto di vista tecnico…passiamo anche molto tempo a guardare video insieme, su argomenti come la concentrazione. Probabilmente Loby è la persona con cui parlo di più all’interno del club, perché è più anziano e ha molta esperienza".
Sicuramente conosce il calcio molto bene…Fatima chiede: “cosa si prova a giocare assieme e a condividere lo spogliatoio con una leggenda come Francesco Totti?”
"È un giocatore incredibile. Non avrei mai pensato di poter condivider e lo spogliatoio con un giocatore di questo calibro. Come non avrei mai pensato di poter giocare un giorno contro Buffon. Mi ricordo che quando avevo, credo, 10 anni, era già un giocatore di livello mondiale. E non credevo di poterci giocare contro. Quindi essere nello stesso spogliatoio di Francesco è qualcosa di fantastico ma poi finisci per abituartici. Il primo giorno pensi “Wow, Totti!”. Poi vivi questa situazione quotidianamente ma ogni tanto pensi sempre che questo giocatore ha raggiunto dei traguardi straordinari. E poi è sempre positivo imparare da giocatori così esperti".
E poi non se ne va in giro come se fosse superiore agli altri…
"No, assolutamente. Se uno non sapesse che faccia ha Totti, probabilmente non riuscirebbe a riconoscerlo all’interno dello spogliatoio. È un giocatore come tutti gli altri. È un ragazzo divertente, parla con tutti. Non è per nulla arrogante, è davvero una persona alla mano, molto umile".
Passiamo ora alla domanda di Antonio. Su Facebook abbiamo promosso una clip in cui c’eri tu che prendevi il portafoglio di Alisson…
"Quindi abbiamo fatto passare l’idea che sono un ladro! (ride, ndr)".
Beh, la gente deve sapere che deve stare attenta quando ci sei tu nei paraggi…Antonio chiede se hai mai fatto scherzi al capitano.
"Ci ho provato. Quando vedo qualcuno che ha, ad esempio, una tasca dello zaino leggermente aperta, provo a fare qualche scherzo cercando di non essere scoperto. Però è successo che alcuni giocatori abbiano perso il passaporto andando in aeroporto e che se la siano presa con me. Siamo arrivati al punto che quando perdono qualcosa la colpa è sempre mia. Io cerco semplicemente di fargli imparare la lezione, fargli capire che devono stare attenti perché se riesco a farlo io, potrebbe riuscirci chiunque".
È una sorta di servizio pubblico il tuo…
"Sì, rendo un sevizio alla squadra (ride, ndr)".
Ritornando a quella clip, Giulia chiede qual è il tuo rapporto con Alisson.
"Abbiamo un buon rapporto. Sarebbe potuto essere diverso, vista la qualità di Alisson. Potrei capirlo se fosse un po’ arrabbiato oppure deluso perché non gioca. È il portiere di quella che probabilmente è la nazionale più forte del mondo. Ma non ha mai mostrato di essere deluso o di essere arrabbiato. Mi sostiene sempre quando gioco e io faccio lo stesso quando gioca lui. È sempre stato fantastico con me, mi ha sempre incitato, anche quando magari non sono stato all’altezza e non ho giocato così bene. Si è sempre rivelato un ottimo compagno di squadra. Non siamo solo amici ma ci aiutiamo molto anche dal punto di vista professionale. So che posso contare sempre su di lui e non lo reputo per nulla una riserva".
Fry ha una domanda su una delle giocate più importanti di questa stagione: “Cos’hai provato quando hai parato il rigore nella partita contro il Milan?”
"È stato un sollievo perché il rigore è stato calciato per causa mia. Quindi non ho provato gioia ma solo sollievo perché il mio errore non era stato punito. Quando sono in campo cerco sempre di non far trasparire alcuna emozione. Cerco di non esultare per le parate e di non arrabbiarmi quando non riesco a farle, il che non è semplice. Cerco sempre di mantenere la concentrazione. Certo, quando fai una parata, dentro la tua testa sei felice ma devi sempre pensare a quello che può succedere dopo. Quindi cerco sempre di non esultare troppo".
Al termine della partita però deve essere stata una bella sensazione…
"Sì, alla fine della partita à un’altra storia. Se sei riuscito a mantenere la porta inviolata e a fare delle parate importanti, come in quel caso, puoi festeggiare perché sei riuscito ad aiutare la squadra. È una bella sensazione".
Claudia chiede se hai mai parato un rigore a Perotti in allenamento.
"Sì. Ma non succede spesso. Credo che le volte in cui l’ho fatto si contino sulle dita di una mano. E credo che mi abbia tirato circa 500 rigori. Credo sia quasi impossibile, devi avere fortuna perché li tira con una compostezza e una tempistica tali che è davvero difficile prevedere come tirerà. Credo sia più facile contro chi tira i rigori prendendo una rincorsa veloce, perché così puoi vedere come sono messi i piedi. Se invece, come nel caso di Perotti, il rigorista prende la rincorsa lentamente, significa che può cambiare la posizione dei piedi all’ultimo momento. È quasi impossibile, cerchi di aspettare per capire in che angolo tirerà ma potrebbe tirarla davvero ovunque quindi non ti resta che tirare a indovinare".
E non guarda neppure il pallone, guarda in faccia il portiere…
"Sì, come ho detto il portiere cerca sempre di scegliere un lato prima che il rigore venga effettivamente calciato. Se lo fai con Perotti, lui semplicemente cambia la posizione del piede e la tira dall’altra parte, senza guardare il pallone. Quindi sei costretto ad aspettare fino a quando non calcia. Ma se fai così la palla è già dietro di te nel momento in cui ti tuffi. È difficile, devi semplicemente sperare che sbagli, che faccia un errore".
Quindi è meglio affrontarlo in allenamento che in una partita vera…
"Sì, non mi piacerebbe trovarmelo di fronte in partita".
Serena chiede: “Qual è la prima parola o espressione che hai imparato in italiano?”. Ti ricordo che siamo in diretta…quindi la prima cosa che può essere riferita in un evento live…
"Quando ho saputo del prestito, una settimana prima della firma, ho preso tre lezioni di italiano prima di venire qui, per essere in grado di dire “buongiorno” o cose simili. Quindi direi “buongiorno”. E poi ho imparato le parolacce, ovviamente".
Altrimenti come puoi riuscire a stare all’interno dello spogliatoio senza conoscere la lingua…ma il tuo italiano è molto migliorato, hai fatto un’intervista nel dopopartita in italiano, sei sulla strada giusta…
"Sì, è migliorato. Continuano a spingere perché rilasci interviste in italiano ma a volte le domande sono difficili e non vorrei essere frainteso. Per questo motivo preferisco farle in inglese. In quel caso era una partita che avevamo vinto agevolmente, non avevo preso gol quindi sapevo che sarebbe stata facile e che potevo parlare in italiano".
Giulia chiede se ti dà fastidio quando il tuo nome viene pronunciato oppure scritto in modo sbagliato.
"No, non posso certo aspettarmi che la gente lo pronunci correttamente. Dopo 11 anni in Inghilterra nessuno l’hai mai pronunciato correttamente, ormai sono abituato, probabilmente qualche volta lo pronuncio anche io in maniera errata. Quindi no, non mi dà fastidio".
Qual è stato il modo migliore in cui è stato detto, da quando sei in Italia? O anche quando eri in Inghilterra.
"Credo “Scesni”. Mi sto convincendo del fatto che sia questo il modo giusto di dirlo. Magari sono io che l’ho sempre pronunciato male prima di arrivare in Inghilterra. Credo che gli inglesi per primi l’abbiano detto in maniera corretta, per me va bene!".
E quindi è ufficialmente cambiato. Ok, Elda chiede se hai tatuaggi.
"Ne ho uno piccolo e mio padre non lo sa quindi tagliatelo...ah giusto siamo in diretta…".
Levi vuole sapere cosa fai per rilassarti prima di una partita importante.
"Ascolto la musica, come fanno tutti. Ho anche iniziato a fare della meditazione, in maniera semplice, adottando tecniche di respirazione che mi aiutino a concentrarmi e a calmarmi. Non faccio niente di particolare o di difficile, comunque".
Ella chiede che tipo di musica ascolti? So che sai anche suonare un po’ il pianoforte. Fai anche questo per rilassarti?
"No, non lo faccio per rilassarmi ma per occupare il mio tempo libero, visto che ne ho molto! Mi piace la musica, mi piace suonare il pianoforte, mi piace ascoltare la musica. Mia moglie è musicista quindi…".
Ti piaceva già prima di conoscerla?
"No, ovviamente ne ascoltavo, ma ho iniziato a suonare il pianoforte una settimana dopo aver conosciuto mia moglie, un po’ per fare colpo su di lei! A casa mia c’è sempre musica. Se non l’ascolto, c’è mia moglie che canta, se non suono, lo fa lei. Mi deve piacere la musica, altrimenti impazzirei".
Un paio di domande veloci per concludere. Loby dice…
"Loby?".
Sì, effettivamente poteva fartela di persona questa domanda! Qual è stata la miglior partita della tua carriera finora?
"Quella che mi sono goduto di più è stata la vittoria sulla Germania. Probabilmente non è stata la mia miglior partita. Era all’Europeo. Non ho subito gol, ho fatto alcune parate importanti, ma nulla di complicato. È stato semplicemente per il fatto di aver battuto la Germania per la prima volta nella storia, contro i Campioni del Mondo in carica, per giunta. È stata probabilmente la vittoria più bella della mia carriera".
Ultima domanda, che arriva dall’India. Sei molto attivo sui social network…avete un gruppo WhatsApp tu e gli altri giocatori e cosa vi dite?
"Sì, abbiamo un gruppo WhatsApp, ma non posso riferire cosa ci diciamo. Davvero, non posso! Ma ci scambiamo video divertenti…".
È ottimo per fare gruppo…
"…credo che ogni squadra abbia il proprio gruppo WhatsApp ma il contenuto non può essere reso pubblico. È un gruppo composto da 30 ragazzi, cosa pensate che ci diciamo?".
Ok, possiamo chiudere in bellezza, il nostro tempo è terminato. Purtroppo non siamo riusciti a rispondere a tutte le domande…
"…grazie comunque per averle inviate. Sono sorpreso del fatto che abbiano partecipato così tante persone, questo significa che sanno scrivere correttamente il mio nome!".
Sì, bisognava usare l’hashtag…
"Probabilmente ce n’erano altre diecimila che non sono arrivate perché erano scritte in maniera sbagliata".