Rosella Sensi: "Il derby rimane una partita da vincere a tutti i costi, ma sarà triste senza tifosi"
Rosella Sensi, ex presidente della Roma, ha rilasciato una lunga intervista a gianlucadimarzio.com. Ecco le sue parole:
"Derby? Io già sto soffrendo, nervosa. I giorni precedenti li vivo con grandissima scaramanzia. Riesco a fare le stesse cose da anni. Diciamo che sono abitudini che la mia famiglia deve sopportare. La tensione è la stessa, anche da presidente mi avvicinavo al derby da tifosa. Ho sempre vissuto la settimana precedente in maniera particolare. Poi il giorno della partita è sacro. Vivo quella giornata con le mie attitudini e le mie scaramanzie. Anche prima, pur stando vicino alla squadra, non riuscivo ad attenuare questa attesa. Il derby l’ho sempre sofferto molto, forse troppo da tifosa e per questo non era mia abitudine andare allo stadio. Il 2-1 del 2010? Quel giorno feci un’eccezione. Ci stavamo giocando il campionato e mi sembrava giusto in quel momento sostenere la squadra. Al primo tempo ero disperata, vincevano loro. Poi fortunatamente nel secondo tempo segnammo due volte, ribaltando il risultato. È stata la mia ultima volta allo stadio. Il derby più bello? Non so scegliere, perché non ce n’è uno in particolare. Forse quello del 5-1, o i tanti di Francesco, ma anche quello che ci regalò le dieci vittorie consecutive. Sono stati molti i derby che hanno deciso nella nostra gestione momenti particolari. Posso dire che ricordo con affetto quello del 3-3, quando mio padre si alzò in piedi gioendo in una maniera spontanea, come era nelle sue corde. Derby d'alta quota? In queste partite però la classifica conta davvero poco. Il derby rimane un derby, una partita da vincere a tutti i costi. Sarà un derby triste. Mi ricordo sempre un film di Alberto Sordi in cui prendeva in giro i tifosi della Lazio. Questa partita va vissuta con la goliardia che lo rappresenta, con gli sfottò e ovviamente con i tifosi allo stadio. Altrimenti si perde totalmente il senso di un derby. Nuovo stadio? Spero davvero si realizzi il prima possibile. Perché uno stadio vuoto per i tifosi della Roma è no sense. Loro sono stati determinanti in tutti i nostri anni di gestione, ai fini anche delle vittorie. Non perché giocassero, ma perché i ragazzi erano certi che avrebbero sentito la loro presenza. Stadio Franco Sensi? Noi avevamo un progetto, che però rimase inatteso per le note vicende bancarie della nostra famiglia e non permise di svilupparlo in maniera adeguata. Fu presentato e appoggiato da tutte le istituzioni, poi però essendo in procinto di cedere la Roma ci fu impossibile portarlo avanti. Peccato, perché era un sogno di mio padre e del presidente Viola. Avremmo voluto dare alla Roma un impianto proprio, esaudendo i sogni di due grandi uomini".