Marazzina: "Io a Roma nel momento sbagliato, ai giallorossi manca una punta da 20 gol"
Massimo Marazzina, ex calciatore del Chievo Verona che ha collezionato anche un esperienza romanista tra gennaio e giugno 2003, è stato intervistato dal sito ilcatenaccio.es, per parlare della sfida prevista per domani proprio fra Chievo e Roma.
Quinto posto dietro a Juventus, Roma, Inter e Milan. L’Europa conquistata da neopromossa. Qual era il segreto di quella squadra?
"La chiave del nostro successo, secondo me, fu l’entusiasmo. Poi sicuramente eravamo une bella squadra, con molti talenti, perché l’entusiasmo da solo non basta. Magari perdi la voglia, diventi prevedibile e allora lì entra in gioco la tecnica. Eravamo un gruppo splendido, prima ancora che compagni di squadra eravamo amici".
Sulla panchina sedeva Luigi Delneri. Quanto fu importante per quella squadra ma anche per la sua carriera?
"È stato fondamentale. Il primo giorno di ritiro con il Chievo ci siamo guardati in faccia tra compagni e non ci davamo nemmeno noi grandi speranze per il campionato. Delneri è stato importantissimo perché sin dal primo allenamento ha trasmesso al gruppo una mentalità vincente. Ci ha fatto capire che eravamo un buon gruppo, con ottimo potenziale. Ha dato a tutti la forza di crederci. Guardando gli ultimi quindici anni del nostro calcio credo che quel Chievo fu una squadra eccezionale che fece vedere bellissime cose: un fuorigioco alto, una manovra offensiva spregiudicata. Cose che non si erano mai viste, soprattutto da una neopromossa. Quando finivi gli allenamenti con Delneri, uscivi dal campo e dicevi: Oggi ho imparato qualcosa".
Nel 2003 il passaggio alla Roma, per sei mesi. Che ricordi ha di quella esperienza?
"Ero al posto giusto nel momento sbagliato. Due anni prima la Roma aveva vinto lo scudetto, io ho subito un lungo infortunio. Insomma una serie di coincidenze non hanno girato a mio favore ma, come tutte le cose, alcune riescono bene altre no. Io credevo nel progetto dei giallorossi, per venire a Roma, dove abito anche oggi, avevo lasciato il Chievo, dove mi trovavo benissimo. Nonostante sia stata un’esperienza breve, il ricordo di quei mesi è comunque bellissimo: ho conosciuto gente fantastica, ho lavorato e giocato con grandi campioni".
Non solo Roma e Chievo, anche Modena, Torino, Bologna. Tante squadre e soprattutto tanti gol. Quale quello che ricorda più volentieri?
"Credo che la rete più importante sia quella di San Siro contro l’Inter nel 2001: segnò Corradi, pareggio di Vieri e poi il mio vantaggio, su azione di contropiede. E sempre ai nerazzurri segnai il mio primo gol in serie A, l’anno prima, con la maglia della Reggina. Reti importanti sono anche quelle fatte a Torino e a Bologna, decisive per riportare le squadre nella massima serie. Ma sono soprattutto le esperienze fatte nell’intera carriera che mi danno soddisfazione, come quella di essere stato il primo giocatore nella storia del Chievo ad essere convocato per la nazionale".
Torniamo al presente. Che partita sarà quella tra Chievo e Roma?
"I giallorossi devono cercare di vincere per proteggere il secondo posto. Al Chievo credo possa andare bene anche un pareggio, ma i tre punti per la Roma sono fondamentali. È troppo importante salvaguardare e conquistare l’accesso diretto alla Champions League. La differenza tra arrivare terzi e secondi è vitale per una società, soprattutto in ottica di preparazione della nuova stagione, di introiti, di investimenti. Insomma, la musica cambia."
Il discorso scudetto è ormai chiuso, è una stagione buttata quella dei giallorossi?
"Non credo, la Juventus ha dimostrato di essere ancora più forte, di avere qualcosa in più. La Roma ha lottato per lo scudetto perché non poteva fare altrimenti. La stagione romanista è in sintonia con le caratteristiche e la qualità della squadra. Confermare il secondo posto deve essere lo scudetto romanista".
Da attaccante, cosa manca al reparto offensivo della Roma?
"Le fortune di una squadra e di un allenatore passano attraverso l’attacco della squadra. Se hai una punta da 20 gol all’anno hai risolto tutti i problemi, anche se giochi male. La Roma, nonostante Totti sia un campione, non ha quel tipo di giocatore, uno come Batistuta o Montella per intenderci, che con una rete, con un guizzo, risolve le partite da solo. Guardando le rose delle squadre oggi vedo che il livello si è notevolmente abbassato, ai miei tempi per giocare nella Roma, nell’Inter, nel Milan dovevi aver fatto una carriera importante, dovevi aver dimostrato in maniera solida il tuo talento, oggi non è più così".
Uno sguardo alla lotta per non retrocedere. Il Chievo riuscirà a salvarsi?
"Credo di si, anche se il Cesena mi sta sorprendendo. È una squadra che gioca con il coltello tra i denti e resterà attaccata a questo treno della Serie A fino alla fine. Vedo per spacciato invece il Parma. La salvezza si deciderà all’ultima o alla penultima giornata. Il Chievo se la giocherà con Cagliari e Atalanta, ma si salveranno".