D'Ambrosio: "De Rossi è sempre stato corretto con me, è una bella persona che si contraddistingue"
Danilo D'Ambrosio, ex giocatore della Primavera di Alberto De Rossi, oggi consulente del lavoro e terzino dello Sporting Genzano, ha rilasciato un'intervista a Il Romanista in cui ha raccontato dell'infortunio che ha condizionato la sua carriera e dei suoi 10 anni in giallorosso: "Giocavo col San Lorenzo. Dopo una partita contro la Lodigiani, Bruno Conti mi chiamò per un provino. C'erano quasi 200 bambini dell'88, sapevamo che ne avrebbero presi solamente otto. Io, Pace, Suppa, Ferri, Ciasca Lorini...Andammo sotto età con gli ‘87, c'erano Cerci, Marsili, Giacomini, Freddi. Sono stato a Trigoria 10 anni, dai 9 ai 19".
E poi la Primavera
"ll primo anno non giocavo, è normale, ma De Rossi è stato sempre corretto con me. Ha i suoi difetti, è molto permaloso, ma molto preparato. Ed è una bella persona, lì dentro si contraddistingue: c'entra poco e niente con quel mondo. E infatti spesso non si trova bene".
E poi?
"Bruno Conti e Stefanelli volevano mandarmi all'Olbia, in C1. Ci andai a parlare. Mi avevano offerto 70.000 euro, ma non mi interessava dei soldi, preferivo giocare in una categoria superiore. A fine agosto andai in prestito al Grosseto. Avrei guadagnato 40.000 euro ma sarei stato in serie B. Mi giocavo il posto con Virga, altro ex Roma. L'allenatore era Stefano Pioli".
Prospettive interessanti
"Già. Ma dopo 2 mesi mi sono infortunato in allenamento, uno scontro con Garofalo. Andai a fare la radiografia perché non riuscivo a poggiare il piede. Mi tennero più di un'ora in sala d'attesa, ancora in tenuta da gioco, non capivo perché. Quando entrai il dottore mi fece vedere la lastra, c'era una massa nera cerchiata. ‘Riesci a capire cos'è?' ‘Ma che ho, un tumore?' Sì, ma mi rassicurarono: avevano già mandato tutto al centro tumorale specialistico di Firenze, era benigno. Per quello che mi avevano fatto aspettare. Probabilmente l'avevo da 2 anni: è asintomatico. Nella sfortuna sono stato fortunato perché avrei rischiato di farlo scoppiare senza conoscerne l'esistenza".
Ti hanno operato?
"Dopo 6 mesi, con una tecnica nuova. Entravano con due chiodi, sopra i quali c'erano dei tappetti, iniettavano una sostanza che si chiama Norian, che si attacca alle pareti del tumore, così da non permettergli di espandersi. Ha una doppia funzionalità: tenerlo bloccato e non farlo scoppiare. Fosse scoppiato, sarebbe saltata la corticale, cioè l'osso madre del piede, quello che collega tutti i tendini. Le alternative sarebbero state farmi ricostruire il piede - operazione difficilissima - o farmelo amputare. Con questa operazione non può più scoppiare, è come un palloncino riempito con un sasso fatto su misura. Tutti gli anni devo fare il controllo. Ho dovuto aspettare 6 mesi perché nel mondo era stata operata solo una persona con questo metodo, in Belgio. Hanno aspettato una seconda operazione: sono andati ad assistere per replicarla su di me. Potrei essere stato il terzo al mondo, di sicuro tra i primi cinque".
[...]
E ora che lavoro fai?
"Sono consulente commerciale per un'agenzia del lavoro che a oggi gestisce 9.000 dipendenti. Abbiamo 16 filiali in tutta Italia, aiutiamo più di 3.000 aziende nella ricerca di personale. Lo faccio da due anni, è un bel lavoro. Sempre in giro ma si guadagna bene, non posso lamentarmi. Sono soldi sicuri, ogni 10 del mese arriva lo stipendio. Nel mondo del calcio, dalla Lega Pro in giù, non sai mai se avrai il pattuito".