Alberto De Rossi: "Youth League? Ora inizia il bello, la Roma deve essere protagonista"
Alberto De Rossi, tecnico della Primavera, ha parlato ai microfoni di Roma TV. Questo uno stralcio della sua intervista:
Il rinnovo, cosa significa?
“A parte la consapevolezza di aver svolto il mio lavoro bene, la voglia di fare mi ha dato la spinta, volevo subito tornare in campo per trasmetterla ai ragazzi. Quando ti danno una fiducia illimitata ti dà una spinta enorme. La Roma fa parte della mia vita, dei miei affetti, mi ha dato la possibilità di esprimermi perché inizialmente non volevo uscire dal campo di gioco. La Roma mi ha dato tutto questo e il contratto mi ha dato la fiducia”.
Il Ferguson del calcio giovanile?
“Scomodare un guru come Ferguson è un paragone irriverente, vorrei avere l'etichetta di una allenatore che fa tutto questo per i ragazzi”.
Un momento particolare?
“Ce no sono tanti, una foto con un sonoro, l'emozione più forte è stato il momento dopo la vittoria della Coppa Italia contro la Juve, la Tevere piena di tifosi, mi avvicinai per ringraziarli e c'è stata l'ovazione, per me è stato un momento emozionante”.
Il settore giovanile come scelta di vita, il rapporto col giovane, non hai mai pensato al salto in prima squadra?
“Rimanere coi giovani sembra facile, invece la mia aspirazione va oltre, sto continuando a migliorarmi sempre, non dico per diventare il più longevo, ma anche il più bravo. Questo non è un lavoro normale, e come ho detto prima, è stata una cosa dovuta, rimanere in campo per aiutare i giovani e poi sono stato assorbito dalla voglia e dai risultati. Non ho mai pensato a fare il salto, ho uno staff che non ho mai avuto, 5 collaboratori non mi era mai successo. Con loro cerchiamo nuove soluzioni per non annoiare i ragazzi”.
Ostia, cosa significa per te?
“È dove sono nato e dove vivo. Ostia non è un paesone, è una grande città dove ci conosciamo tutti e poi c'è il mare, il mare è un luogo di sfogo, nei momenti più o meno positivi. Io vengo più d'inverno che d'estate al mare”.
Hai mai parlato con Daniele delle tue scelte?
“Sì, un paio di volte. Inizialmente ricordo che ci fu un colloquio con Daniele quando era abbastanza giovane. Quando lui entrò qui, il padre allenatore doveva scomparire. Quando lo accompagnavo lasciavo la macchina fuori, Questa cosa la sentiva, penso che sia successo a tutte le persone che lavorano allo stesso posto. C'è stata qualche volta che potevo prendere la prima squadra, c'è stato un momento che abbiamo parlato di interrompere il cammino nello stesso posto di lavoro per alleggerire la pressione. È stato un momento particolare, subito superato dalla nostra onestà al di là delle chiacchiere”.
Qual è l'annata che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
“Sono rimasto legato ai gruppi che non hanno vinto, le facce dei ragazzi che vengono additati come perdenti, il gruppo '94 che stentava a farsi largo nel calcio. Il gruppo '94 non aveva mai vinto e veniva etichettato come perdente, non riusciva a diventare protagonista. Ho dato il massimo, era una sfida per dare qualcosa in più. Mi ricordo la vittoria della supercoppa contro l'Inter, mi ricordo che giocava Calabresi '96 e l'Inter con Mbaye, Duncan, Livaja. Mi ricordo le facce dei giocatori che non avevano mai vinto niente”.
Un rammarico?
“Le finali perse, tante, sotto la mia gestione siamo arrivati tante volte in finale. Una su tutte la finale Roma-Milan. Ci fece gol Abate. Avevamo fatto le scelte giuste, ma le doti sono state offuscate dalla forza fisica. Un anno di età fa la differenza”.
La Youth League?
“Intanto abbiamo centrato un obiettivo. Il nome della Roma dobbiamo portarlo con orgoglio e lo abbiamo fatto. Ora inizia il bello, è un orgoglio portare la Roma tra le prime 4 squadre d'Europa, non è che sto abdicando, ci siamo preparati meglio che contro il City. Il Chelsea è più forte del City, ce la giocheremo, ci potrebbe aprire la porta per la finale. Lo Shakhtar e l'Anderlecht le riteniamo un gradino più in basso del Chelsea. La Roma deve essere protagonista”.
Che esperienza ha rappresentato la Youth League?
“Fantastica e molto formativa, anche per me e per tutto lo staff. Ho il piacere di lavorare con un gruppo di amici, con il quale passiamo tante ore insieme e facciamo un lavoro enorme studiando gli avversari: senza di loro non avremmo raggiunto questi obiettivi. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare squadre fortissime, ognuna con una filosofia di gioco diversa: c’è stata una sollecitazione nervosa a livello tecnico-tattico che ci ha fatto crescere. Per i ragazzi, poi, salire sull’aereo con la prima squadra ha rappresentato un’esperienza significativa: li ha aiutati a capire, a livello emotivo, che devono fare di tutto per poter diventare professionisti. Sul campo poi, è stato formativo anche subire i cambi di modulo degli avversari o andare uno contro uno con giocatori formidabili. La Youth League è stata una manifestazione fantastica e spero che la UEFA incrementi questo torneo inserendo anche le squadre che partecipano all’Europa League”.
Il City sembrava un’armata invincibile…
“Il City ha uno spirito di gruppo superiore alle altre partecipanti del torneo, c’è un mix di esperienza, tecnica e talento: è la squadra più completa. Nove dei loro componenti, infatti, giocano anche nel team Under-21. Avevamo sempre detto di volerci giocare una rivincita con loro dopo essere usciti sconfitti immeritatamente per due volte nel girone: abbiamo fatto tesoro delle partite perse e siamo molto migliorati. Mi ha fatto piacere vedere la crescita e la maturità enorme della squadra”.
Il Chelsea?
“Il Chelsea ha giocatori che al momento sono inarrivabili. Sono forti, veloci, hanno estro, fantasia, sono completi. Loro giocano con 4 giocatori davanti che si esulano dal resto della squadra. Stiamo lavorando sulle zone del campo dove dovremo far male agli avversari, dobbiamo essere impeccabili dietro”.