Non c'è ancora una Roma
Sono passati sei mesi dall’inizio della stagione e la Roma è piena di problemi. Guardare la classifica, paradossalmente, ne fa emergere meno di quelli che in realtà ci sono: sei, potenzialmente sette punti dal quarto posto sono una distanza importante ma potenzialmente colmabile, ma diventa impossibile, o quantomeno improbabile, farlo se i giallorossi continueranno a essere quelli che sono stati fino a questo momento.
O meglio, a non essere ciò che non sono stati fino a questo momento. Perché tra problemi individuali, gestionali e in alcuni casi anche comunicativi dell’allenatore, tra errori e incongruenze arbitrali che hanno ulteriormente rallentato l’andatura della Roma e episodi negativi di altro genere, alla base di questa prima abbondante parte di stagione ormai definibile negativa senza tanti scrupoli, c’è una mancanza di identità, ammessa implicitamente anche da Mourinho stesso in conferenza stampa, quando ha dichiarato che avrebbe “usato un modulo completamente diverso per vincere la prossima partita”.
Adattarsi all’avversario, trovare gli accorgimenti giusti per limitarlo e, quindi, colpirlo, è segno di grande intelligenza e sagacia; tutto ciò, però, dovrebbe essere variazione a uno spartito ben definito, che in questo momento non c’è. La Roma ha provato almeno quattro moduli - 4-2-3-1, 4-3-3, 3-5-2, 3-4-2-1 - cambiando tipologia di interpreti in ognuno di essi, ha messo in campo diversi atteggiamenti, dalla sfrontata aggressività di inizio stagione, alla reattività di Bergamo, passando anche per la modernità vista a Empoli e non più riproposta. A Reggio Emilia abbiamo visto un centrocampo con quasi tre trequartisti, dopo aver iniziato la stagione anche con due giocatori di contenimento.
Arrivati a metà di febbraio non c’è ancora una Roma e questo è il problema più grande dei giallorossi, perché senza una base di partenza è difficile costruire e correggere ciò che non va in questa fase di costruzione. E, volendo rimanere più sul pratico, perché in Europa, anche quella più piccola di quella già piccola, unico obiettivo tangibile rimasto ancora in mano alla Roma, i risultati si ottengono proprio con l’identità, oltre che con la personalità e con i giocatori di alto livello. Non è detto che sia tardi, ma bisogna far presto: marzo è vicino.