Strukelj, vice Tesser: "Apprezzo molto il livello di gioco della Roma. Mi diverte vederli"
Il vice allenatore del Novara ed ex giocatore della Roma ('83-'84), Mark Tullio Strukelj, è intervenuto a Centro Suono Sport per dare un proprio parere sui giallorossi e sul gioco di Luis Enrique:
Con Tesser siete tornati a Novara. Buoni risultati, credete nella salvezza?
"Dopo l'esonero c'era ancora stima nei nostri confronti, siamo tornati ed i risultati sicuramente hanno portato l'entusiasmo che prima mancava ed una nuova fiducia. Sette punti in tre partite sono un buon bottino, anche se nello scontro diretto con il Lecce è mancata una virgola per fare risultato pieno. Dobbiamo sperare e tentare un'impresa difficile, ma ci crediamo fino, finché la matematica non ci condanna".
Che pensa della Roma?
"Ho sempre parlato benissimo della Roma, penso che abbia scelto un percorso importante, sia da ex che da tecnico apprezzo molto il livello del gioco della Roma, un gioco particolare, propositivo. Purtroppo in Italia ci sono difficoltà per tutti, soprattutto all'inizio. La Roma si è affidata a qualche vecchio senatore di qualità ed a giovani di altrettanta qualità, la squadra è stata costruita con queste prerogative importanti. Vedere la Roma giocare mi diverte sempre, come amante del calcio, poi le difficoltà durante l'anno ci sono per tutti, e sono di tutti i generi. Qualche intoppo penso sia normale".
Con Liedholm il gioco puntava già all'epoca sul possesso palla?
"Ci sono grandi differenze. Sicuramente il possesso palla era una etichetta del nostro gioco che puntava su qualità dei giocatori. La nostra squadra aveva grande qualità con giocatori che davano del tu alla palla, questo possesso palla di Luis Enrique è fatto da giocatori comunque di grandissima qualità ma la struttura della preparazione tattica è ben precisa, è previsto molto piu movimento dei giocatori, ma è la normale evoluzione del calcio".
La famosa finale di Coppa dei Campioni?
"Il quinto rigore dovevo tirarlo io anche perchè l'avevo chiesto personalmente, poi Pruzzo andò da Liedholm e gli disse che non voleva darmi la responsabilità dell'ultimo rigore e slittai al sesto, io volevo batterlo mi sentivo sicuro".