Al "Dall'Ara" il Bologna è da Champions
Molto dipende dal recupero di mercoledì con la Roma. Se il Bologna vincesse, diventerebbe una squadra da scudetto. Solo in casa, ma da scudetto. O quasi. Comunque da Champions. Con altri tre punti al Dall’Ara, la squadra di Malesani salirebbe a quota 28 (in 13 partite) seconda soltanto all’Inter e alla Lazio, che di punti, fin qui, ne hanno già conquistati 30. Ma anche se la classifica rimanesse quella attuale, si potrebbe benissimo dire che il Bologna ha costruito la sua fortuna davanti al pubblico amico. Di gradini ne ha già saliti 25 in 12 partite e nella speciale classifica dei punti fatti in casa come le tagliatelle è ottavo, quindi più o meno in zona Europa League. Sette vinte, quattro pareggiate e una sola persa con il Milan primo della classe. Quali fattori permettono al Bologna di sfruttare al meglio il fattore campo? Sono almeno tre. Il più importante è il pubblico. Mai come quest’anno fra squadra e spettatori si è creata una formidabile intesa. Merito della crisi. Se la squadra non fosse rimasta orfana dei suoi dirigenti e di ogni prospettiva, giocando e vincendo abbastanza per stare al riparo dal rischio di retrocessione avrebbe fatto semplicemente il suo dovere. Invece il Bologna ha rischiato di scomparire e se qualcuno ha avuto voglia di occuparsene, il merito è di chi ha indotto gli industriali della città a compiere questa opera di bene.
Il Bologna è vivo perché a tenerlo in vita è stata la squadra. Il pubblico ha apprezzato l’impegno, che non era certo mirato a gonfiare il portafogli e ora quando il Bologna entra allo stadio trova un clima di totale complicità. Non è poco rimanere al riparo dal giudizio sommario o dalla diffidenza. Questo Bologna piace: per il gioco, per l’impegno e per i valori che lo hanno sorretto quando gli mancava il terreno sotto i piedi.Un altro motivo dei successi casalinghi è il gioco costruito da Malesani. Il Bologna non era da tanti anni una squadra così votata all’attacco come quella attuale. Due punte e mezzo in campo quasi sempre, se non tre: è un piccolo lusso che, grazie a centrocampisti e difensori, la squadra in casa si può concedere senza rischiare più di tanto e che in trasferta, al contrario, ha creato i presupposti per qualche drastica sconfitta: come a Napoli, come a Palermo, come a San Siro. Il terzo motivo: la condizione atletica. Per anni il Bologna ha arrancato dietro ad avversari più rapidi, a volte imprendibili. E qui l’età media, assai più dei preparatori atletici, incide parecchio. Quella del Bologna è stata altissima, per un decennio. Poi, in una sola estate, è drasticamente calata. E non è un caso che il Bologna corra dal primo all’ultimo minuto. Sarebbe grave non farlo, perché sul filo di lana ha già vinto quattro volte. Con Udinese, Chievo, Lazio (risultato al sicuro al 90’), infine Palermo. Per tre volte grazie a Di Vaio, prima che sulla scena facesse irruzione Paponi.