Roma accoglie il suo piccolo genio: Erik Lamela, talento, grinta ed eleganza
Un carattere deciso già a diciannove anni, delle doti incredibili che gli consentono di essere definito uno dei talenti più forti del calcio moderno, e una grande voglia di esplodere e dimostrare, lontano miglia e miglia da casa, cosa voglia dire "haber nacido en el River". Erik Lamela è questo e molto altro: un ragazzo ambizioso dal passato Millionario ma dal presente - e il futuro - giallorosso, un calciatore che, dopo aver fatto innamorare la capitale argentina, vuole conquistarsi anche quella italiana.
Un talento che ha incantato il Sudamerica e che ha attratto le attenzioni di mezza Europa, e che, paradosso strano ma frequente nel calcio, soltanto un anno fa era considerabile non più di uno dei tanti rampanti giovani del vivaio del River Plate. Almeno nel Vecchio Continente, almeno per chi non vive quotidianamente di calcio sudamericano. Perché in Argentina, Erik, già da un paio d'anni era ritenuto uno dei principali talenti in rampa di lancio, uno di quelli che "prima o poi vedrai che esploderanno". A dire la verità, già nel lontano 2004 le sue gesta catturarono le attenzioni nientemeno che del Barcellona, che provò - inutilmente - a convincere la famiglia di quello che era allora un dodicenne con i piedi buoni e la corsa fulminea a trasferirsi in Catalogna.
Tutto vano: Lamela aveva altre ambizioni, la sua famiglia anche. Lui viveva il calcio come divertimento, un passatempo dolce e intenso allo stesso tempo. Nessun sogno in particolare, nessuna ambizione immediata e assillante: solo casa, famiglia, scuola, amici, calcio, e il River Plate. Che se lo è coccolato da quando aveva la tenera età di sette anni, e che, anno dopo anno, ha raffinato questo piccolo gioiello che ha saputo avere tra le mani, esaltandone le qualità, impreziosendone le virtù, e rendendone, di giorno in giorno, un talento sempre più pronto al grande salto.
Un talento che oggi frutta ben dodici milioni di euro al River: ossigeno puro per le casse dei Millionarios, mai come ora annaspanti, ferite da una retrocessione umiliante, la prima della loro storia. Soldi vitali, soldi capitolini. Perchè Lamela, adesso, dalla bolgia del "Monumental" si trasferirà nel caloroso e passionale "Olimpico", che è pronto ad accoglierlo e a godere delle sue spettacolari gesta. Mancino, elegante, veloce, tecnico: 183 cm per 70 kg, trequartista puro, rapido nel dribbling, micidiale nell'uno contro uno. Bravo anche come ala sinistra, all'occorrenza. Sa giocare per la squadra, sa tirare in porta, sa toccare il pallone in un modo delicato ma deciso che oggi, probabilmente, non è più così consueto. Forse deve solo riuscire a essere un po' più freddo sotto porta: poi la sua maturazione sarà definitivamente completata.
Trentasei partite e quattro gol da quando, l'oramai lontano 13 giugno 2009, esordì a poco più di diciassette anni nel "Clausura" contro il Tigre, lanciato dall'allora tecnico del River, Nestor Gorosito. Il 27 settembre del 2010 gioca la prima partita da titolare, contro il Quilmes. Il 25 maggio 2011 esordisce in Nazionale, contro il Paraguay, ma è una convocazione che, per ora, resta fine a se stessa. Perché non è tra i selezionati per la Copa America: il ct Batista, infatti, non lo inserisce nella lista dei partecipanti. Poco male, almeno per la Roma: si può anticipare il suo trasferimento nella capitale italiana. Battuta la concorrenza del Napoli, altra squadra che era interessata al suo talento, e delle due milanesi, che lo scorso gennaio avevano sondato il territorio per provare ad acquistarlo (a una cifra, tra l'altro, ben maggiore, e che la retrocessione del River ha praticamente dimezzato). Dodici milioni di euro, dunque, e futuro giallorosso. Roma è pronta ad accoglierlo. Erik, dal canto suo, è pronto a stupire.