La prova del nueve
“...Salah cerca il movimento in mezzo da parte di Dzeko, Dzeko, DZEKO... sul fondo”. È forse l'immagine che meglio rappresenta la stagione fin qui deludente dell'attaccante bosniaco. Un gol si può sbagliare, ok, anche di più facili, e poi nessuno può dirci se sarebbe andata diversamente a Madrid con quella rete: magari la Roma avrebbe perso lo stesso e la delusione sarebbe rimasta. Quindi una rete si può sbagliare, vero, ma non nella testa dei romanisti, non in quella serata, non dall'attaccante che tanto è stato cercato in estate e che ogni tifoso giallorosso ha desiderato di avere. Sì, perché l'arrivo di Dzeko, nella testa dei tifosi, è stato un sogno che si avvera, il bomber che mancava dai tempi di Batistuta, quello grosso e forte fisicamente che viene dall'estero, il 9 giallorosso. Di amore ne ha ricevuto tanto questo ragazzone nato a Sarajevo, dall'arrivo a Fiumicino al primo allenamento, fino all'esordio all'Olimpico in una partita non proprio discreta, quella contro la Juventus. E come ha risposto lui? Segnando! Stacco prepotente in area, tenendo a bada un certo Chiellini, e insaccata di testa a trafiggere Buffon. Miglior risposta non poteva dare alla sua nuova squadra. Poi? Niente. O meglio, non proprio niente, ma una inesorabile successioni di eventi che l'hanno portato ad essere considerato una delusione da parte dei propri tifosi.
Nella prima parte di stagione, quando la Roma era partita bene, Garcia chiedeva all'attaccante un lavoro molto faticoso e lontano dalla porta. Dzeko infatti giocava bene, aiutando tanto i compagni con le proprie giocate, ma quando arrivava sotto porta non era mai decisivo. Stanco e poco lucido per il lavoro che svolgeva? Probabile, fatto sta che il 9 giallorosso da settembre a febbraio ha segnato 4 gol, due in campionato su rigore e due in Champions League, con prestazioni sempre peggiori (colpevole anche il rendimento generale della squadra) e gol sbagliati in aumento. Sarà colpa di Garcia? Può darsi, ma adesso è arrivato Spalletti, che risolleverà il gioco della Roma e le prestazioni dell'attaccante. E questo in parte è successo, perché la Roma è tornata a viaggiare su ritmi da prima della classe, e Dzeko, rimesso in area di rigore, dopo qualche partita stentata, è tornato a segnare su azione, andando in gol tre volte in due partite, contro Carpi e Palermo. Poi il tecnico toscano ha deciso di tenerlo in panchina per tre partite, e riproporlo martedì al Bernabeu, contro il Real Madrid. E li, quando tutti i tifosi romanisti erano pronti a ricredersi sul bosniaco, a dire “finalmente, abbiamo l'attaccante che tanto desideravamo, daje Edin”, al 13' del primo tempo ogni speranza è crollata. Luce spenta, delusione totale, talmente grande da non vedere neanche che per ben due volte ha servito il compagno di reparto da solo in area. Ma un attaccante deve segnare, lui è stato comprato appositamente per segnare, per fare quei gol lì, quelli che possono cambiare un'intera stagione alla squadra. Dzeko lo sa, lo sa anche Spalletti, che non si arrende con il ragazzone biondo, e oggi in conferenza stampa pre Udinese dice: “...le motivazioni le deve avere, gliele avete date voi, per quello che è stato scritto su di lui, non devo metterci altro... Domani gioca”. Altra possibilità quindi, per riscattarsi, per cancellare immediatamente dalla testa quel gol sbagliato, per allontanare le voci che in questi giorni sono circolate su un suo addio a fine anno, per dimostrare a tutti che la cattiveria ce l'ha, che segnare è il suo mestiere, che non deve farsi insegnare da nessuno come si fa l'attaccante.