Dagli indizi al campo: la difesa a tre è una possibilità
Nell’era societaria marchiata a fuoco dal 4-3-3, sia esso quello associativo di Luis Enrique, quello esasperato di Zdenek Zeman o quello speculativo di Rudi Garcia, non si credeva ci fosse spazio per la difesa a tre, sfoderata solamente in qualche occasione durante l’interregno di Aurelio Andreazzoli. Ma questa soluzione potrebbe essere anche il futuro più o meno prossimo della Roma, alla ricerca di una svolta per rimettere in carreggiata una stagione che sta prendendo già a gennaio una piega fortemente negativa. Che potesse metterla in pratica, Spalletti lo aveva già suggerito nella conferenza stampa di presentazione, con almeno tre chiari indizi, il primo riguardante Antonio Rüdiger: “Lui sa fare anche il terzo centrale, perché con la Germania gioca così, quando ti dividi i 60 metri in due anziché in tre sei facilmente attaccabile dalle punte nel giropalla”. Poi, su Daniele De Rossi: “Farà anche un’altra cosa che non posso dire…”. Infine, Alessandro Florenzi: “Ha fatto tanti ruoli”. E contro il Verona, per larghi tratti della gara, l’ipotesi è diventata realtà, con la Roma schierata con un 3-5-2, con Torosidis, Manolas e Castan a comporre la terza linea. Quello del pacchetto a tre è un meccanismo che non si accende con un interruttore, per qualcuno giocare a tre o a quattro dietro sarebbero addirittura due sport diversi, ma ampliare il ventaglio delle soluzioni era una delle cose che si chiedeva all’ipotetico allenatore del dopo Rudi Garcia, giacché il francese era spesso accusato di non trovare delle alternative al suo gioco.
Chi gioverebbe del cambio di sistema sarebbero sicuramente Alessandro Florenzi e Lucas Digne: Edy Reja, nella conferenza stampa postpartita di Roma-Atalanta, li ha definiti “due ali”, Spalletti li ha chiamati “tutto-fascia”, certamente sono due che, schierati laterali di difesa, puntano più alla fase offensiva che a quella difensiva e che di conseguenza trarrebbero vantaggi da una maggiore presenza alle loro spalle. Le controindicazioni sono di carattere prettamente numerico: a oggi, l’unico difensore centrale di certo affidamento è Kostas Manolas, in attesa della maturazione di Antonio Rüdiger, del recupero di Leandro Castan (apparso ancora troppo indietro ieri all’Olimpico) e della convalidazione o meno di Norbert Gyömbér come membro effettivo del pacchetto. A loro potrebbero aggiungersi Daniele De Rossi, che però ha offerto una buona prestazione giocando dalla mediana in su piuttosto che dalla mediana in giù contro l’Hellas, e appunto Vasilis Torosidis, che il centrale, però, non l’ha mai fatto prima. In avanti, invece, si passerebbe a un assetto a due punte, con Mohamed Salah pronto a dar manforte a Edin Dzeko (comunque decisamente più protagonista nelle azioni offensive, per ora in negativo, vista l’enorme mole di occasioni sciupate) e obiettivi di mercato come Stephan El Shaarawy o Diego Perotti perfettamente incastonabili nel sistema di gioco. Se la scelta di Spalletti sarà la difesa a tre è ancora presto per saperlo, di sicuro è una delle soluzioni. E questo, di per sé, è già una notizia.