Cambia qualche interprete, i problemi restano
Cambiano gli interpreti, non il modulo per questa semifinale d’andata di Coppa Italia con l’Inter. Assente forzato lo squalificato Totti, Montella rilancia nella formazione d’inizio gara Borriello, inserendo l’ex milanista in un 4-2-3-1. Unica punta il numero 22 e alle sue spalle un altro rientro pesante, quello di Perrotta, con Taddei a destra e Vucinic a sinistra esterni alti. In sostanza, la linea a tre titolare. E soprattutto la più adatta a mettere in pratica il sistema di gioco divenuto il simbolo dell’epopea spallettiana, tornato in auge con l’arrivo in panchina dell’ex Aeroplanino. Per il resto della formazione, i protagonisti sono quelli di sempre: Doni tra i pali, il quartetto difensivo formato da Cassetti, Juan, N. Burdisso e Riise, oltre al frangiflutti mediano Pizarro-De Rossi. A farla da padrone nella prima mezzora è la paura di perdere, tanto che le due squadre pensano a chiudere ogni spazio agli avversari piuttosto che provare a sbloccare il risultato.
E da questo punto di vista, rispetto ad altre occasioni, in fase di non possesso i giallorossi sono meno inclini a commettere errori. Tuttavia, a pochi istanti dal riposo, la prima distrazione romanista è fatale: Cambiasso scavalca la diga Pizarro-De Rossi è dà a Stankovic pronto ad infilare il solito letargico Doni. Ad inizio ripresa nessuna novità, né a livello di uomini né di assetto tattico. Man mano che avanza la seconda frazione, Montella rileva l’infortunato Borriello con Menez: centravanti diventa Vucinic e Jeremy va alto a sinistra. Poi entra anche Simplicio per Perrotta, col brasiliano che si sistema nella stessa posizione di Perrotta. L’allenatore giallorosso a 12’ dal termine cambia infine Cassetti (problemi fisici anche per lui), con Rosi. Tatticamente non cambia nulla, così come non si sposta di una virgola anche il risultato.