Petrucci: "Non rinnego le mie scelte, ho fatto un ottimo percorso"
Davide Petrucci, doppio ex di Roma e Cluj, è stato intervistato dal sito ufficiale della Roma: "Conoscere più culture e abitare in paesi diversi mi ha fatto crescere, ho imparato che si può stare bene ovunque. Certo, l’Italia è una cosa diversa e Roma è Roma…”.
A distanza di tempo, rifarebbe le stesse scelte?
“Sì, non rinnego nulla. Tutte le decisioni vanno prese per quello che ti senti in quel momento, senza indugiare. E senza pentirsi poi. Ritengo di aver fatto un ottimo percorso, ho girato parecchio e mi sono arricchito anche come uomo”.
Quindi accetterebbe di nuovo il Manchester United, invece di tentare la scalata in prima squadra con la Roma?
“All’epoca, era impossibile non accettare quell’offerta. Fu importante sotto i tutti i punti di vista. Anche la Roma cercò di tenermi, ma una volta che i miei genitori furono ricevuti a Manchester da Ferguson, che prospettò loro tutte le condizioni, decidemmo di andare. Ovviamente, lasciare la Roma fu per me motivo di dispiacere. Ci ero cresciuto e giocavo in una squadra con ragazzi promettenti e forti come Florenzi, Bertolacci, Crescenzi, D’Alessandro. Tutti ’91, allenati da Stramaccioni, con il quale sono rimasto in contatto”.
Come nacque l’interesse degli inglesi?
“Fu Macheda a parlarmi per primo di questa possibilità. Lui che andò al Manchester United prima di me. Io conosco Federico da quando avevamo 10 anni. Anche se è laziale, siamo amici… In Nazionale abbiamo sempre condiviso la stanza. E proprio in azzurro iniziò tutto. Gli scout del Manchester – che erano venuti per vedere lui – mi notarono durante una partita contro l’Ucraina. In quel momento iniziarono a seguirmi. Poi, successivamente alle prestazioni al torneo Arco di Trento, in cui fui capocannoniere, presentarono l’offerta a me e alla mia famiglia. Fu un passo importante, andavo in un club che aveva appena vinto la Champions League”.
È vero, come si scrisse all’epoca, che Ryan Giggs venne ad accoglierla all’aeroporto?
“No, all’aeroporto no. Però nello United e nei club inglesi in generale c’è meno distanza tra la prima squadra e le categorie inferiori”.
In che senso?
“Che il centro sportivo di allenamento prevede gli spazi in comune. Per tutti uguali. Palestra, piscina, sala mensa. Quando andavo a pranzo o mi allenavo individualmente, mi trovavo a fianco Rio Ferdinand o Giggs o lo stesso Cristiano Ronaldo. Questa cosa ti aiuta molto a non sentirti un corpo estraneo quando sali in prima squadra”.
Quali personaggi ha incontrato in Inghilterra?
“Diversi. Il mio allenatore a Manchester era Solskjaer, che oggi guida prima squadra. Ma c’era anche Paul Scholes. Ho visto all’opera Pogba, Welbeck e Andres Pereira che ora è alla Lazio. E non solo in Inghilterra. In Belgio ho lavorato con Jimmy Floyd Hasselbaink. Con Antonio Conceicao al Cluj, attuale ct del Camerun”.
Al Cluj che esperienza ha vissuto?
“Ottima. Due anni fantastici in Romania, dal 2014 al 2016. Oltre che in campo, anche fuori mi sono trovato bene. Eravamo un gruppo unito, con tante motivazioni, sempre. Abbiamo fatto abbastanza bene, raggiungendo risultati in campionato. Il Cluj era quella che veniva dagli anni buoni della Champions, ma in quel momento storico aveva qualche difficoltà economica. Ci guadagnammo sul campo la possibilità di partecipare all’Europa League, ma non potemmo disputarla perché il club fu escluso dalle coppe”.
Una particolarità del calcio romeno?
“È un po’ più tranquillo, rispetto che in Italia. Avevamo un rapporto più libero con il club durante la settimana. Finita la partita, si pensava a quella dopo. Senza grandi pressioni”.
È tornato a giocare in Italia nel 2019, nell’Ascoli, dopo undici anni fuori.
“Ho avuto la necessità di riavvicinarmi a casa, anche per ragioni di famiglia. In Italia si vive molto bene. Ho anche comprato casa a Roma”.
Lei è originario di San Basilio, in che zona l’ha presa?
“Talenti, Monte Sacro. Però a San Basilio torno spesso, quando sono a Roma. Lì sono nato e cresciuto. Sono legato al mio quartiere e alla città tutta. Quando vivevo all’estero, tornavo appena potevo e andavo a visitare il centro o altre zone come un turista. Prima che me ne andassi in Inghilterra non mi muovevo molto dalle mie zone e conoscevo poco”.
Oggi Petrucci che calciatore è?
“Da quest’anno sono a Cosenza e mi auguro di fare il mio meglio. Con il tempo sono diventato più centrocampista rispetto al ruolo di trequartista, fantasista, che ricoprivo in precedenza. Ora mi trovo particolarmente a mio agio nei due di centrocampo in un 4-2-3-1”.
La situazione Covid nella vostra squadra?
“Purtroppo proprio ieri si sono verificati casi nel Cosenza. Arriva ovunque, il virus. Non è facilmente gestibile. Qui facciamo tamponi ogni due-tre giorni. Per il resto ci alleniamo di norma una volta al giorno e stiamo riguardati a casa, cercando di rispettare il più possibile le regole”.
Vedrà Roma-Cluj?
“Senza dubbio. Sono due squadre a cui sono affezionato e mi auguro esca fuori una bella partita. La Roma è una grande squadra, è più forte del Cluj. Non ci sono dubbi”.