Lima: "Capello è stata una delle figure più importanti della mia carriera. Il derby è stata la partita più emozionante che hanno giocato"
L'ex giocatore della Roma, Francisco Lima, ha concesso un'intervista a Il Catenaccio: di seguito uno stralcio delle sue parole.
Ha giocato in Brasile, in Turchia, in Svizzera, In Italia, in Russia, negli Stati Uniti, in Qatar. Ha girato il mondo ma la Roma è stata la sua esperienza più bella.
"Assolutamente sì, ricordo ancora il giorno della presentazione. Ricordo il giorno della presentazione, contro il Boca Juniors. Vincemmo 3 a 1 e segnarono Batistuta e Guigou. Entrai nel secondo tempo, al posto di Tommasi. Tutto lo stadio ci chiamava per nome, fu un'emozione unica. Giocare nella Roma poi era bellissimo, condividevo lo spogliatoio con giocatori importanti: Totti, Aldair, Emerson, Candela, Balbo, Montella, Cassano, Tommasi, Delvecchio. Per me è stato una cosa importantissima, è stata una grande motivazione, arrivavo in una squadra che aveva giocatori che avevano giocato il mondiale, che avevano vinto tanto. Fu bellissimo. E il grande merito fu di una persona in particolare..."
Di chi?
"Di mister Fabio Capello, che per me è stata una delle figure più importanti della carriera. Mi voleva bene, mi trattava in un modo unico e fu fondamentale per il mio ruolo in campo".
Spostandola sulla fascia.
"Esatto, lì potevo dare il meglio di me. Don Fabio era un grande allenatore, il migliore della mia vita. Dentro il campo metteva sé stesso, sapeva parlare con i giocatori nei momenti giusti, sapeva riprenderli quando sbagliavano, sapeva motivarli quando la squadra stava bene, sapeva frenarli quando voleva che qualcuno riposasse. I giocatori della Roma vogliono sempre giocare, vogliono sempre scendere in campo, nessuno vuole stare in panchina. Ma lui era unico, sapeva come dirlo, sapeva amministrare tutti i giocatori, fuori e dentro il campo. Ci diceva che ognuno di noi dovevamo assumere la responsabilità di giocare nella Roma, ogni occasione. Questa era la cosa più importante, ognuno di noi aveva una responsabilità e dovevamo metterla in campo".
Qual è la partita più emozionante che ha giocato?
"Ovviamente il Derby. Guarda, ho giocato la Champions League contro il Real Madrid, il Barcellona, il Liverpool, ma niente supera i derby. Quello del 5 a 1 poi è stato unico, quattro gol di Montella e uno di Totti. Una partita indimenticabile. Iniziò subito bene, il mister ci diceva che era la partita più importante della stagione e anche noi la pensavamo così. Quando si giocava con la Lazio era una finale. E io non ho mai perso un derby! Con la Roma ne ho giocati otto, ne ho vinti cinque e ne ho pareggiati due. Entravamo in campo con una grinta unica, tutti, da Antonioli a Batistuta, entravamo per vincere. Vedere tutto lo stadio pieno poi ti dava la carica. Vedevi il calcio, oggi non lo vedi più, è cambiato tutto".
La sta seguendo un po' la Roma di Mourinho?
"Sì, ma poco rispetto a prima. Guardo qualche partita, alcune volte gioca bene, altre male. Ma alla Roma mancano giocatori importanti. Per l'Europa è difficile, ma la mentalità inizia a esserci".