De Marchi: "Non butterei via la stagione della Roma". AUDIO!

24.03.2021 19:48 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
De Marchi: "Non butterei via la stagione della Roma". AUDIO!
Vocegiallorossa.it

L'ex difensore Marco De Marchi, oggi procuratore, ha parlato in diretta a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto. Le sue riflessioni iniziano da Cutrone e Scamacca: "Sono due ragazzi di cui uno si è un po' perso, ma aveva già dimostrato uscendo dal settore giovanile del Milan di avere una capacità interessante di segnare, mentre Scamacca sta venendo fuori: è sulla bocca di tutti, ma bisogna dargli il tempo giusto per crescere, senza avere troppe responsabilità sulle spalle. Ha numeri importanti, ma si parlava già di un mercato sfavillante... Lasciamolo dov'è, nell'ambiente ideale del Genoa così che cresca nel modo giusto: se continuerà così potrà togliersi delle belle soddisfazioni".

In Italia abbiamo un problema nel considerare l'età dei giovani?
"Devo dire però che il trend rispetto agli anni scorsi è cambiato molto, anche se nella nostra cultura c'è sempre il fatto di aspettare un po' troppo. Io ho avuto la fortuna di essere il primo italiano ad andare dalla Serie A all'Eredivisie, e lì per me è stato un approccio particolare: inizialmente facevano giocare qualche giovane, e me con la seconda squadra. Hanno una cultura e un modo di fare completamente diverso: se il giovane merita, perché non farlo giocare? Anche a rischio di qualche errore".

Avere le seconde squadre aiuta?
"Sì, certo. Ricordo che all'Ajax però andavo a vedere gli allenamenti delle giovanili vedevo dei ragazzini di uno e cinquanta ma con un talento enorme. In Italia magari sarebbero stati scartati perché abbiamo canoni un po' diversi".

Come giudica le critiche a Fonseca?
"Non so se Fonseca andrà via o meno, ma io non butterei via la stagione che ha fatto la Roma. Sta lottando contro squadre che hanno fatto un mercato importante, che avevano l'egemonia nel campionato italiano. Solo che qui in Italia si toglie sempre tempo agli allenatori: il punto è che alla fine vince una sola, e le altre vanno in Champions. Si può pure accontentarsi di quello".

La stagione di Pirlo è sufficiente?
"Se fosse in un'altra squadra direi di sì, alla Juventus probabilmente no. Però voglio dire una cosa: quando intraprendi un percorso con Andrea, che reputo il più grande play di tutti i tempi, sai che non sono tutti subito in grado di entrare e fare gli allenatori. Non dimentichiamoci che era partito per guidare l'Under 23, e che poi è stato catapultato in una Juve nove volte campione d'Italia con la rincorsa Champions, un fardello non indifferente. Gli anni, poi, passano per tutti e non aver avuto Chiellini per la Juventus è come aver rinunciato a Ronaldo. C'è dentro un insieme di cose, tra cui anche la pandemia. Insomma, dovevano aver messo in conto un'alta probabilità di incontrare ostacoli sul percorso. Andando avanti mostrerebbero coerenza, pure arrivassero bordate di fischi".

Il Bologna è in una fase di stagnazione?
"Abitando a Bologna seguo bene le vicende della squadra, e la stagione secondo me è stata altamente condizionata da infortuni o Covid. C'è stato un periodo medio-lungo in cui Mihajlovic ha dovuto attingere a moltissimi ragazzi della Primavera, che hanno qualità e un futuro interessante ma la Serie A non la fai dall'oggi al domani. I motivi per me stanno nell'aver avuto l'intera rosa a lungo e aver dovuto cambiare tantissimo, oltre a una difesa non così solida, anche se rinforzata dall'innesto di Soumaoro a gennaio. Però la società ha cambiato il trend negli ultimi anni, prendendo dei giovani semi-sconosciuti, stile Atalanta, ma che adesso sono diventati calciatori appetibili e appetiti da club importanti, vedi Svanberg, Schouten o Skov Olsen. Questa è una cosa che piace, e con tutti i giocatori a disposizione la squadra può mettere tutti in difficoltà".

Si aspettava le dimissioni di Prandelli?
"Avevo visto l'intervista dopo il Benevento, e al di là del vederlo affaticato mi aveva colpito quanto avesse detto alla fine: 'Sono stanco'. Lì aveva aperto la strada alla sua decisione: non è però il primo, né sarà l'ultimo. In certi momenti il calcio moderno è molto pesante: tutti dobbiamo rispettare questa decisione senza fare troppi commenti, sperando che sia solo un periodo di stanchezza. Questa situazione che viviamo da un anno, poi, incide parecchio".