Daniel Alves: "Il razzismo non finirà mai"
Alla vigilia di Francia-Brasile il giocatore del Barcellona Daniel Alves entra duro contro il razzismo: «Convivo con il razzismo e con il fatto che ogni volta mi urlano scimmia in ogni partita che gioco, ma ormai non me la prendo più. Questo (il razzismo n.d.r.) non finirà mai». Intervistato, per l'edizione in edicola ed in quella online della 'Folha de Sao Paulò ha detto che «in Spagna ancora mi chiamano macaco, mi urlano scimmia, e per il razzismo in Spagna ho sofferto molto. Purtroppo però adesso ho imparato a conviverci. Certi tifosi fanno così, i giocatori sono contrari, ma ad ogni partita la tifoseria avversaria mi offende in questo modo. La mia famiglia ci rimane sempre molto male, è triste e se la prende per questo. Io invece prendo le distanze e considero gente senza educazione le persone che mi dicono certe cose».
Daniel Alves parla di come si comportano le società in merito a queste situazioni: «I club e la stessa lega spagnola hanno provato a fare qualcosa, ed hanno anche punito delle società, ma è una cosa incontrollabile: la verità è che questo (il razzismo n.d.r.) non finirà mai».
Poi Alves critica chi dice che i giocatori sono sotto pressione dai tanti impegni: «A me tutto ciò fa ridere. Io la pressione la sentivo quando fino ai 14 anni dovevo alzarmi alle cinque di mattina per andare a lavorare nelle piantagioni vicino casa mia, a raccogliere frutta ed ortaggi o spargere gli anti-parassitari con le bombole sulle spalle, e poi dovevo farmi dieci chilometri (a piedi n.d.r.) per andare a scuola. Spesso poi la siccità si 'mangiavà tutto. Per questo nel calcio non sento alcuna pressione, perchè faccio ciò che amo».