AS Roma - Dieci domande ad Antonio Moroni
Nuova puntata della rubrica Dieci domande a... nella quale il sito ufficiale della Roma fa conoscere le varie persone che lavorano nel Centro Sportivo di Trigoria. E' il turno di Antonio Moroni, che lavora al bar del "Fulvio Bernardini".
1. Antonio, da quanti anni lavori qui a Trigoria?
"Ho iniziato a lavorare per l’AS Roma Chef, la società che si occupa della ristorazione qui al Fulvio Bernardini, ad inizio della stagione sportiva 2004/05, che purtroppo non fu troppo esaltante per la squadra".
2. Cosa significa essere il barista della Roma? Raccontaci la tua giornata tipo…
"Arrivo qui al centro sportivo alle 7,30 per preparare le colazioni ai ragazzi che dormono qui al Bernardini: hanno un’età che va dai 13 ai 17 anni e giocano nelle varie categorie giovanili del club, dai Giovanissimi alla Primavera. Prima di salire sullo scuolabus i ragazzi mi ordinano anche il menu per il pranzo che trovano così pronto quando tornano a Trigoria dopo le lezioni. Poi oltre alle classiche mansioni da bar, tra le 12 e le 15, se occorre do una mano nella sala ristorante: infine intorno alle 16, solitamente, pulisco tutto e vado via".
3. La tua specialità dietro al bancone del Bernardini?
"Niente di eclatante, a dire la verità, nel mio lavoro si tratta più di conoscere e memorizzare le abitudini e i riti delle persone che si servono al bar. Ad esempio, per dirne una, il Capitano vuole che il latte la mattina glielo scaldo io soltanto e nessun altro. Dice che come glielo preparo non glielo fa nessuno!"
4. Qual è stato il giocatore con la richiesta più stana?
"Molti ragazzi hanno loro particolari abitudini alimentari, soprattutto a tavola, perché magari vengono da paesi stranieri. Ad esempio, Chivu metteva il parmigiano dappertutto, anche sulla bistecca! I brasiliani, invece, mi chiedono spesso a colazione banana e miele…"
5. Con quale calciatore hai stretto più amicizia?
"Con Juan, Totti, Panucci e Mexes, ad esempio, ho instaurato un bel rapporto. Inoltre con Cicinho è nata anche una bella amicizia, dato che a volte l’ho visto anche fuori da Trigoria per fare due chiacchiere extra-lavoro".
6. Ci racconti un aneddoto simpatico che ti è capitato in questi anni di lavoro?
"Uno dei tanti è quello della stagione 2006/2007, dopo la vittoria della Coppa Italia a Milano contro l’Inter. La squadra era tornata a Trigoria e io stavo per entrare nello spogliatoio per portare la frutta ai giocatori, quando sono stato investito da un gavettone di acqua ghiacciata. Al che mi sono messo a ridere e ho festeggiato con i giocatori".
7. L’allenatore con cui umanamente hai legato di più?
"Su tutti, Spalletti. Si presentava al bar la mattina presto a prendere il caffè: chiacchieravamo molto, parlavamo di calcio e anche della nostra vita privata".
8. L’ospite del Bernardini che non puoi mai scordare?
"Diego Armando Maradona: ero emozionatissimo quando ha visitato il Centro Sportivo nel 2005. Al bar ha preso un caffè e un succo all’albicocca. Ancora custodisco gelosamente la foto ricordo che mi sono fatto con lui".
9. Chi sono i primi dipendenti/collaboratori che la mattina prendono il caffè?
"Se la battono i magazzinieri della Prima Squadra e gli autisti che accompagnano i ragazzi delle giovanili a scuola".
10. E il parente/amico dei calciatori di cui ricordi qualche aneddoto particolare?
"Diciamo che i discorsi tra Cassano e il suo cugino Nicola erano molto divertenti: parlavano in un dialetto talmente stretto che si capiva una parola su dieci. Poi non posso non citare il papà di Totti, che a Trigoria è di casa. Nell’ultimo compleanno di Francesco si è presentato con pizza e porchetta sufficienti per un esercito!"