Dallo scudetto alle notti magiche: la storia della presidenza Sensi
L'edizione odierna de Il Romanista riassume, in più tappe, la storia della presidenza Sensi alla guida dell'As Roma.
Uno scudetto, due coppe Italia, due Supercoppe di Lega: questo lo score della presidenza Sensi alla guida della Roma. Molto, considerando la bacheca della storia romanista. La vittoria più grande, neanche a dirlo, è sicuramente la conquista del campionato 2001: quel tricolore, arrivato subito dopo quello laziale, fece impazzire la piazza giallorossa. Dalla marea di gente scesa in strada subito dopo il fischio finale fino ad arrivare alla festa del Circo Massimo a cui parteciparono più di un milione di persone. E le due coppe Italia e quella Supercoppa, riconoscimento di una delle più belle squadre giallorosse di sempre: quella guidata da Luciano Spalletti. Di scudetti nella bacheca, se non fosse stato per più di qualche decisione arbitrale molto dubbiosa, ce ne potevano essere di più. Perchè la Roma dei Sensi, e questa è la chiosa più bella - è stata una società onesta, rimasta in piedi dopo Calciopoli 1 e 2. Non sempre vincente ma sicuramente onesta.
Non solo trofei, ma anche partite dalle mille emozioni. Il derby del 5-1 con "cucchiaio" di Totti, la notte di Lione - con "il ciuccio francese" sempre del capitano e un gol magico di Mancini - dove schiantammo una delle squadre più forti d'Europa in quel momento. E poi il 2-1 con il Manchester Utd in casa - andata di un turno che vedrà la sconfitta romanista più pesante di sempre - e il doppio confronto vincente con il Real Madrid stellare l'anno dopo. Più indietro con la memoria troviamo il 3-0 al Barcellona della stagione 2001-2002, il 5-0 al Milan e il 4-0 alla Juventus.
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Gli acquisti della presidenza Sensi non sono stati sempre subito apprezzati. Il primo colpo, Abel Balbo. Poi Fonseca, Candela, Paulo Sergio, Cafu. Siamo già all'era Capello e così arrivano Montella e, l'anno dopo, l'acquisto giallorosso più costoso di sempre: Gabriel Omar Batistuta. 70 miliardi per lo scudetto. Samuel, Emerson e il baby talento Cassano. E poi Chivu, Pizarro e Vucinic.