Poggi: "A Roma potevo far bene, non ci sono riuscito per colpa mia. Il blackout dei giallorossi è stato inspiegabile"
Paolo Poggi, ex di Roma e Udinese e oggi dirigente del Venezia, è intervenuto ai microfoni di TeleRadioStereo 92.7. Queste le sue parole:
Ti è dispiaciuto aver lasciato la Roma poco prima dello storico scudetto?
"Sì, mi è dispiaciuto non essere riuscito a dare quello che avrei voluto e quello che avrei potuto alla Roma. Sono arrivato in un momento in cui stavo bene ma non sono riuscito a contribuire esclusivamente per colpa mia. La Roma mi aveva messo in mano tutti i mezzi per poter fare bene. La concorrenza era esaltante ed ingombrante però quando ad un calciatore viene data la possibilità bisogna sfruttare certe occasioni e questo è un rammarico. Ho certo l'orgoglio di aver fatto parte di quel gruppo per quei sei mesi.
Ti aveva voluto espressamente Capello...
"Avevo parlato con Baldini e per me era un privilegio venire alla Roma. Ho aspettato fino alla fine del mercato, era arrivato il momento di lasciare Udine. Ringrazio quella società e sarò sempre grato per l'occasione che mi è stata data".
Hai avuto anche qualche problema fisico a Roma.
"Sì, ma sono solo alibi, succede che non ci sia alchimia con gli altri giocatori, cosa che invece c'era stata ad Udine con Zaccheroni che è stato forse il più importante allenatore che ho avuto. Mi ha cresciuto al Venezia quando ero un ragazzino e poi l'ho ritrovato ad Udine dove mi ha completato come calciatore".
Come vedi questo Udinese-Roma?
"L'Udinese si è rimessa in carreggiata. Sarà una partita interessante. L'Udinese ha cambiato marcia e atteggiamento da quando è arrivato Oddo. La squadra si è ritrovata, i giocatori hanno ritrovato fiducia e continuità. È una squadra che ora sta realizzando il potenziale che ha e che prima non riusciva ad esprimere".
Cos'ha Udine più di altre squadre? Serenità, tifo, società...
"L'organizzazione della società è importante. C'è una struttura organizzativa e medica che i giocatori percepiscono e apprezzano".
Tu sei stato anche compagno di Di Francesco sia a Roma che a Piacenza. Ti immaginavi una carriera importante fin da giovane?
"Forse no, perché era ancora tanto calciatore quando lo vedevo io. Era uno di quei giocatori che non faceva il calcolatore, andava e non si fermava mai. Indubbiamente è una grande persona con una grande personalità. È molto coerente, sincero e la sua grande capacità di inserirsi in un contesto come quello di Roma dopo l'esperienza di Sassuolo ha dimostrato la sua grande intelligenza ed equilibrio".
Questo black out di quasi due mesi che ha avuto la Roma secondo te che cause ha?
"È talmente strano che sembra sia un passaggio inspiegabile. È difficile uscirne perché non è programmabile. È come un attaccante che non riesce più a far gol, come Dzeko che non sembrava più un giocatore di livello e poi riparte. Quel black out è stato come un calo fisiologico, ha dovuto fare tre passi indietro per poi riprendere la ricorsa. La Roma ha giocatori talentuosi e grazie a Di Francesco stanno anche espirmento qualcosa di positivo. Ad esempio Ünder sta dando ricambio anche ai giocatori davanti e non è ancora esploso Schick che può aumentare il livello di pericolosità della Roma".
Com'è Tacopina come presidente?
"È un americano atipico ed è riuscito a dare un impronta molto professionale ad una società che nell'ultimo decennio aveva avuto più di un fallimento. Nonostante la Serie B ora il livello di organizzazione è molto alto".