Settore Giovanile: i budget delle società

30.06.2010 10:26 di  Greta Faccani   vedi letture
Fonte: tuttomercatoweb.com
Settore Giovanile: i budget delle società
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

E' ormai un assunto noto a tutti che i vivai siano i veri serbatoi del nostro calcio. Degli ambienti coltivati ad hoc, con perizia, capacità e costrutto, dai quali attingere al momento più opportuno, ed in grado di regalare campioni da lanciare in prima squadra o piuttosto succose plusvalenze a bilancio in caso di cessione. Quadro troppo ottimistico? Assolutamente sì. Quella tracciata all'inizio di questa inchiesta, è in un certo senso l'idea base sulla quale un po' tutti i direttori sportivi vorrebbero potersi muovere. La realtà, ahiloro, è però ben diversa, e a parte qualche rara eccezione che cercheremo di focalizzare, spesso si trovano a dover affrontare situazioni assai meno rosee.
In un momento di sostanziale crisi come questo, l'esempio relativo al Milan è quello che più degli altri può risultare chiarificatore. C'è stato un periodo, nemmeno troppo lontano, in cui i rossoneri, all'apice del loro ciclo, decisero di affidare in toto la gestione del loro settore giovanile alle società satellite. In particolare al Monza. Segno di interesse relativo rispetto all'argomento, e di una tendenza (che poi era quella generale) nel vedere il settore giovanile più come una scocciatura che come un'effettiva risorsa.
Proprio i rossoneri, negli ultimi due anni, sono diventati la società italiana che, assieme all'Inter, più investe nelle risorse del vivaio. Si racconta addirittura di ben 10 milioni di euro messi a disposizione dalla proprietà. Come si spiega? Semplice, investire oggi, per risparmiare, o meglio ancora guadagnare domani. Gli affari degli anni passati, ed i "tesoretti" raccolti da Galliani attraverso la cessione in prestito o in comproprietà dei giocatori più promettenti, hanno sicuramente lasciato il segno nelle stanze dei bottoni rossonere. Se poi dovesse spuntare anche il Maldini della situazione, meglio ancora. Serve tempo, ed il Milan è solo al secondo anno di rinnovamento delle strutture.
Chi invece da tempo ha deciso di perseguire questa strada, sono i cugini dell'Inter. Non è un caso che i nerazzurri siano la società italiana maggiormente apprezzata all'estero sotto questo punto di vista. Le attività di scouting dei campioni d'Europa sono le più invidiate a livello nazionale, e sono all'avanguardia per controbattere (e lo dice Liam Brady stesso) perfino quelle dell'Arsenal, vero mostro sacro dell'ambiente. I risultati arrivano dal 2001 (la nidiata Pandev, Martins e company, per intenderci) ma più che a quelli, è opportuno guardare alla qualità dei prodotti sfornati. Sia lodato il ds Piero Ausilio, per questo.
Qui, i "Maldini della situazione" si chiamano Santon e soprattutto Balotelli, acquistati per poche migliaia di euro, e che ora hanno probabilmente centuplicato (non stiamo esagerando) il loro valore. Se a ciò si aggiungono i vari Bonucci, Meggiorini, Fatic e Acquafresca che hanno sostanzialmente permesso ai nerazzurri di condurre il mercato della scorsa stagione con un minimo esborso a livello economico, il gioco è fatto. Quest'anno tocca a Biabiany: le credenziali per fare alla grande ci sono davvero tutte.
I nerazzurri sono stati i primi anche a varare un progetto Ajax (voluto da Mourinho), secondo il quale tutte le squadre delle giovanili seguono l'impronta tattica della prima squadra.

Una rivoluzione destinata a dare i suoi frutti nel tempo, ne serve ancora un po'.
La Juve, dopo il cambio ai vertici societari successivo a Calciopoli, ha perso molto sotto questo punto di vista. Il duo Moggi-Ceravolo aveva costituito un'organizzazione ai massimi livelli, che con l'uscita di scena di entrambi è venuta a mancare. Il budget a disposizione di Marotta è di circa 6 milioni di euro. I Giovinco, Marchisio, De Ceglie, nonostante abbiano avuto spazi solo dopo l'annus horribilis 2006, sono ancora retaggi della precedente gestione. Siamo ancora lontani dalla produzione di altri talenti di questo livello.
Chi non ha di questi problemi è la Roma, da sempre una "cantera" tra le più floride. Merito senza dubbio di un alto tasso di talento concentrato nella zona della capitale, ma anche grazie ad una sfera di influenza nelle piccole società romane che permette ai giallorossi di ovviare ai 3 milioni di euro circa su cui possono contare per il mantenimento e lo sviluppo delle rose a livello giovanile.
3 milioni, cifra standard alla quale quasi tutti i club di massima serie si attengono. Sta poi alla bravura di chi li gestisce portare a casa risultati più o meno buoni
. Sia da esempio il duo genovese Genoa e Samp, sempre più all'avanguardia sotto questo aspetto. I doriani in primis, stanno raccogliendo riconoscimenti sia a livello di risultati, sia soprattutto per quanto riguarda i prodotti (Marilungo e Poli siano da esempio).
Il Napoli, dopo anni di buio, sta riprovando a salire la china anche sotto questo aspetto, il Catania cerca di assemblare al meglio il lavoro sul vivaio con le sortite sudamericane del ds Lo Monaco. Il Parma stesso negli anni passati ha raccolto i primi frutti (Cigarini, Dessena) di un lavoro gestito alla perfezione, ed ora orchestrato dal ds Pietro Leonardi. L'Udinese stessa, pur con delle risorse che non si discostano dai soliti tre milioni, combina alla perfezione il lavoro sui giovani con le nidiate di talenti che reperisce in giro per il mondo.
Un po' lo stesso concetto alla base del lavoro di Pantaleo Corvino. Il deus ex machina del mercato viola, spesso attinge al budget della prima squadra per portare alla Fiorentina i migliori talenti del globo, pagandoli sull'unghia anche se avranno bisogno di qualche mese di ambientamento (vedi Ljaijc) prima di essere effettivamente utili alla causa. Scelta giusta? Assolutamente sì! Basta pensare a quanto vale oggi uno come Jovetic...
Nè più nè meno come il Palermo, in grado di tirare fuori dal budget standard uno come Sirigu, destinato a scrivere pagine importanti nei prossimi anni, magari anche in azzurro; ma anche gente del calibro di Abel Hernandez, non esattamente un prodotto nostrano.
Al di là di club come il Cesena, alla prima esperienza nella massima serie nell'era moderna del calcio, a discostarsi pericolosamente dallo standard è la Lazio di Lotito, con soli 700mila euro a disposizione del responsabile del settore giovanile (Primavera a parte) Giulio Coletta. Difficile fare miracoli in queste condizioni.
Investire oggi per risparmiare e guadagnare domani. A chi non sembra conveniente?

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