Una coperta più calda contro il gelo mentale
“Ne avrei dovuti cambiare tanti”: non è la prima volta che Di Francesco utilizza questa espressione in un postpartita, non nascondendo quindi la propria insoddisfazione nei confronti dei singoli calciatori. Un rischio che il tecnico continua a prendersi per cercare di stimolare i propri uomini, che continuano a rimanere congelati dal primo (o comunque, uno dei primi) evento negativo della partita, sia esso un errore individuale o un episodio sfortunato, dipendente o non dipendente dalla propria volontà. Siamo ormai alla fine di febbraio e non c’è neanche un appiglio a cui aggrapparsi almeno per tenere dritto il timone nei momenti di burrasca: il ritorno al 4-2-3-1 poteva essere un palliativo buono per il campionato con tutto ciò che da esso deriva (scarsa opposizione tecnica nel più dei casi, pressione diversa da quella di un dentro o fuori), ma nonappena si è alzato il livello la maschera è caduta, sia a livello tecnico (Radja Nainggolan, uomo chiave del sistema dell’ultimo mese, continua a non fare la differenza in Champions League, neanche nella sua posizione preferita) che, ovviamente, mentale. Una coperta di Linus troppo leggera per il freddo di Kharkiv e, in generale, ogniqualvolta il clima si fa un po’ più avverso del normale; e per rivedere il sole e un temperatura mite ci vorrà ancora un bel po’, visto che il calendario riserva alla Roma le sfide con il ritrovato Milan, con il lanciatissimo Napoli e con il sempre fastidioso (vedi Coppa Italia, anche se è cambiato l’allenatore) Torino prima del ritorno contro lo Shakhtar Donetsk.
Se l’obiettivo, oltre che centrare almeno il quarto posto, è eliminare gli ucraini, in queste tre settimane scarse bisognerà tessere una nuova trapunta, più calda e avvolgente, per proteggere la squadra dagli spifferi. O, magari, recuperare dalla cantina quella che in autunno non dispiaceva e che è stata riposta per motivi, nella migliore delle ipotesi, misteriosi: qualcosa doveva essere modificato, ma nel frattempo qualcos’altro è cambiato e, anzi, si è palesato, con un Cengiz Ünder ora tassello quantomeno adatto per coprire la falla che ci si portava avanti da inizio stagione. La stoffa che mancava e che ora c’è, la stoffa di uno che, ed è un fatto, sta trascinando la Roma a suon di gol, assist e giocate. Per capire se sarà la stoffa del campione ci sarà tempo, decisamente più di quello che ha la Roma per scrivere il suo destino.