Spalletti pianta il seme, ma per i frutti c'è da aspettare

10.03.2016 21:38 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Spalletti pianta il seme, ma per i frutti c'è da aspettare

Quant’è diverso esaltarsi per una buona prestazione insufficiente per portare a casa il risultato o per una conferenza stampa? Una domanda un po’ paradossale, ma che sorge spontanea nel vedere le reazioni suscitate dalle dichiarazioni post-Bernabeu di Luciano Spalletti. Il presupposto è chiaro: l’allenatore ha voluto smorzare, in modo drastico ma inattaccabile, qualsiasi accenno di soddisfazione che il doppio confronto di Champions League potesse generare e gran parte dell’ambiente Roma ha accolto questo atteggiamento con soddisfazione, cancellando gli inevitabili e retorici riferimenti a “onore”, “testa alta” e quant’altro e sostituendoli con gli altrettanto retorici “fame”, “mentalità vincente” eccetera. Di fatto, a un tipo di esaltazione è subentrato un altro tipo di esaltazione, forse più aderente alla realtà del calcio e dello sport, ma egualmente malsana; di questo ovviamente non si può e non si deve fare una colpa al tecnico, che anzi sta capitalizzando un risultato negativo come poche volte si è fatto da queste parti, ma tutto ciò evidenzia il consueto scarso equilibrio che tanto si cerca di combattere, come se non si potesse semplicemente andare oltre certi eventi, mettere un punto e ripartire. Spalletti conosce benissimo il contesto in cui ha lavorato per quattro stagioni e a questa conoscenza ha aggiunto tutta l’esperienza maturata negli anni di assenza ed è impossibile non pensare che tutto ciò sia stato anche un po’ forzato proprio in virtù del citato bagaglio culturale e di una prova sul campo oggettivamente accettabile, seppur non da elevare a chissà che cosa.

Nella (o, se preferite, in una delle) città degli eccessi, Spalletti sta tentando di ripristinare linearità: i suoi sforzi, da soli, non saranno sufficienti, la figura dell’uomo della provvidenza tanto cara a queste terre (basti confrontare cosa si diceva di Rudi Garcia nel 2013 e cosa adesso, oppure pensare alla situazione dello stesso tecnico di Certaldo nel 2009) è solo un fantastico ologramma. Al Bernabeu è stato piantato un seme, servirà coltivarlo giorno per giorno, ora per ora. Qualcuno se lo sente già in bocca, ma il sapore dei frutti, ora, lo si può soltanto immaginare.