Le cose che non mancano
“Nelle grandi partite manca sempre qualcosa”. Ora, se Roma-Shakhtar verrà considerata, a posteriori, grande partita o meno, è una cosa che interessa il giusto; quello che interessa certamente di più, oltre al risultato e alla prospettiva di essersi avvicinati considerevolmente ai quarti di finale di Europa League, è come tutto questo sia stato raccolto. Aver ottenuto un successo così rotondo significa che di cose ne sono mancate poche, comunque meno di altri casi in cui successi simili non sono arrivati; di certo non è mancato l’avversario, che per un’ora ha battagliato alla pari, che ha ricordato alla Roma cosa voglia dire giocare in Europa contro squadre di rango e che, probabilmente, si è scontrato con le sue caratteristiche. Tanta qualità, non molta concretezza e il resto ce lo ha messo Pau Lopez con più di un intervento decisivo per non incassare gol in casa: un portiere che rispondesse “presente” alla chiamata è stata una delle famose cose mancate in alcuni big match, che questa sera invece c’è stata, con ovvie ripercussioni.
Lui e altri singoli, come i marcatori Pellegrini, Mancini ed El Shaarawy: i primi due si stanno imponendo come nuovi leader tecnici (e non solo) della squadra, il terzo ha ricordato a tutti ciò di cui è capace e, soprattutto, quanto sposti avere armi affilate dalla panchina per poter cambiare l’andamento delle gare. Più in generale, pensando alle difficoltà europee della scorsa stagione, è lampante la crescita della Roma sotto questo punto di vista. Una crescita fatta di identità, che di certo non viene scalfita da qualche lancio lungo in più come quelli visti nel primo tempo per provare a sfruttare le difficoltà difensive dello Shakhtar, e di presenza costante nella gara, anche in quei momenti in cui, fisiologicamente, si soffre un po di più. La missione è ora quella di completare l’opera giovedì prossimo a Kiev, per presentarsi tra le migliori 8 del torneo non solo per titolo acquisito, ma anche nei fatti.