Lavori in corso: ecco cosa non va ancora nella Roma di Zeman
In questo primo scorcio di campionato, la Roma ha mostrato di non aver ancora completamente appreso i dettami tattici del suo allenatore, sia in fase difensiva che in fase offensiva. Reparto per reparto, cerchiamo di analizzare i difetti di una squadra ancora in costruzione.
LA DIFESA: SALIRE O SCAPPARE? - Più di una volta il pacchetto arretrato ha dimostrato di non avere le idee chiare sul da farsi, soprattutto nelle cosiddette situazioni di palla scoperta (vale a dire quando l'avversario è libero di giocare il pallone senza essere pressato). Zeman vuole, in generale, una linea molto alta per ridurre il campo a disposizione degli attaccanti avversari, ma un errore anche di un solo elemento della linea può creare seri guai all'intera retroguardia. L'uomo che più ha sofferto da questo punto di vista è senza dubbio Nicolas Burdisso: l'argentino in carriera ha spesso giocato in squadre abituate a scappare indietro e non riesce a cambiare il suo stile di gioco. Non a caso, nell'ultima gara contro l'Atalanta, il bandido è stato sostituito da Marquinhos, difensore più veloce del numero 29 e ancora "plasmabile" a livello tattico vista la sua giovane età. Non benissimo neanche la fase offensiva del reparto, dove Balzaretti, seppur a corrente alternata in quanto a qualità, assicura una spinta più o meno continua, mentre dall'altra parte Taddei e soprattutto Piris, anche per caratteristiche, non forniscono uno sbocco offensivo di egual misura. Attendendo sempre il rientro di Dodò che, qualora rispettasse le attese, potrebbe dirottare il terzino ex Palermo sulla fascia destra.
IL CENTROCAMPO: MANCA CORAGGIO - Se vengono a crearsi più volte situazioni di palla scoperta, è però perché il centrocampo non fornisce adeguate garanzie sul piano del pressing e del dinamismo, difetto che si era palesato anche nella precedente gestione tecnica. I tre uomini faticano molto ad accorciare con criterio sul portatore di palla avversario che, specialmente in ripartenza, ha sempre molto tempo per alzare la testa e giocare il pallone con tranquillità, innescando potenziali azioni da gol viste le già citate imperfezioni della retroguardia. Il pacchetto manca in generale di coraggio, sia da questo punto di vista che da quello offensivo: il solo Florenzi sembra aver recepito i dettami del mister in quanto a tempi e frequenza di inserimento, con un Marquinho un po' più intermittente (bene a Milano, invisibile con la Sampdoria), un Bradley un po' compassato e un Pjanic ancora da decifrare. Discorso a parte va fatto per Daniele De Rossi, il cui stato di forma non eccezionale a causa dei ripetuti infortuni non ha permesso a Zeman per primo di capire se può rendere meglio da perno centrale o da intermedio.
L'ATTACCO: UN TRIDENTE ANOMALO - Il marchio di fabbrica del reparto avanzato delle squadre di Zeman sono due esterni rapidi e tecnici che danno assistenza al centravanti, la cui praticamente unica funzione è quella di concretizzare le trame offensive tessute dai compagni. Il non eccellente assortimento degli attaccanti a disposizione dell'allenatore ha però costretto Zeman a modificare qualcosa: Totti parte sì da sinistra, ma non ha chiaramente il passo di tredici anni fa e nel frattempo ha giocato in tutti i ruoli offensivi tranne quelli esterni. Il Capitano finisce dunque per accentrarsi ed arretrare per effettuare le sue giocate, snaturando il gioco del boemo. L'esperimento del tridente pesante con Osvaldo al centro e Destro impegnato sull'altra fascia ha convinto a metà nella gara di Milano; Lamela sembra dunque l'unico insostituibile, nonostante la sua discontinuità, proprio insieme al numero 9, che Zeman però non considera adattabile sulla corsia sinistra. A parte questi difetti strutturali, a volte i giocatori in campo sembrano inoltre non trovare la giusta posizione: sintomatico di ciò è il fatto che, contro l'Atalanta, Lamela vada a segno penetrando dal centrosinistra, nonostante fosse schierato "ufficialmente" dall'altra parte. Meglio sul piano difensivo: a turno, le punte rientrano con buona regolarità per dare una mano ai compagni, anche a costo di varcare "dalla parte sbagliata" la linea mediana del campo.