La discriminazione territoriale, lo steward di Genova e ora gli striscioni: la Roma fa giurisprudenza
Con la sentenza del Giudice Sportivo che ha squalificato per un turno la Curva Sud dopo l'esposizione di striscioni contro Antonella Leardi - in occasione di Roma-Napoli - la AS Roma è tornata, come si suol dire, a fare giurisprudenza. Anche nel recente passato, infatti, alla società giallorossa sono state inflitte squalifiche e ammende in relazione ad avvenimenti mai puniti in precedenza nel calcio italiano, arrivate per di più dopo un intenso chiacchiericcio mediatico.
Il 5 febbraio scorso, sempre durante una gara contro i partenopei, Curva Sud e Distinti intonarono cori contro Napoli che vennero bollati come "discriminazione territoriale", fatto che portò alla chiusura dei due settori per addirittura due turni, evento che prima di allora non si era mai verificato. Squalifica che comunque non servì a placare la cosa in quanto, nella partita successiva, gli stessi cori partirono dai settori ancora aperti. Successivamente anche l'Inter sarebbe stata punita allo stesso modo, salvo poi decidere in estate che la discriminazione territoriale meritasse soltanto un'ammenda e non una squalifica.
L'8 aprile 2014 il Giudice Sportivo squalificò di 3 giornate Mattia Destro con l'utilizzo della prova tv, per via di una manata ("condotta violenta") rifilato dall'ex attaccante giallorosso a Davide Astori, allora al Cagliari. In quella circostanza l'arbitro vide la scena in campo e optò per una semplice ammonizione a entrambi i giocatori per via della lite che ne era susseguita, rendendo di fatto la prova televisiva inapplicabile per regolamento. E, nonostante una successiva mail inviata dal Direttore di gara a Tosel, nella quale veniva dichiarato che "né io né i miei collaboratori abbiamo visto l'episodio relativo alla manata di Destro", la decisione fu comunque quella di optare per la squalifica, tramutando difatti la prova tv in una moviola in campo non prevista dal regolamento.
E' il 14 dicembre 2014, Genoa-Roma, vinta 1-0 dai giallorossi. A fine partita scoppiò un parapiglia che si protrae nel tunnel che porta agli spogliatoi. Successivamente, uno steward decisamente zelante, diffuse un'accusa contro Garcia, reo di aver provato a schiaffeggiarlo con fare "aggressivo e intimidatorio". Al tecnico francese venne comminata così una squalifica di due giornate, per la quale la Roma fece immediatamente ricorso: lo steward ritrattò la sua precedente dichiarazione asserendo di aver confuso per uno schiaffo il tentativo da parte del tecnico giallorosso di strattonare il tunnel di protezione per i giocatori, vittime di un lancio d'oggetti dagli spalti. Anche in quel caso, la squalifica accordata dopo la testimonianza di uno steward rappresentò un unicum nella giustizia sportiva.
Nella stessa occasione, José Cholevas indirizzò un dito medio contro i tifosi genoani che stavano tirando oggetti verso i giocatori della Roma. Sul momento né gli arbitri in campo né i rappresentanti della Procura Federale ravvisarono il gesto, che però fece il giro d'Italia su internet e social network. Così - dopo un lungo tam tam mediatico - anche al greco venne inflitta una squalifica, salvo poi essere ritirata in seguito a un nuovo ricorso della Roma alla Corte Sportiva d'Appello proprio perché tale sanzione era arrivata più per sollevazione mediatica che per l'applicazione del regolamento.
E oggi, nonostante questi precedenti, ci troviamo a commentare nuovamente una punizione contro la Roma che in altri casi e verso altre tifoserie era costata soltanto un'ammenda con tante scuse. A far sorridere amaramente i tifosi giallorossi - proprio come asserito ieri dall'avvocato Stagliano a Vocegiallorossa.it - questo accanimento giuridico verso la Roma non è altro che il risultato di un caos mediatico giunto ormai a livelli piuttosto noiosi.