L'ennesima rivoluzione fallita

09.03.2019 10:40 di  Alessandro Carducci  Twitter:    vedi letture
L'ennesima rivoluzione fallita
Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Si era presentato in conferenza stampa il 3 maggio 2017. Sorridente, determinato e con una luce che, negli ultimi mesi romani, non si era più accesa nei suoi occhi. Monchi ha lasciato ufficialmente la Roma dopo quasi due anni.
Dopo un lungo corteggiamento, James Pallotta credette di aver messo a segno forse il suo colpo migliore da presidente.
Monchi era considerato universalmente tra i migliori, se non il migliore, ds del mondo. Un uomo capace di vincere trofei su trofei con una squadra, il Siviglia, che aveva molte meno risorse della Roma. Un uomo capace di abbinare le vittorie alla cura del bilancio, i trofei alle plusvalenze.
Dall’utopistica anarchia di Sabatini al metodo Monchi. Un metodo fatto di dati, numeri, la stessa strada intrapresa dalla società e che aveva portato al divorzio con Sabatini.

GLI INIZI - L’ex Siviglia si presentò a Trigoria senza i collaboratori con cui aveva vinto tutto a Siviglia (il presidente del club andaluso trattenne i collaboratori del ds spagnolo) ma con l’ambizione di vincere e di poter continuare a lavorare con la stessa autonomia che aveva in Andalusia.
Uomo dotato di sensibilità, affrontò a viso aperto ma con delicatezza la questione Totti: “Chiedo che Francesco sia il più possibile vicino a me per aiutarmi a imparare cosa è la Roma, perché lui è la Roma. Gli chiedo che mi stia vicinissimo se lo vorrà e se riuscirò a imparare solo l’1% di quello che lui conosce della Roma mi potrò ritenere fortunato”.
Cercò, invano, di trattenere Spalletti e poi scelse il nuovo allenatore: Di Francesco.

I PRIMI COLPI - La prima campagna acquisti fu costellata dalla cessione sfortunata di Salah, avvenuta a giugno per poter chiudere il bilancio.. La sfortuna volle che il trasferimento di Neymar al PSG avvenne poco più di un mese dopo, con il successivo rigonfiamento dei prezzi di mercato. Avendo potuto aspettare un po’, i giallorossi avrebbero potuto guadagnare molto di più. Poi l’inseguimento affannoso a Mahrez e la successiva virata su Schick, pagato e strapagato fino a pesare come un macigno sulle spalle dell’ex attaccante della Sampdoria.
Le perle furono invece Kolarov e Ünder. Il primo preso a due spicci, dopo la cessione di Mario Rui, e il secondo pagato molto meno del suo attuale valore.
La prima stagione scorse via con un esaltante cammino in Champions e, a giugno, Monchi preparò la sua rivoluzione.

UNA CALDA ESTATE - Aveva avuto tutto il tempo per preparare le sue mosse e si scatenò non guardando in faccia a nessuno: via Nainggolan, Alisson e poi pure Strootman. Dentro, tra gli altri, Zaniolo, Santon, Olsen, Cristante, Kluivert e, soprattutto, Pastore.
Un acquisto mal digerito forse anche da Di Francesco e che costrinse il tecnico a cambiare modulo, a campionato già iniziato.
I problemi iniziarono fin da subito e Pallotta iniziò a manifestare il suo malumore per la situazione ma il ds giallorosso ha sempre difeso Di Francesco. Sempre.
Non ha mai dubitato del fatto che potesse rialzarsi, neanche nei momenti peggiori.

IL SOGNO SI INFRANGE - Nell’ultimo periodo, Monchi è sembrato isolarsi e oscurarsi sempre di più, giorno dopo giorno, fino a un epilogo tanto triste quanto annunciato.
Triste pensando a quello che sarebbe potuto essere, alle premesse, alle speranze, alle aspettative e al dissolversi di un’idea.
Un'idea di grandezza, una speranza e un'ambizione con un occhio al bilancio, alla realtà. La realtà contro cui il sogno si è infranto.
Aspettando l’ennesima rivoluzione.