On This Day: "Quando tutto sembrava perduto"
Continua la rubrica dell'AS Roma sull'accadde oggi, intitolata On this Day:
“Quando tutto sembrava perduto”
19 marzo 1969, Brescia – Stadio Rigamonti
Brescia-Roma 1-0
Coppa Italia, andata secondo turno
"Non sempre l’almanacco la dice tutta. Il calendario di quella stagione fissa la conquista della nostra seconda Coppa Italia al 29 giugno 1969, al 3-1 al Foggia valso il primo posto nel girone finale con in palio la coppa. Due gol di Fabio Capello, uno di sinistro e l’altro d’astuzia, più un pezzo da cineteca di Joaquim Peirò. Che si descrive così: applaudirono pure gli avversari. Oppure, tanto per entrare nel dettaglio, con la traiettoria di un destro a girare spedito sul palo più lontano. Da posizione impossibile, calciato da fermo su una di quelle mattonelle che si illuminano soltanto sotto i tacchetti di chi del campo, e del gioco, ha una visione superiore. Poi la festa, gli abbracci al centro del campo. La felicità. Per una stagione finita in un modo che sarebbe riduttivo definire poco pronosticabile. Per una coppa portata a casa il 29 giugno ma vinta molto prima, quando sembrava tutto irrimediabilmente compromesso.
Secondo giorno di aprile, la Coppa Italia celebra il ritorno del secondo turno. All’Olimpico, in una città dilaniata dalla scomparsa di Giuliano Taccola, piomba il Brescia con un unico obiettivo: non perdere per passare nel girone finale. All’andata, disputata appena tre giorni dopo la tragedia di Cagliari, era finita 1-0 per loro. Era il 19 marzo e al Rigamonti i giallorossi avevano giocato uno degli incontri più surreali della loro storia. Su un registro societario – accanto a formazioni, marcatori, date e terne arbitrali – una mano rimasta senza nome strinse nel giro di una specie di telegramma ogni partita di quella stagione. “Squadra depressa. Arbitro mancante di psicologia ha espulso D’Amato per un lieve fallo senza tenere conto dello stato di depressione per la morte di Taccola”, recita la paginetta di quel Brescia-Roma. A scrivere forse era Vincenzo Biancone, che la Roma l’aveva accompagnata per mano fino da quando la Lupa era bambina. Quel 19 marzo, a Brescia, al posto del Cavalier Biancone in veste di dirigente accompagnatore viaggiò con la squadra Dino Viola, che dieci anni e due mesi più tardi sarebbe diventato presidente guidando la Società al suo secondo Scudetto. Quando il 2 aprile le Rondinelle arrivano a Roma per giocarsi la qualificazione, i giallorossi di Helenio Herrera sembrano spacciati. Ai problemi di ordine tecnico – la squalifica di Vito D’Amato si somma all’indisponibilità del centravanti Fausto Landini – si aggiungono quelli ambientali: avvolti e forse esasperati dalla nube nera del dopo-Taccola, sulle pagine dei giornali emergono con una insistenza i dissidi tra ‘H.H.’ e la Società. Il tecnico pare avercela con tutti. Dal medico, il professor Visalli, al direttore sportivo Walter Crociani. Alla sconfitta nel match di andata ne era seguita un’altra, in campionato, per 2-1 in casa con il Verona. “Questa partita già era difficile, adesso diventa terribile”, dice Herrera prima del secondo atto della sfida al Brescia. La Roma impiega invece 55 secondi a renderla meno dantesca del previsto, trasformandola in un primo passo fuori dall’inspiegabile: Fabio Capello sblocca nel primo minuto di gioco – ritardato di quasi mezzora perché l’arbitro era rimasto imbottigliato nel traffico – con un bolide di destro, poi i giallorossi si rinchiudono in una specie di fortino fino a quando a metà della ripresa Ciccio Cordova mette in porta il pallone del raddoppio con una splendida azione personale ispirata proprio dal futuro allenatore del terzo tricolore. Il 3-0 lo firma Francesco Scaratti, una gran botta su punizione deviata da Gigi Simoni. Così – nel giorno in cui a Buenos Aires l’ex allenatore giallorosso Luis Carniglia finisce in ospedale per un grave incidente automobilistico – la Roma mette il naso fuori dal buco nero che rischiava di inghiottirla, si rialza in piedi e si lancia verso un trionfo insperato. Tra suggestione e destino, quel successo passerà anche per Cagliari. Nel girone finale – al via a giugno, dopo un buon finale di campionato puntellato da vittorie convincenti su Vicenza, Palermo ed Atalanta – la Roma non perderà mai, raccogliendo 3 pareggi ed altrettante vittorie: la più significativa per 2-1, il 21 giugno con doppietta di Peirò, all’Amsicora, lo stesso stadio dove se n’era andato Taccola. Otto giorni dopo, con in mezzo lo 0-0 in casa con il Torino, l’ultima tappa a Foggia".
Nati oggi (i numeri si riferiscono al totale, campionato e coppe)
Giacomo Blason, 19 marzo 1914 a Fiumicello (UD) - Portiere: 14 presenze, 17 gol subiti
Carlo Mazzone, 19 marzo 1937 a Roma - Difensore: 2 presenze, 0 gol
Sergio Tenente, 19 marzo 1940 a Trieste - Centrocampista: 1 presenza, 0 gol
Giuseppe Tamborini, 19 marzo 1943 a Lacchiarella (MI) - Centrocampista: 104 presenze, 8 gol
Rogerio Vagner Nunes, 19 marzo 1973 a Bauru (BRA) - Centrocampista: 16 presenze, 0 gol
Luca Ferri, 19 marzo 1980 a Roma - Difensore: 2 presenze, 0 gol