Il derby vissuto dagli spalti
Il clima avvelenato di questa settimana non ha di certo aiutato a placare gli animi dei tifosi di entrambe le squadre. Della stracittadina più importante degli ultimi anni se n'è parlato tanto, forse troppo e l'umore dell'Olimpico ne ha negativamente risentito. Facce tirate, poca voglia di parlare ed una tensione che si tagliava a fette. Tutto questo è stato il pre-derby, tutto questo è stato Lazio-Roma. I tafferugli in Tevere poi, hanno ancor di più avvelenato l'aria surriscaldando gli animi delle due tifoserie. Tra uno striscione e l'altro le squadre fanno il loro ingresso in campo accompagnate da applausi o fischi a seconda della fede calcistica. Ovazioni per tutti: Riise, De Rossi, Totti e Toni i più acclamati. Lo speaker legge le formazioni (quella giallorossa appena accennata) e subito la Curva biancoceleste inizia il suo spettacolo. Ci dispiace dirlo ma coreograficamente la Curva Nord ha battuto la Sud; se non altro perchè i problemi organizzativi incontrati dai ragazzi ne hanno condizionato la riuscita. Peccato che una coreografia così bella l'abbiamo potuta apprezzare solo al 23' del primo tempo. Parlavamo di tafferugli: qualche problema lo abbiamo registrato anche in Monte Mario dove, però, la situazione si è subito stabilizzata.
La Roma, e lo si è notato subito, non ha avuto un buon approccio alla gara: impacciata, lenta e senza idee. I biancoazzurri, aiutati dall'inconsistenza giallorossa, riescono a prendere in mano il match e al 14' passano in vantaggio: è una doccia gelida. La Nord canta, la Sud non demorde ma l'aria è comunque pesante e lo spettro di poter perdere la prima posizione per mano dei cugini aleggia tra i tifosi giallorossi. La Roma cresce un po' ma non conclude, così si va al riposo sull'1-0 per i biancoazzurri.
Nell'intervallo si parla di tutto tranne che del derby: evidentemente la realtà fa paura.
Le squadre tornano in campo e un brusio si diffonde tra i sostenitori giallorossi: Totti e De Rossi sono fuori. La scelta viene accolta da pareri contrastanti: chi applaude la scelta di Ranieri e chi - invece - non riesce a capacitarsi di come si possa fare a meno di due giocatori fondamentali (per di più romani) in un derby come questo. Mai scelta fu più azzeccata.
Kolarov viene steso da Cassetti: è rigore. Gelo. Rassegnazione: "Ecco, il solito derby".
Julio Sergio spezza il sogno biancoazzurro e riaccende quello giallorosso: si, siamo ancora in corsa. Il tempo passa, Taddei si guadagna un sacrosanto calcio di rigore: "Dai Mirko, ce la possiamo fare". Attesa, trepidazione, gol. La curva sembra un formicaio giallorosso impazzito dove tutti si abbracciano, tutti si guardano negli occhi: "Andiamo a vincere".
Vucinic sembra sentirci. Menez si guadagna un calcio di punizione preziosissimo al limite dell'area e proprio il montenegrino va a battere: ancora attesa, ancora trepidazione, ancora gol. Stavolta il boato è ancora più forte, la gente mi strattona e urla di gioia; non riesco più a capire dove sono. Ora si, ricordo: sono primo.
I minuti passano, i laziali sono ammutoliti, i giallorossi cantano a squarciagola ma il tempo non passa mai. Tagliavento non ci aiuta: cinque minuti di recupero, 'solo' cinque minuti ancora. Cinque minuti alla gloria. Qualche mischia al limite dell'area giallorossa ci fa trasecolare. Non finisce più.
Finalmente l'arbitro decreta la fine: l'urlo e la gioia giallorossa possono esplodere, è la liberazione. Abbiamo superato anche questo ostacolo, forse emotivamente il più duro. Il pollice verso del Capitano ci fa godere, i giocatori e i tifosi biancoazzurri non ci stanno. "Non sapete vincere", ci dicono: ma chi gioiva al gesto del "tre" di Paolo Di Canio qualche derby fa? Memoria corta.
Il coro con cui i sostenitori giallorossi abbandonano le gradinate dell'Olimpico racchiude tutta l'ironia dei tifosi romanisti: "Nun se vedemo più, nun se vedemo più…se salutamo adesso, se salutamo adesso!"
Così finisce una settimana stressante che ha tolto energie fisiche e mentali anche ai tifosi. Si, siamo primi: alla faccia dei cugini.