Alicicco: "Il calcio può ripartire con le giuste precauzioni, ma se qualcuno torna positivo cosa facciamo?"

18.04.2020 19:42 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Alicicco: "Il calcio può ripartire con le giuste precauzioni, ma se qualcuno torna positivo cosa facciamo?"

Ernesto Alicicco, ex medico sociale della Roma (1978-2001), è stato intervistato nel corso della trasmissione “Bar Forza Lupi”, in onda sulle frequenze di Centro Suono Sport:

Lei ha fatto sia il calciatore che il medico: come ha fatto a compensare le due cose?
“Io mi divertivo sia a giocare che a studiare”.

Lei ha iniziato con la Lazio però…
“Sì, ho iniziato con loro ma poi sono andato via dalla Lazio perché già stavo curando alcuni giocatori della Roma. Non avendo mai pugnalato alle spalle nessuno, andai via dalla Lazio, telefonai ad Agostino Di Bartolomei e sono rimasto alla Roma per 24 anni”.

Il suo periodo alla Roma è stato magico…
“Il primo anno è stato difficile perché ci salvammo ad Ascoli. L’anno successivo, però, venne Liedholm e formò una squadra quasi invincibile”.

Lei ha stabilito rapporti particolari con alcuni giocatori, sembra che sia stato quasi un padre per loro…
“Vero, quando giocavo io ci curava il massaggiatore, il medico lo vedi se avevi 40 di febbre. I giocatori vanno seguiti da vicino, c’è chi è debole psicologicamente e chi no, io penso che la medicina sia curativa e che il medico debba stare in campo per rendersi conto della condizione fisica dell’atleta”.

Per chi è stato un fratello maggiore o un papà per i calciatori?
“Cappioli, Vierchowod, Di Bartolomei, Falcao tutti avevano bisogno di una parola al momento giusto, la psicologia è importante per un atleta, delle volte un atleta non rendeva non per una causa fisica ma psicologica. In quel momento, parlando con loro, cercavo di sollevarli. Alcuni giocatori venivano da me a parlare, questa è una maniera per mandare in campo un atleta in condizioni psico-fisiche giuste, se mandi un atleta stanco in campo rischi di farlo infortunare”.

Anche ai suoi tempi il giocatore era forzato a scendere in campo in alcune occasioni…
“Avendo fatto il calciatore sono stato facilitato in confronto ai miei colleghi non calciatori. Il problema è che noi non siamo tuttologi, dobbiamo essere circondati da uno staff adeguato che ci possa consigliare, io per esempio ero affiancato da uno psicologo che ha lavorato anche al CONI. Delle volte un calciatore crede di essere malato ma non lo è, quindi non riesce a rendere. Una volta mi chiamò Mazzone e mi chiese di parlare con un calciatore e questi mi confessò che aveva litigato pesantemente con la fidanzata, tra l'altra una nota attrice del tempo, e io gli ho detto che aveva vinto al Totocalcio (ride, ndr) per consolarlo”.

La volontà della Lega è di riprendere a giocare in tempi brevi: è possibile far giocare i calciatori 3 volte a settimana in un mese e mezzo?
“La partita posso dire che è allenante, è evidente che prima bisogna pensare alla salute. Se si facessero tre partite a settimana, servono dei programmi precisi e va messa d’accordo la situazione psico-fisica, il tempo a disposizione e sapere che una partita è più allenante di un allenamento. Se faccio tre partite a settimana, faccio un defaticante, uno più specifico, poi mi fido del mio medico che magari mi fa fare un lavoro specifico. Ai tempi di Zeman facevamo i gradoni e io, logicamente, guardavo il programma e mi sentivo con i calciatori: se avevano dei problemi, non li avrei fatti allenare preventivamente”.

Si parla di tante precauzioni per i calciatori, come tanti tamponi, pur di tornare in campo...
“Quando si parte per una trasferta ci sono tanti individui in ballo tra calciatori e staff: se disgraziatamente uno che parte rimane positivo come facciamo?”.

A Trigoria stanno sanificando la struttura e poi si adotteranno una serie di protocolli: è convinto da tutto questo?
“Io comincio a dire che tutto ciò vada fatto con la mascherina, se ci si allena in quattro, per esempio, si deve stare distanza. Per fortuna i casi sembra che stiano calando, se verrà fuori il test che se sei stato positivo poi sei negativo, a questo punto chi è guarito è immune. Penso che debbano fare un protocollo importante per far giocare i calciatori, questa è una patologia subdola e faticando si potrebbe essere preda del virus, penso però che sia stato abbastanza debellato”.

Dal 4 maggio si può tornare agli allenamenti? Si può giocare a fine maggio?
“Penso che molti stiano studiando questa situazione, in Italia si è fermato tutto lo sport. Se stiamo in una situazione di deflessione e abbiamo la certezza matematica che possiamo ricominciare con le dovute precauzione, allora va bene. Giocando tanto, l’unica cosa, è che i giocatori rischiano più traumi”.

Lei è tornato da Tirana dove insegna…
“Sono rientrato e sono in isolamento a casa”.