Taddei, la rinascita di un gregario di lusso
Non c’è squadra vincente senza gregari di lusso. I campioni servono sì, anche l’occhio vuole la sua parte e la componente spettacolo ha la sua innegabile importanza. Però senza elementi tipo l’Evani o il Colombo di turno del Milan di Arrigo Sacchi, lontano non si va. Così è anche per la Roma attuale: vero che il primato in classifica è legato a doppio filo ai i gol di Vucinic, alle chiusure di Juan e alle parate di Julio Sergio. Tuttavia è giusto attribuire una buona parte dei meriti a chi, come Rodrigo Taddei, forse non sarà un campione. Però alla fine risulta sempre tra i migliori in campo. Eccellente in fase offensiva, fondamentale in quella difensiva e, cosa che non guasta, capace di abbinare il tutto ad una costanza di rendimento fuori dal comune: il trentenne cresciuto nel Palmeiras, dopo un’annata in chiaroscuro come quella scorsa, è tornato ai livelli dei suoi giorni migliori.
A partire dalla trasferta di Bergamo, quando subentrò al quarto d’ora della ripresa a Menez, l’esterno paulista non ne ha più sbagliata una. Tra l’altro fornendo un contributo decisivo nelle vittorie sul campo della Juventus e con l’Inter all’Olimpico, prima di procurarsi il rigore dell’1-1, trasformato da Vucinic, nel derby con la Lazio di sabato scorso. Su 40 presenze tra partite giocate dal 1’ o entrando in corso d’opera, in tutte e tre le competizioni principali, il numero 11 romanista è andato in gol una sola volta. Il 23 agosto 2009 in occasione della sconfitta di Marassi col Genoa (2-3), penultima panchina di Luciano Spalletti. In carriera, Rodrigo Ferrante Taddei ha già fatto tre volte centro contro l’Udinese, che domani pomeriggio si troverà di fronte al “Friuli” nel ritorno delle semifinali di Coppa Italia. Due di essi li ha realizzati con la maglia della Roma, rispettivamente il 2 dicembre 2007 (2-1 all’Olimpico) e il 13 aprile 2008 (3-1 in campo esterno). Regola vuole che non ci sia due senza tre: Di Natale e compagni sono avvertiti.