Gandini: "Con lo stadio ricavi in linea con quelli della Juventus"

09.03.2018 13:11 di  Redazione Vocegiallorossa  Twitter:    vedi letture
Gandini: "Con lo stadio ricavi in linea con quelli della Juventus"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'AD della Roma, Umberto Gandini, è l'ospite d'onore all'Università La Sapienza (Facoltà di Economia, Aula 5), per parlare del Fair Play Finanziario. Ha organizzato l'evento il professor Alberto Pastore. Interviene anche Claudio Sottoriva, professore presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed esponente della UEFA FFP. Si parlerà del FFP dal punto di vista delle società e dell'Uefa.

Nel corso dell'evento, Gandini ha dichiarato: "Il calcio è emozione ma oggi non può fare a meno dell’aspetto aziendale.
Tutte le parti patologiche delle gestioni sono state considerate al fine di evitare che ci fossero i cosiddetti furbetti, che portassero valori di riferimento più elevati rispetto a quelli del mercato. Saltano però agli occhi le varie proprietà riconducibili a fondi sovrani o governi. Solo per fare un esempio, il caso di Etihad che sponsorizza lo stadio e la maglia del Manchester City, è intuitivo che Etihad sia la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi e che se la sponsorizzazione di Etihad è 3 o 4 volte superiore alla media degli altri stadi europei questo è un campanello d'allarme. Non potete immaginare il tipo di conflitti legali che ci possono essere e ci sono stati perché ad esempio Etihad di una società che ha sede nel Delaware. Quindi arrivare a stabilire che la proprietà di Etihad sia di proprietà dello sceicco Mansour, o della sua famiglia, è dal punto di vista legale è abbastanza complesso. La stessa cosa è successa al Psg con lo Stato del Qatar e le varie entità, che siano l'ente del turismo del Qatar o simili. Quei famosi club che, anni fa, tentavano di proteggere il loro business dall'ingresso di queste nuove realtà, hanno continuito ad andare sul mercato e hanno fatto crescere i valori di riferimento. Così la sponsorizzazione del Manchester United a 80 milioni di euro della maglia ovviamente fa salire il valore medio. Questo adesso è leggermente cambiato, molto probabilmente si arriverà ad avere una percentuale dei ricavi rispetto al fatturato che verrà accettabile, indipendentemente se arrivi da parte correlate. I proventi derivanti da diritti tv o competizioni europee, una percentuale di questi ricavi, qualora una sponsorizzazione portasse un valore di riferimento all'interno di questa forbice, verrà accettata senza andare ad approfondire se correlata o meno.

Scudetto? Lo vedo difficile mentre per la Champions abbiamo la partita martedì e, se dovessimo passare, andremmo avanti con questo percorso che è quello che spero che tutti qua si augurino.

Stadio? Vorremmo iniziare a scavare entro l’anno. A regime contiamo di arrivare a dei ricavi in linea con quelli della Juventus, che poi crescono negli anni. Il bacino di utenza romano non può essere paragonato al bacino londinese. Sia in termini numerici che in termini di capacità di spesa. Se portassimo l’Emirates a Roma o Milano i numeri sarebbero inferiori. Noi abbiamo la grande fortuna di portare il nome di Roma, per questo stiamo lavorando anche al di fuori dei nostri confini. La tecnologia in questo aiuta".

Sui ricavi: "Bisogna fare una grandissima distinzione. La torta si divide per ricavi da gare, da diritti tv e una parte generale conosciuta come area commerciale. Bisogna poi considerare anche le attività da calciomercato. Non ci sono più le squadre che vendono per fare il pareggio di bilancio, ma comprano e vendono per diventare più competitive. Le società che possono fare l’attività di marketing e commerciale sono i global brand. Non si rivolgono solo al mercato domestico, ma anche a quello globale".

Sulla possibilità che il FFP cristallizzi la situazione, penalizzando le società più piccole e allargando la forbice con quelle più grandi: "Questa è una delle conseguenze negative del FFP. Partecipano in tanti ma uno solo vince e chi vince prende tutto. Chi vince la Champions ha enormi ricavi. Però, prima del FFP, le perdite erano generate da una spesa indiscriminata degli azionisti, che rincorrevano il sogno. È stata allargata sempre di più la forbice, le squadre di alto livello sono sempre più competitive e quindi hanno ricavi più alti. Il calcio europeo però ti dà speranza. Tutti hanno una possibilità di arrivare fino in fondo, poi sappiamo benissimo che ci sono sempre quelle 10 squadre che vincono sempre, si scambiano i giocatori e lasciano agli altri le briciole. Il calcio però non è una scienza esatta, non sempre chi ha i maggiori fatturati vince, c'è anche una parte di casualità. Noi abbiamo bilanci pubblici, facciamo assemblee dei soci. È evidente che la Roma, essendo sotto settlement agreement e avendo dei limiti, debba rispettare le regole e cercare di crescere per non essere sottoposte a restrizioni, che finiranno quest’anno".

Sul salary cap: "Ci sono delle motivazioni chiare sul mancato uso del salary cap. In NBA il mercato è chiuso, l’Europa ha 55 federazioni. Abbiamo legislazioni e politiche fiscale differenti. Sarebbe difficile applicare quelle regole al calcio europeo. Su qualcosa si sta ragionando. Bisogna capire se sarà calcolato sul netto o sul lordo. In Spagna ci sono differenze da Regione a Regione. Qualcuno a Zurigo e Ginevra ci sta pensando".

Sulla clausola pagata per Neymar: "Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe stata pagata. Ora lui ha un contratto pazzesco, sono state pagate commissioni altissime. Ora ci sono clausole sopra il miliardo di euro. È un sistema poco applicato in Italia, ci sono stati Higuain e Pjanic e poco altro. Pensare di porre dei limiti al libero mercato è sempre difficile. Se il sistema può permettersi certe operazioni è giusto permetterle"