Sabatini: "La mia ambizione è fare forte la Roma. L'anno scorso sono rimasto per orgoglio e responsabilità"
Nel corso del programma "Il processo del lunedì", in onda su Rai Sport, è intervenuto il ds della Roma, Walter Sabatini, che ha analizzato lo strepitoso inizio della Roma in campionato: "Lo scudetto è un obiettivo o ancora un sogno dei tifosi? Pensiamo a fare quello che stiamo facendo. Non ci sembra il caso, non ci riguarda. Vogliamo confermare quello che stiamo facendo e difendere la nostra posizione. Fortuna? Roma moderatamente fortunata. E' un'attitudine, una qualità necessaria nello sport e nella vita. Se la striscia di risultati della Roma viene assimilata solo alla fortuna siamo contenti. Sappiamo che non è così ma ne prendiamo atto. La campagna acquisti chiusa in attivo una risposta alle contestazioni? No, no, è una scelta societaria, una cosa giusta per l'azienda. Scelte coincidenti tra l'aspetto tecnico ed economico. Abbiamo dismesso dei giocatori fenomenali, molto forti e con gran dispiacere per me, ma abbiamo preso giocatori rilevanti che stanno facendo molto bene. Io preso di mira questa estate? Ci siamo sentiti presi di mira ma questa è una cosa superata. Non è stato facile, è stato un momento durato qualche mese, difficile, ma siamo andati avanti con le nostre idee, lavorando bene in maniera coesa con le varie componenti della società. Tante volte penso al mio stato d'animo e lo definisco fibrotico perché quando un calciatore si strappa interviene il tessuto connettivo a rigenerare il muscolo ma perde elasticità. La fibrosi mi tiene però lontano da una gioia incontrollata, dall'esaltazione. Io escluso dall'eventuale premio scudetto? E' una situazione contrattuale. Questa storia dei premi scudetto è risibile. Sono termini contrattuali, sono premi insieriti per calmierare gli stipendi dei calciatori o dirigenti. Io non l'ho messo, non era necessario ma non cambia l'impegno per un premio. Se guadagno di meno alla Lazio rispetto ad ora? Ho guadagnato molto poco, meno di quanto meritassi (ride ndr). Se si lavora meglio con un presidente interventista come Lotito o con proprietari oltreoceano? Ci sono vantaggi e svantaggi. La lontananza a volte è benedetta perché c'è più tempo pe ragionare, rimettersi a posto e riparare gli errori. La presenza costante ti comprime, ti stressa. Io sono stato fortunato nella mia vita professionale: ho sempre lavorato con grandi presidenti, come Lotito o anche come un presidente oggi dimenticato come Gaucci. Si parla di Thohir? Thohir, poverino, non è ancora arrivato, non ha detto nulla e ha già cacciato i suoi dirigenti e assunto 5 direttori sportivi. Io non sono in quel gruppo di dirigenti. Il contratto? Io sono il ds della Roma, orgogliosamente. Se rimarrò in futuro? Se non mi cacciano. La mia ambizione? Fare forte la Roma e se questo non accadrà non potrò essere il direttore sportivo della Roma. L'anno scorso sono rimasto per orgoglio e anche per senso di responsabilità. L'acquisto di cui vado più orgoglioso e l'occasione mancata? Ho alcuni rimpianti per alcuni calciatori che non sono riuscito ad avvicinare, a prendere a trattare per vari motivi. Non posso fare nomi perché eslcuderei tanti altri che mi hanno dato tante soddisfazioni. Ho aiutato parecchi ragazzi ad affermarsi, tra cui per esempio Gattuso. Non è stata una mia scoperta, mi sono limitato a prenderlo da una squadra calabrese. Quanto contano Totti, Garcia e De Rossi in percentuale? Garcia è uno straordinario allenatore. E' molto sereno, che ha capacità metodologica, ha impatto psicologico. Viene definito un allenatore psicologo: no, è un allenatore di campo. Le sostituzioni di Garcia possono essere giocate al lotto, non sbaglia mai. Totti e De Rossi hanno ritrovato una condizione dell'anima, giocano con gioia, credendo a un'idea. Quanto conta il senso di rivalsa nei confronti della Lazio dopo la Coppa Italia? E' già tanto che siamo sopravvissuti, la metterei su un piano diverso. E' stato un episodio mortifero per noi. Non c'è quel sentimento, c'è un impegno grave verso i tifosi della Roma. Il tifo della Roma è debordante, esce da tutte le parti, lo vogliamo assecondare. Un gesto di apertura nei confronti della Lazio? Non ne abbiamo bisogno. La Lazio è la nostra grande storica avversaria, è la seconda squadra della città (ride ndr). Dobbiamo rispettarla, semplicemente. Quello che mi ha fatto maggiormente arrabbiare di Lotito? E' un grande presidente, che imbrocca tutte le cose difficili, le azzecca tutte perché ha qualità straordinarie. Sbaglia tutte quelle facili, come interloquire con le persone in una certa maniera, concedere qualcosa a qualcun altro. Quanto credo allo scudetto? Credo nella squadra e nei comportamenti dei calciatori della Roma. Credo che potranno, potremmo difendere la posizione. Bisogna vedere per quanto riusciremo a farlo".