Luis Enrique: "Non sono pentito di essere a Roma. I giocatori devono portare la maglia con più orgoglio". FOTO! AUDIO!

27.04.2012 11:36 di  Redazione Vocegiallorossa   vedi letture
Alessandro Carducci
Alessandro Carducci
© foto di Voce giallorossa

Luis Enrique in conferenza stampa alla vigilia della sfida con il Napoli

Commenti sul fatto che Guardiola andrà via?
"No".

Perché non ci sono stati miglioramenti dalla gara di andata con il Napoli?
"Perché è mancata regolarità, senza dubbio".

Si è mai pentito di essere venuto qui?
"Assolutamente no. E' una squadra importantissima, una società incredibile, un grande tifo. Penso si possa ribaltare questa situazione, bisogna vincere la prossima partita e cercare di centrare un obiettivo. Siamo settimi e meritiamo questa situazione. Non sarà facile, a causa di questa situazione che abbiamo creato".

Avevi detto che avresti voluto parlare col cuore dopo la gara con la Fiorentina. Poi ci sono state delle domande e non l'hai più fatto. Vuoi farlo ora?
"No, ringrazio i giornalisti che mi hanno fatto quelle domande. Avrei detto tutto ciò che pensavo e sarebbe stato meglio di no, era anche il frutto della tensione".

Il gesto delle corna? Crede nella scaramanzia?
"No, era un altro gesto, nemmeno mi ero accordo di quel gesto. Mi spiace che sia stato riportato così".

Cosa deve succedere affinché cambi l'orientamento suo a fine stagione?
"Ora è il momento di stare con i ragazzi, con la società poi, a fine stagione, parleremo e cercheremo delle soluzioni".

Oggi ci sono degli striscioni non favorevoli a lei e alla squadra. Si è rotto qualcosa con l'ambiente?
"Uno striscione può farlo una persona sola, o cento, ma è inutile parlarne. Il tifo è stato superiore a noi quest'anno. Noi non molleremo fino all'ultimo giorno, facendo quello che io penso sia giusto".

Conte ha detto che Borriello non è arrivato in condizione fisica non entusiasmante. Anche la sua squadra  ha  problemi sotto questo aspetto?
"I miei calciatori sono in condizione giusta. Sono contento del loro comportamento in preparazione fisica".



Lei si avvale di un mental coach. Come mai la squadra appare così scarica?
"E’ sembrato che mancasse voglia, ma non è così. Ci sono difetti in questa rosa, ma io all’inizio delle partite ho visto sempre voglia e grinta, ma l’ultima partita mi è sembrata il riassunto della stagione, non siamo riusciti a ribaltare un risultato. Il Mental Coach non è per la squadra, ma per lo staff".

Domani mancano Lamela, Osvaldo e De Rossi. Che partita sarà? Ci sarà Stekelenburg?
"Forse non gioca, ha un problema alla spalla. E’ una gara difficile, ma ci può avvicinare all’Europa, parlerò con i ragazzi, fino a fine stagione c’è molto da lottare, dobbiamo rialzarci".

In caso di grandi investimenti può decidere di restare e programmare?
"Io ora penso a domani, quando finirà il campionato parleremo e decideremo delle soluzioni".

E’ stato soddisfatto dei progressi di Kjaer?
"Sì, dopo due stagioni a Palermo ha avuto un calo in Germania, ma quest’anno sono stato contento di lui, nonostante ci siano stati momenti in cui è stato criticato, ma ha 22 anni e diventerà un gran calciatore, sta giocando sotto una grande pressione. Qualche volta ha sbagliato è vero, ma cerca sempre di rialzarsi e di lottare".

Cosa ha provato quando i giornali spagnoli hanno indicato lei come successore di Guardiola?
"Niente".

Lo stato di confusione della squadra da cosa deriva? Lei è in confusione?
"No, per niente. Continuo a volere il mio calcio, si vede la squadra confusa, ma non è facile giocare in questa situazione. La confusione arriva quando cerchi di fare tutto al 100%. Quando c’è confusione in una squadra l’allenatore è il responsabile".

Sta preparando la squadra all’ipotesi della contestazione a inizio partita?
"I tifosi devono mostrare il loro disappunto e lo fanno a inizio partita. Ma durante la partita a parte qualche fischio a qualche giocatore, i tifosi sostengono la squadra. Mi aspetto contro il Napoli di vedere una squadra più vicina a quello che vogliono i tifosi. I tifosi vogliono la maglia sudata e noi lo faremo, i giocatori devono essere all’altezza di quello che la maglia rappresenta".

Lei non è scaramantico. 14 sconfitte nel campionato, lei si sente in credito con la fortuna?
"La fortuna uno se la deve cercare. Non è stata una stagione fortunata della Roma. C’è chi mi dice che devo continuare, ma non mi sono mai messo a piangere, penso che abbiamo i punti che meritiamo".

Lei si prende le responsabilità, la società altrettanto. Questo creare uno schermo intorno alla squadra non rischia di deresponsabilizzare la squadra?
"Io mi prendo sempre le mie responsabilità, ma i calciatori devo tutti migliorare tantissimo e portare la maglia con più orgoglio".

  Luis Enrique 27.04 by Vocegiallorossa.it