Giannini: "Perché il mio nome non viene preso in considerazione?"
Amato dai tifosi della Roma come giocatore e Capitano, Giuseppe Giannini ha fino ad ora riscontrato qualche difficoltà in più come allenatore. Ha iniziato la sua carriera nel Foggia, in serie C1, ma l’avventura termina dopo nemmeno un anno. Ci riprova nella stessa categoria con la Sambenedettese ma il risultato non cambia. Non ha fortuna nemmeno in Romania, con l’Argeş Piteşti mentre nel 2007 viene chiamato dalla Massese, dove viene esonerato a febbraio dopo aver già lasciato poche settimane prima. Giannini non si perde d’animo e con il Gallipoli arrivano le prime soddisfazioni. La squadra viene promossa in serie B ma le gravi difficoltà societarie lo porteranno alle dimissioni l’anno successivo. Nel 2010 arriva la chiamata del Verona, venendo però esonerato pochi mesi dopo per gli scarsi risultati ottenuti. La squadra, affidata a Mandorlini, ottiene la promozione in Serie B. Nel 2011 si siede sulla panchina del Grosseto, dimettendosi successivamente per alcune divergenze con il presidente del club toscano.
Il Principe ha commentato questa mattina la scelta della società di affidare la Roma ad Aurelio Andreazzoli.
«Sono avvelenato. Qui sembra che meno hai a che fare con il passato con la Roma e più vieni preso in considerazione. Con tutto il rispetto di Muzzi o Panucci, ma perché il mio nome non viene mai preso in considerazione? Ditemi solo un motivo. Le esperienze che ho fatto io non credo che le abbiano fatte né Muzzi né Andreazzoli... Parentesi chiusa, scusate ma ci tenevo a dirlo».
Che tattica avresti adottato?
«I numeri dicono che la forza principale della Roma è l’attacco. Zeman da metà campo in su è il migliore, il numero uno. La fase difensiva un po’ meno. Quando andai a Foggia fui costretto a giocare con il 4-3-3 perché lì sono ancora innamorati di Zemanlandia. A me piaceva e lo feci volentieri. Poi mi sono accorto che devi stare attento perché i giocatori inconsciamente, soprattutto quelli che pensano di essere lenti, tornano troppo indietro…. E agli attaccanti veloci non puoi dare spazio. Secondo me Castan e Burdisso soffrivano questo».
La tua Roma come sarebbe?
«Secondo me De Rossi nasce come mezz'ala destra. Non era regista con Spalletti, lavorava con Pizarro. Io avrei fatto così: tre centrali di difesa, due centrali a centrocampo con Pjanic e De Rossi, a destra Florenzi, a sinistra Dodò o Balzaretti. E in avanti quelli che ci sono ora. Avrei lavorato sulla difesa a tre, ma non è facile. Un'altra cosa: i giocatori devono avere il fiato sul collo, devono sentire la pressione e vorrei sempre i cancelli aperti».
Ricordiamo anche le contestatzioni con te...
«Sì, ma può pure volare qualche parolaccia. Tutti abbiamo fatto str....te, ma devi sentirti addosso la tifoseria, sennò non si va avanti. E probabilmente quando io ho chiesto perché non venisse mai preso in considerazione: io conosco la bestia, forse per questo non mi prendono in considerazione. Io 15 anni fa facevo il calciatore, a me se un calciatore viene a dirmi "Non faccio la doppia seduta", non gioca, facile. Non gioca proprio. La gente deve entrare a Trigoria. Io vedo distacco tra la società e i tifosi: il fatto di aprire Trigoria, per riavvicinare la gente, fa sentire alla squadra che i tifosi ci sono. In allenamento si dà il 300% così».
Totti come lo mettevi?
«Francesco deve fare quello che ha fatto finora. Lui lo sa: per il suo talento, conosce bene dove andare. Per un integralista come Zeman non cambia molto: Totti aveva libertà durante la partita, sono cose spontanee. A Francesco rimprovero solo una cosa: sa che c'è uno scemo che abita a 15 chilometri da Trigoria, che allenerebbe gratis. Io sono di buon livello, lavorerei gratis».
Ma non c'è un gran feeling tra Totti e la società. Forse una mano può dartela De Rossi, forse il padre.
«No, ma che c'entra... Noi parliamo qui da tifosi», le sue parole rilasciate a Centro Suono Sport.
Noi preferiremmo sempre te rispetto ad Andreazzoli
«Non c'è stata grande convinzione, credo io. I tifosi non sono stati convinti, forse ci avrebbero pensato se i tifosi avessero spinto. Io spesso sono stato frainteso, solo chi giocava con me mi conosce. Sai come di disse un mio ex compagno? "Io pensavo tu fossi il principe, uno dimesso". Nel conoscermi, poi, ha cambiato idea».
Curiosità: abbiamo capito che tu hai un problema di autopromozione. Lo fanno, tutti, quindi fallo anche tu. Se avessi preso la Roma, chi avresti portato con te?
«Pruzzo. Ma non avrebbe potuto fare il secondo, ci siamo un po' staccati per i nostri caratteri. Io sono fumantino, se c'è da parlare con una persona, sia giocatore o dirigente, io ci vado».
Forse poco diplomatico?
«Mi dà fastidio vedere dirigenti che non hanno forze economiche ma vogliono determinare le cose. So che il direttore sportivo deve essere il mio riferimento, ma a rischiare è sempre l'allenatore. Come collaboratori forse Chierico, Mariani».
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«Chi gioca 15 anni a Roma, che rimane in questo ambiente per 15 anni, deve avere delle qualità mentali. Non tutti i grandi giocatori hanno fatto bene a Roma: questo ambiente è difficile».
Voeller te lo porteresti come dirigente?
«Lui è a grandi livelli da tanto tempo, mi piacerebbe».