Dzeko: "Il Chelsea? Conte gli ha dato una dimensione italiana. Non importa l'avversario, non importa la competizione, gioco per vincere e segnare in ogni partita"
Edin Dzeko ha parlato in esclusiva al The Guardian. Queste le sue parole: "Io non corro? Non do il mio meglio in campo? Andiamo! È uno scherzo?. Posso assicurare che non c'è nessuno sugli spalti o davanti alla TV che voglia la vittoria di una partita quanto me. Ogni match non importa contro chi giochiamo o per cosa giochiamo. Voglio soltanto segnare un gol o aiutare la squadra a segnare per vincere l'incontro. In ogni partita do il mio massimo. Ogni singola partita".
Sulle critiche:
"Quando giochi male è normale ricevere le critiche, ma farte del lavoro e va bene così. Il problema sono gli insulti. Quella è la cosa che fa più male. Questa è l'era dei social media e chiunque ha la possibilità di pubblicare ciò che si pensa. Non è importante quanto illogica o stupida sia. Chiunque si sente autorizzato a dire la propria, o ainsultarti solo perché non hai segnato o hai giocato male. La gente pensa che a più ha cuore la squadra di te. Non è così. Non è mai facile leggere cose del genere, sentire urlarti contro i fan. Tu sai che sei meglio di ciò, che puoi giocare molto meglio, ma qualche volta è difficile con tutte queste cose che ti circondano. Quello che la gente non vede è che tu sei un essere umano come loro, che ha gli stessi problemi di chiunque. Ti direi una bugia se ti dicessi che non ascolti o legga ciò che la gente dice. Lo faccio. Ignoro gli insulti e le cose senza senso, ma mi piace leggere chi mi scrive in maniera educata e analizza le cose, specialmente in Italia. Lo sanno di calcio, lo vivono profondamente, come se fossero coinvolti nel gioco. Mi piacciono molti articoli o programmi tv".
Cosa leggo in Inghilterra?
"Ad essere sincero non lo faccio. Non so perché, forse perché so bene l'inglese e devo migliorare l'italiano. Così leggo molto gli articoli italiani con cui a volte sono d'accordo, altre meno".
Sulla sua infanzia complicata
"Non ho avuto un'infanzia normale, come molti ragazzi della mia età. Nella Bosnia degli anni '90 era un periodo di sopravvivenza. Ero un bambino quando scoppiò la guerra e la guerra ti fa crescere più in fretta, ti forza a imparare cose che non avresti mai voluto imparare e vivi la vita in maniera differente. Ho sempre amato il calcio. Non potevo respirare senza, anche durante la guerra, ma non ho mai pensato di diventare una star. Certo, l'ho sognato. Ma volevo giocare a calcio perché amo il gioco. Lo faccio ancora, amo il calcio, lo amo guardare, leggere su di esso, parlarne, ma soprattutto giocarlo. È stato il mio primo amore. Continuo a non sentirmi una star, mi sento fortunato".
Come sono cambiate le cose dopo aver vinto la classifica cannonieri con 29 gol?
"Nulla è paragonabile a Roma. La gente è pazza per il calcio, in modo positivo. Le aspettative in Germania sono alte, più che in Inghilterra, ma non si avvicinano minimamente a quelle della piazza di Roma. È una città speciale con un legame speciale tra il club e i tifosi. A Manchester potevo andare fuori per cena o per una passeggiata, la gente mi fermava e gentilmente parlava con me, mi chiedeva una foto. A roma è impossibile. Sono passionevoli i tifosi, amano il club e i suoi giocatori. Questa passione innalza le aspettative e la pressione. Non sto dicendo sia una cosa negativa. Amo questa cosa, perché passione e amore è come suppongo sia il calcio".
Dzeko si descrive come un "football freak”:
"Guardo calcio tutto il tempo. tutti i campionati, tutte le partite che posso. Non importa il livello. Sul bus del club guardo le partite sul tablet o sul telefono e faccio la stessa cosa a casa nei weekend. Soprattutto quelle di Serie A, perché penso mi aiuti nelle partite successive. Studio i difensori avversari, i loro movimenti, le loro debolezze".
In nove partite contro il Chelsea non ha mai trovato la via del gol:
"Sono una grande squadra. Son rimasto impressionato da loro nella scorsa stagione. Conte gli ha conferito una nuova dimensione, che chiamerei una dimensione italiana".
Sulla Roma?
"Non siamo qui per vincere la Champions League. Abbiamo obiettivi differenti. Il primo dei quali è qualificarci agli ottavi di finale".