De Rossi: "Non dobbiamo pensare di aver vinto chissà cosa. Oggi eravamo soli senza curva, vittoria fondamentale". VIDEO!
De Rossi a Premium Sport
“Vuoi o non vuoi questi derby sono quasi sempre brutti e spesso proprio un episodio li indirizza. La rissa? Sono arrivato che già si erano strattonati, Cataldi è un bravissimo ragazzo, l'arbitro ha detto che in questi casi si ammoniscono i due capitani, ma ora ha scelto di fare quella mossa lì. Il gol ha cambiato la partita e gli umori. Sembra un torneo a eliminazione, abbiamo battuto la terza, ora abbiamo la seconda e poi la prima (ride). Pensiamo a una partita per volta, oggi era fondamentale vincere, ma non dobbiamo pensare di aver vinto chissà cosa, non abbiamo vinto nulla. Abbiamo avuto diverse assenze, Salah si è fatto male in allenamento, lo stesso Paredes, il mister troverà le soluzioni perché il materiale c'è, poi se la società prende dei giocatori forti, noi dobbiamo essere contenti. Se anche oggi affrontassi i derby come a 20 anni, sarei già morto (ride). Oggi il derby aveva un valore importante, eravamo da soli, senza curva e si rischiava di fare fatica, è stato un derby anomalo, non mi sono preoccupato delle emozioni. Rinnovo? Non sto aspettando novità, c'è stato il derby, poi c'è il Milan e la Juventus, non è importante parlarne ora, pensiamo alla squadra".
De Rossi a Sky Sport
“Spalletti? Ha ragione, nel primo tempo ho sbagliato qualche palla, ero sempre marcato a uomo e capita spesso un po’ a tutti i mediani. Penso che nel secondo tempo abbiamo gestito meglio le palle sporche, abbiamo messo la giusta dose di personalità quando la palla scottava. In un derby così delicato e così equilibrato sono importanti tutti i palloni. Abbiamo fatto partite migliori. Inizio del salto di qualità? Ne abbiamo parlato mille volte, quando non vincevamo partite come queste, arenandoci sui pareggi fuori casa in modo stupido. Come metro di paragone prendevamo la Juventus, che vinceva anche partite sporche. Ora dobbiamo raccogliere i complimenti, è da grande squadra vincere le partite incerte. Contro la Lazio terza in classifica è difficile dominare, con la Lazio dell’anno scorso c’era differenza, era normale che oggi invece fosse equilibrata. Festeggiamenti? Non è che c’è il pullman scoperto, c’è gioia nel vivere lo spogliatoio. C’è un’atmosfera diversa del postgara, quella delle grandi vittorie. A volte si lavora anche meglio, si può lavorare forte e bene anche con un buon umore. Il mister ha detto una mezza cosa nello spogliatoio di poterci allenare con i festeggiamenti dei tifosi, forse martedì è libero. Quando arrivi a 33 anni dopo una stagione difficile mi sono fatto qualche domanda, se posso tenere alti livelli, l’Europeo mi ha dato risposte. Spalletti è una garanzia, spesso le sue squadre giocano bene. C’è una sorta di gestione mia che ho completamente rivoluzionato, tutti gli infortuni dell’anno scorso mi dovevano far stare attento per non ricadere, ora mi trovo abbastanza bene. Il merito è della squadra, se va forte e vince i primi tempi come quello di oggi passano sottotraccia. Valore morale? Il gruppo non è cambiato clamorosamente come interpreti, quando le cose vanno male però ci siamo screpolati, quest’anno no, c’è gente più motivata, lo staff ti tiene sempre sul pezzo. È il punto di partenza, i ragazzi sono immersi in questa realtà che non è molto semplice da vivere. sia per i post Cagliari e Bergamo che per momenti come quelli di domani, quando rischi di perdere la trebisonda. Lulić? Banti si è un attimo innervosito, ci ha detto di prenderci le responsabilità di quello che poteva succedere. La partita era abbastanza tranquilla, il gol cambia l’umore, la sconfitta ti porta a dire qualcosa sopra le righe o a fare qualche parapiglia. Abbiamo sentito parlare di guerre, il tifo divide le famiglie, le classi a scuola, i bar. Non può essere guerra. Ha un sapore particolare e solo chi lo vive può capire, ma le guerre lasciamole da un’altra parte, già ce ne sono tante. Spero che anche quello che viene detto dopo sia valutato per quello che è, magari parte il colpo e poi ci si pente all’uscita”.
De Rossi a Roma TV
“Siamo stati intelligenti, ma ci vuole anche qualità. In fase difensiva non abbiamo concesso niente. Quando sentivo parlare della Lazio favorita e li vedevo convinti non ero dispiaciuto, spesso succede che si parte convinti e si prendono bastonate. Sapevamo che incontravamo una squadra forte, in forma. Alla lunga con la nostra qualità sapevamo di poterli battere. Abbiamo detto in precedenza che sono partite importantissime, scherzando parlavamo di quarti, semifinale e finale. Bisogna giocarne una per volta e possibilmente vincerle, ci darebbero grande slancio per il post vacanze di Natale. Secondo me nel secondo tempo abbiamo fatto bene, non era facile, abbiamo reinnescato il contropiede, non abbiamo rischiato niente. Non abbiamo fatto la nostra miglior partita, sapevamo che le squadre organizzate non le domini, abbiamo detto per una vita che mancava cinismo, che non vincevamo le partite in bilico. Oggi è successo ed è successo col Pescara. I derby si vincono così ma anche i campionati, non si può sempre dominare. Foto-dedica alla Curva Sud? Sì, abiamo parlato tante volte di questa battaglia. Oltre al fatto di trovarci d’accordo con loro, e non è un discorso di ruffianeria ma era dovuto, era anche una piccola dedica. Sappiamo cosa significhi per un tifoso essere privati di un derby, deve essere la morte interiore. Gli dovevamo questa dedica, avevano anche un po’ i sensi di colpa a lasciarci soli. Ma abbiamo ringraziato anche chi era presente, alla fine di questa intervista la vittoria sarà di tutti i romanisti. È la partita di tutti”.
De Rossi alla Rai
"Dobbiamo essere convinti che non sia una svolta, non capitano in una partita sola e alla quindicesima del girone di andata. Sicuramente era un punto importante per quello che significa la partita a Roma e per la classifica. Giocavamo contro la terza del campionato, una squadra in forma, in saluto e vincere questo scontro diretto era fondamentale proprio per non fermarsi. Lulic? Non giustifico queste dichiarazioni, ma ogni tanto quando perdi la pressione e il dispiacere ti portano a questo, a dire qualcosa di cui ti penti dopo cinquanta metri. Nei derby sono sempre successi i parapiglia ma non solo a Roma. Un messaggio per i tifosi? Bisogna vedere se siamo capaci di mantenere questa voglia e tenere alta la qualità anche nel susseguirsi delle partite. Oggi la squadra ha risposto. Per loro so quanto significasse questo derby nel quale loro rimanevano fuori e gli altri rimanevano in massa. Eravamo noi a rappresentare loro, il peso di questo derby l'abbiamo sentito e non abbiamo fatto si che ci tremassero le gambe".
De Rossi in zona mista
“La foto è un abbraccio per chi non c’è stato, per chi si è violentato per non esserci. Quando in ballo ci sono onore e coerenza siamo sempre d’accordo, vorremmo vedere sempre stadi pieni, al di là del risultato. Quanto è stato importante l’incontro coi tifosi di ieri mattina? Sono cose dovute, cambia poco, l’hanno fatto anche loro. Era una partita speciale, riprendo il mister, che si vince con le cose normali, con uno spirito particolare e con un po’ di intelligenza. Cosa è successo dopo il gol? Stavo esultando, ho visto solo che c’erano 4-5 di noi che circondavano Cataldi, è un bravissimo ragazzo. Per quanto riguarda le dichiarazioni, non voglio giustificarle, ma ogni tanto queste partite è talmente tanto brutto perdere che sarebbe meglio non parlare, ti portano a dire cose che non dovresti. Vittoria che dà slancio? Tre punti che sono d’oro, viviamo in una città particolare, l’entusiasmo ci deve contagiare per 24-48 ore, in funzione della prossima partita. Obiettivo? Vincere le partite importanti, non vivere sulle montagne russe di entusiasmo e depressione che a volte assapori. Conosci tanta passione e poca lucidità. Cambiato modo di lavorare? No, faccio quello che fanno i miei compagni. Avevo la sensazione di farmi male aveva forzavo, era quella la paura, ci sono state ricadute e ingenuità che a 32 anni non ti puoi permettere. Sono portato a voler giocare le partite, sono tutte importanti e vuoi continuare a giocarle. Pensavo di dover rallentare i ritmi, poi lavorando ho capito che le gambe stanno bene. Qualità del lavoro e della squadra, quando la squadra è forte ti puoi permettere di stare fuori”.