La panchina, lo Stadium e gli urli: Schick ritrova Giampaolo

24.01.2018 12:11 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
La panchina, lo Stadium e gli urli: Schick ritrova Giampaolo
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Patrik Schick è ancora alla ricerca del primo gol in campionato. Il coinvolgimento di Edin Džeko nelle note vicende di calciomercato potrebbe lanciare il ceco da titolare sul suo ex campo e contro il suo ex allenatore, quel Marco Giampaolo che più volte, ultima la conferenza stampa di ieri, ha parlato del suo vecchio centravanti. Sì, centravanti, perché, come più volte ha sottolineato, Schick “non è un’ala”: la seconda parte della scorsa stagione dà inequivocabilmente ragione al tecnico per come lo ha gestito, anche se all’inizio le cose, eufemismo, non andavano granché. Nella famosa intervista rilasciata a Réporter, Schick quasi accusò Giampaolo di volerlo boicottare, mettendolo in campo da titolare in una situazione apparentemente complicatissima come la partita dello Stadium contro la Juventus, e in quella situazione apparentemente complicatissima arrivò il suo primo gol con la maglia blucerchiata. Quella, ovviamente, era la campana del giocatore; la versione di Giampaolo non si conosce, ma una lettura diversa è chiaramente possibile: in quell’occasione, Schick diede il meglio senza nulla da perdere, in quanto una prestazione non positiva in quella situazione gli sarebbe stata sicuramente perdonata. Poca pressione per ottenere buoni risultati: una via che a Roma Schick non può percorrere, con quei milioni 42 (che sono la somma di 5 per il prestito, 8 di bonus, 9 per il riscatto e 20 tra due anni) che pesano almeno altrettanti chili da portare sulle spalle e a cui si possono sommare quelli dell’eredità di Edin Džeko, da ricevere - senza beneficio d’inventario - probabilmente ben prima del previsto.

Questo e una gestione del suo fisico decisamente perfettibile nella prima parte dell’anno da parte dell'allenatore hanno sicuramente inciso su una condizione psicofisica più volte apparsa ben sotto la soglia dell’accettabilità, con errori tecnici che prescindono dalla posizione occupata e dai compiti assegnati e che, per uno come lui, non sono contemplabili. E a dirlo è proprio Giampaolo: "Schick è un calciatore forte, che ha le qualità per diventare uno tra gli attaccanti più forti d'Europa: ha personalità, non ha paura di sbagliare. La squadra viene sempre prima del calciatore e molte volte il calciatore può essere penalizzato dall'esigenze della squadra: Schick resta un calciatore forte". Magari, vedendolo sull’altra panchina e ripensando agli urli in allenamento dopo quella partita contro la Juventus, se ne ricorderà anche lui.