La gara vista dalla curva - I giallorossi escono dal campo subissati dai fischi dell'Olimpico. Osvaldo il più contestato. VIDEO!
"Baluardo dell'umanità, auguri Roma immortale tra le città!". Con questo striscione inneggiante alla tradizione della Città Eterna, nell'anniversario della sua fondazione datata 753 avanti Cristo, la Curva Sud omaggia la propria città, in quella che sarebbe dovuta essere una domenica di relativa tranquillità contro un Pescara quasi retrocesso in visita all'Olimpico.
Il condizionale si rende d'obbligo, perché quella vista in una giornata pienamente primaverile, è stata una partita che al fischio finale ha lasciato l'amaro in bocca ai 45000 spettatori romanisti, increduli e delusi per il pareggio rimediato dai propri beniamini contro gli abruzzesi. Prima del calcio d'inizio, nel consueto appuntamento con i grandi personaggi storici della storia della Roma, è Alberto Ginulfi, 157 presenze in giallorosso dal 1962 al 1975 e uno storico rigore parato a Pelè, a compiere il giro dello Stadio Olimpico, raccogliendo gli applausi dei presenti, per la verità ancora non molto numerosi. Dopo il consueto riscaldamento effettuato nella pista d'atletica lato Curva Sud, è il momento della lettura delle formazioni, con una bordata di fischi riservata a Pablo Daniel Osvaldo, attaccante ormai in rottura completa con la tifoseria. Non c'è Destro, eroe di Coppa Italia, causa problemi di natura fisica. Ai rivali della Lazio, che verranno affrontati proprio nella finale della manifestazione nazionale, sono indirizzati i primi cori della giornata.
Seguendo un preoccupante trend iniziato nella gara con il Palermo, la squadra di Andreazzoli sbaglia totalmente l'approccio alla partita, concedendo campo e occasioni ad un Pescara sceso comunque in campo senza timore reverenziale. Dopo le opportunità favorevoli capitate sui piedi di Sforzini e Zanon, i biancoazzurri passano al terzo tiro nello spazio di dieci minuti: la legge dell'ex non mente mai, ed è Caprari che insacca il vantaggio degli ospiti. La rete incassata scuote più i supporter capitolini che i giocatori in campo, privi di idee e incapaci di creare pericoli, ad eccezione di una buona occasione sciupata da Florenzi, all'altro ex della gara Pelizzoli. La prima frazione scivola così via nella desolazione generale, e al fischio del Signor Massa piovono i primi fischi verso i giocatori romanisti, incitati ad una maggiore aggressività e ad un maggiore agonismo.
La scossa tanto auspicata sembra arrivare proprio nei secondi 45' minuti, soprattutto dopo che Destro, subentrato a Florenzi durante l'intervallo, raccoglie un invito di De Rossi dagli sviluppi di una mischia in area e sigla il gol del pareggio, incitando ad ampi gesti la Sud, che raccoglie l'invito del centravanti di Ascoli Piceno e alza i decibel del proprio supporto, intonando a ripetizione un benaugurante "Forza Roma facci un gol", unito all'invito a non smettere mai di attaccare. Effettivamente, con il passare dei minuti, la squadra capitolina chiude gli avversari nella propria area di rigore, ma non trova mai la lucidità per creare pericoli al portiere avversario, che disinnesca solamente un diagonale velenoso di De Rossi a metà ripresa, nell'unica palla gol prodotta dalla Roma. Gli ingressi di Bradley prima e Nico Lopez poi suscitano qualche perplessità in presa diretta e finiscono per intasare ulteriormente gli spazi già congestionati tra le maglie della retroguardia abruzzese.
Il triplice fischio viene accolto dalla terza bordata di fischi giornaliera, che però stavolta è rivolta a tutta la squadra, incapace di strappare i tre punti contro un avversario virtualmente retrocesso, e rischiando di compromettere definitivamente l'obiettivo di conquistare l'Europa Legaue.