La gara vista dalla curva - 90 minuti di passione non bastano per vincere. VIDEO!

09.04.2013 10:00 di  Yuri Dell'Aquila   vedi letture
La gara vista dalla curva - 90 minuti di passione non bastano per vincere. VIDEO!
Vocegiallorossa.it
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Nella gara più sentita dell'anno, spinta dal calore dei propri sostenitori, la Roma di Aurelio Andreazzoli non riesce a superare i rivali della Lazio, pareggiando per 1-1 grazie alla rete di Francesco Totti, che ha risposto al gol nel primo tempo di Hernanes, il quale ha anche fallito un calcio di rigore ad inizio ripresa.

Come incipit di una serata magica per atmosfera e folklore, sono Dino Da Costa e Marco Delvecchio, migliori marcatori nella storia delle stracittadine con 9 gol, a sfilare sotto la Sud poco prima del riscaldamento della squadra giallorossa, mentre i maxischermi proiettano una clip con tutte le loro reti siglate alla Lazio, accendendo l'entusiasmo sugli spalti, per quello che è un vero e proprio crovcevia per l'Europa League. Grande entusiasmo e grandi aspettative tra i tifosi presenti all'Olimpico, che non perdono occasione per sbeffeggiare i dirimpettai con cori e striscioni di sfottò, come il simpatico "Noi 20 anni di Totti, voi 20 anni di tutti", finché l'annuncio delle formazioni non porta tutti i tifosi in pieno clima partita. Grandi ovazioni alla lettura delle formazioni per Florenzi, De Rossi e Totti, fischi per le comparsate di Osvaldo nelle clip mostrate prima del fischio d'inizio. La Sud sceglie di non esporre coreografie ma di lasciare ai fumogeni, ovviamente gialli e rossi, il compito di colorare il settore, per uno spettacolo sempre suggestivo.

In campo, la squadra giallorossa parte molto contratta e alla prima vera occasione dell'incontro, la Lazio passa con Hernanes, abile a trafiggere Stekelenburg con una gran conclusione dalla distanza. Dopo un attimo di sconforto, riprende a suonare, più forte di prima, un fragoroso "Roma alé" che vorrebbe essere da sprone per i calciatori in campo, intorpiditi e incapaci di produrre trame di gioco pericolose. Per attendere il primo sussulto del match occorre aspettare il 45' con una conclusione di Totti che scalda i guantoni a Marchetti. Il signor Mazzoleni manda le squadre nell'intervallo sotto i copiosi fischi della Curva Sud, delusa dallo scarso spettacolo offerto dai propri beniamini.

Quando si attenderebbe la reazione veemente degli uomini di Andrezzoli, dopo soli tre minuti Marquinhos commette un'ingenuità regalando un calcio di rigore alla Lazio: sarà la chiave di volta del match. Dal dischetto, in una tempesta di fischi, il brasiliano calcia a lato, destando dal torpore la Roma e il proprio pubblico, che alza il volume del proprio sostegno, accompagnando ogni azione giallorossa con cori incessanti, alla ricerca del pareggio, che puntualmente arriva poco dopo, su rigore per l'atterramento in area di Miralem Pjanic. Dagli 11 metri è Totti contro Marchetti, ogni singola fibra del corpo di ogni singolo tifoso romanista si tende, la tensione negli occhi del Capitano è condivisa da tutto il settore in un fantastico momento di empatia a tinte giallorosse, con alcuni che decidono di non guardare e altri che non sbattono nemmeno le palpebre e non distolgono lo sguardo dal terreno di gioco, per assaporare fino in fondo questo momento decisivo. Fischia Mazzoleni, parte Totti, si gonfia la rete, esplode la gioia del popolo romanista che allontana lo spettro della quarta sconfitta consecutiva nel derby e annusa l'odore del sangue di una partita che si incanala ancor di più sui binari più consoni per la Roma con l'espulsione di Biava per doppia ammonizione. 

Sarebbe dunque lecito attendersi un ultimo quarto d'ora infuocato, ma eccezion fatta per un'occasione clamorosa capitata sulla testa di Lamela, il match va via via spegnendosi, addormentato dalla Lazio e non sollecitato abbastanza da una Roma che sembra accontentarsi del punto riacciuffato. Così non è per il pubblico di fede giallorossa, che esce dallo stadio amareggiato per un successo che sembrava alla portata, soprattutto con l'uomo in più, ma che lascia nello spirito un retrogusto beffardo.