Esperienza e aggressività: il Porto sulla strada per la fase a gironi di Champions League
Trentacinque anni dopo, sarà Porto-Roma: le due squadre tornano ad affrontarsi dopo gli ottavi di finale della Coppa delle Coppe della stagione 1981/1982, in cui i lusitani eliminarono la Roma vincendo 2-0 all’andata e pareggiando 0-0 all’Olimpico. Stessa sequenza di partite di questi fondamentali playoff di Champions League, che vedranno i giallorossi affrontare una squadra esperta di questa competizione e abituata a provare a dominare i match soprattutto tra le mura amiche, dove hanno mietuto anche vittime eccellenti come il Bayern Monaco, nell’andata dei quarti di finale di due stagioni fa, battuto per 3-1 prima del cappotto per 6-1 nel ritorno all'Allianz Arena.
COSA TEMERE - Come già detto, il fattore esperienza, soprattutto in un confronto diretto, gioca un ruolo fondamentale e il Porto ne ha anche in questa fase della competizione, affrontata e superata nella stagione 2014-2015 quando fece fuori il Lille vincendo entrambe le gare, 0-1 fuori casa e 2-0 in Portogallo. La forte vocazione offensiva della squadra del neotecnico Nuno Espírito Santo sarà un altro aspetto da tenere d’occhio: l’ex allenatore del Valencia è solito praticare un calcio aggressivo, volto alla riconquista del pallone e alla ricerca rapida degli attaccanti, ma è anche dotato di una adattabilità tale da, ad esempio, farlo passare al 3-5-2 per far convivere due attaccanti contemporaneamente. La rosa a sua disposizione vanta elementi pronti al salto di qualità definitivo come il centrocampista Héctor Herrera, l’attaccante esterno Yacine Brahimi (6 gol e 4 assist in 14 presenze nella competizione) e il centravanti Vincent Aboubakar, sostituto designato di Jackson Martinez, allora ceduto all’Atlético Madrid, oltre a veterani della competizione come Iker Casillas.
SU COSA PUNTARE - Diversi tra aspetti già sottolineati hanno ovviamente un’altra faccia della medaglia. Un cambio di allenatore porta un inevitabile periodo di adattamento e affrontare il Porto all’inizio della stagione, prima che ogni tipo di meccanismo possa rodarsi del tutto, può essere un vantaggio per una squadra più pronta tatticamente, seppur con diversi aspetti da sistemare, come la Roma. Il calciomercato, oltre a rinforzare entrambe le squadre, potrebbe privare il Porto di qualche elemento (ad esempio proprio lo stesso Herrera, ripetutamente accostato al Napoli), mentre parlando strettamente di campo, potrebbero non mancare spazi per un attacco che, al contrario della difesa, sembra già molto ben avviato dal lavoro estivo. La prematura fine dell'avventura al Valencia di Nuno ha inoltre evidenziato un deficit di scaltrezza da parte dell'allenatore portoghese, bravo a costruire il primo anno, meno a mettere toppe a momenti di difficoltà: la scaltrezza di Luciano Spalletti potrà essere dunque una componente su cui contare per spotare l'ago della bilancia verso i giallorossi.
PRECEDENTI - Compreso il già citato doppio confronto di Coppa delle Coppe, il bilancio del Porto contro squadre italiane vede 7 vittorie, 8 pareggi e e 11 sconfitte (comprese la finale di Coppa delle Coppe del 1984 contro la Juventus e la Supercoppa UEFA del 2003 contro il Milan) in 26 incroci. 7 successi, 4 pareggi e 3 sconfitte invece il ruolino della Roma contro squadre portoghesi. Sarà il terzo playoff di Champions League - da quando la competizione ha adottato questa formula - tra squadre italiane e portoghesi: nel 2009 la Fiorentina fece fuori Sporting Clube de Portugal pareggiando 2-2 a Lisbona e 1-1 a Firenze, mentre nel 2012 l’Udinese fu eliminata dal Braga ai rigori, dopo il doppio 1-1 delle due partite. Secondo playoff europeo per Nuno Espírito Santo, che un anno fa col Valencia eliminò il Monaco; terza esperienza nel barrage per Luciano Spalletti, eliminato con il suo Zenit nel 2010 dall'Auxerre e qualificato invece contro un'altra portoghese, il Paços de Ferreira, nel 2013.