È la somma che fa il totale
Champions League e calciomercato, calciomercato e Champions League. Due concetti apparentemente distantissimi, ma fortemente, fortissimamente legati tra di loro se si parla di Roma. E del suo bilancio: con questi due indicatori la Roma sistema dei conti (per scelta) in perdita, per presentarli all’UEFA in (relativo) ordine. Se manca qualcosa da una parte va aggiunta dall’altra: va da sé che più si va avanti in Champions League, meno si deve rimediare con le plusvalenze e il suo contrario. Lo scorso anno la somma faceva 152,4 milioni: 54 milioni di plusvalenze e 98,4 derivanti dalla coppa più importante, con un percorso conclusosi in semifinale oggettivamente complicato da ripetere. Per questo, Monchi si è già portato avanti col lavoro: le cessioni di Alisson e Kevin Strootman hanno già garantito (nella peggiore delle ipotesi, ovvero senza il raggiungimento dei bonus) circa 75,7 milioni in plusvalenze, quasi il 50% in più rispetto allo scorso bilancio.
A questi, a oggi, si sommano 50,27 milioni derivanti dal percorso in Champions League (15,3 di bonus d’accesso, 12,18 di ranking storico, 5 della quota fissa del marketpool, 6,25 della quota variabile del marketpool, 8,1 di premi partita e 3,43 di biglietteria), per un totale di 125,97 milioni, circa 24 milioni di euro in meno rispetto alla cifra combinata dello scorso bilancio, una differenza che dista però 1 punto dall’essere assottigliata con il bonus da 9,5 milioni per la qualificazione agli ottavi e un ulteriore incasso al botteghino oltre a quello - si presume ricco - della partita contro il Real Madrid. È da capire quanto i costi siano variati (in positivo o in negativo) rispetto all’ultimo esercizio, ma all’inizio di novembre la Roma ha già fatto gran parte di quel che deve per mantenere il proprio equilibrio finanziario: il circolo andrà alimentato da chi scenderà in campo a partire da domenica per cominciare a rosicchiare quei 5 punti che separano la Roma dalla zona Champions League e dai tanti milioni da incassare nella prossima stagione. Perché è la somma che fa il totale, e se un addendo diminuisce, l’altro deve per forza aumentare.