Zoff: "Il ruolo istituzionale di Totti? È un caso a parte, Roma è importante per lui e viceversa"
Dino Zoff, CT della Nazionale italiana dal 1998 al 2000, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di soccermagazine.it soffermandosi sul momento degli azzurri e parlando anche di Francesco Totti.
In questo 2017 Totti ha terminato la carriera, Buffon ha iniziato il suo ultimo anno e la Nazionale non si è qualificata ai Mondiali perdendo tanti senatori. È l’anno peggiore della storia del calcio italiano?
"L’anno peggiore dopo tanto tempo, ma solo per la Nazionale italiana, perché dopo 60 anni non presentarsi ai Mondiali è veramente una cosa pesante dopo aver vinto 4 coppe del mondo".
In molti criticano l’evoluzione dei tempi con calciatori sempre più pagati e personaggi dei social. Lei condivide almeno in parte questo cambiamento?
"No, non lo condivido, ma il calcio è sempre lo stesso. Cambiano i giovani, i comportamenti ecc., però non credo che sia tanto differente il calcio giocato rispetto ai miei tempi. Più o meno siamo lì".
Oltre a quella tecnica, adesso la carenza diventa caratteriale perché molti giocatori, anche nazionali, non hanno il carisma e la dialettica di atleti come Buffon. Secondo Lei chi potrà acquisire la leadership tra i vari Insigne, Candreva, Verratti e via dicendo?
"Questo non lo so, l’importante è che i giocatori la dialettica la facciano più sul campo. Adesso si sta cercando il leader. Il leader deve essere l’allenatore, e dopo il presidente della federazione. Andiamo per ruoli e per possibilità. Certo, gente di carattere e leader sono importanti anche in campo per i compagni, però, insomma, partiamo da gradi differenti".
Lei che l’ha anche conosciuto dal vivo, quanto vedrebbe bene Buffon come futuro ct dell’Italia considerando anche il suo attaccamento all’azzurro?
"Non credo sia il momento di parlare di queste cose, ci penserà lui, ci penseranno gli altri".
I vari Baggio, Del Piero e Maldini hanno faticato ad ottenere un ruolo più istituzionale dopo la carriera. Solo Totti sembra salvarsi finora, Lei come lo vede sotto questa veste?
"Mah, sicuramente Totti è un caso a parte, perché Roma è stata importante per lui e lui per la città. Tra gli altri qualcuno ha fatto, vediamo Conte, vediamo Ancelotti. Io stesso ho allenato, non per tutti è così".
In queste ore molti stanno ricordando che lei si dimise subito dopo Euro 2000, mentre Ventura non l’ha ancora fatto. Anche questo è un segno del cambiamento dei tempi?
"Non credo, le mie ragioni erano un po’ diverse. Non voglio sindacare su che fa uno o che fa l’altro".
Proviamo a strapparle un sorriso. Dopo ieri sera Lei ha la certezza di rimanere il portiere più titolato della Nazionale italiana. Che ne pensa?
"Certamente sono il giocatore più titolato, ma solo nell’ambito della Nazionale perché sono l’unico in Italia ad aver vinto Europeo e coppa del mondo, ma una base di titoli non è determinante al massimo per vincere i dualismi come quello con Buffon".
Mister Zoff, l’Italia è un Paese con tanti problemi, ora ci hanno ucciso anche il calcio. Lei che è un pezzo di storia tricolore, ci dica qualcosa per guardare al futuro.
"Il calcio non ha ucciso nessuno, ci sarà un cambio generazionale come avviene in tante cose. Questi giovani che sembrano buoni possono dare un contributo per risalire, credo che si possa fare. Certo, è una delusione grossa, però bisogna andare avanti. Ci sono diversi giovani, difficile indicarne uno solo da cui ripartire, bisogna anche guardare età e motivazioni".