Weatherill: "Non c'entro con questa tessera del tifoso, è una schedatura"
Ecco le parole di Anthony Weatherill, creatore cinque anni fa del progetto Carta del Tifoso, intervistato dall’emittente radiofonica Centro Suono Sport all’interno della trasmissione Te la do io Tokio in merito all’introduzione da parte delle società calcistiche della Tessera del Tifoso:
Lei cinque anni pensò una cosa un po’ diversa dalla tessera del tifoso attuale, pensò la carta del tifoso: come funzionava?
“La carta del tifoso nasce come progetto, non è uno strumento. E’ un progetto che contemplava la possibilità per i tifosi di unirsi fra di loro poter iniziare a dare voce a tante cose. Nel calcio parlano in tanti, giornalisti, presidenti, personaggi vari, ma i tifosi non parlano mai. Mancando i tifosi mi sembrava anomalo questo fatto, visto che poi sono loro alla fine ad usufruire di tutto. Quindi ho pensato che dare la voce ai tifosi risolveva un po’ il problema a tutti quanti”
In sostanza il funzionamento di questa carta era un principio di autoregolamentazione dei tifosi, che poi uniti e compattati da questa carta avrebbero potuto negoziare le loro richieste nei confronti delle società
“Più o meno si. Siamo partiti con il Torino, ci siamo messi insieme tutti i tifosi con questa carta che tutti avevano e credo che la società non ne sapesse nulla perché noi ci siamo mai posti il problema di avere la società in quel momento come parte in causa, era solo fra tifosi. Poi con questa poter andare alla società una volta capito le richieste che avevamo, cosa che abbiamo fatto, abbiamo potuto organizzare delle trasferte, perché una della cose che mi hanno sempre chiesto era che le trasferte erano troppo costose. Ci siamo messi insieme e abbiamo dimostrato che si potevano abbassare i costi, ma per noi. E’ una cosa pensata solo ed esclusivamente per i tifosi”.
Le da fastidio essere indicato da molti come l’inventore della tessera del tifoso?
“Si, perché io non c’entro nulla con quella lì, l’unico fatto che c’entro è che capendo che probabilmente qualcuno ne avrebbe approfittato per scopo di lucro o altro ho differenziato la carta del tifoso dalla tessera del tifoso. Se si va a vedere qualsiasi carta che sta uscendo non può chiamarsi carta del tifoso o tessera del tifoso. Nessuno mette il marchio tessera del tifoso perché non possono e io sto continuando a fare causa a chiunque usi questo marchio”.
In particolare lei a chi ha fatto causa?
“In particolar modo con Inter, Milan e Banca Intesa. E continuo a percorrere questa strada, perché voglio continuare a difendere il marchio e il progetto”.
Che idea si è fatto di questa tessera?
“Hanno totalmente stravolto l’idea, è diventata una schedatura ed io sono d’accordo con questa definizione. Tutte le componenti speculative si sono buttate in questo, perché hanno visto un ritorno economico. Se legano il loro marchio a quello di una squadra, chiaro che hanno visto in questo un vero business. Una banca o una compagnia di assicurazioni che non riesce a fidelizzare i propri correntisti. E’ chiaro che se legano il loro marchio a quello di una squadra hanno visto in questo un vero business. Le banche hanno pagato le società, stanno facendo un investimento pazzesco”.
A lei risulta che ci siano banche hanno pagato?
“Ci sono banche che hanno sicuramente pagato. Di Banca Intesa ho sentito che avevano dato addirittura un milione di euro al Milan per fare le carte, ne ho sentito parlare e me ne assumo la responsabilità”.