Ugolini: "Difficile che lo Shakhtar Donetsk riesca a rimontare contro la Roma"

15.03.2021 14:56 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Ugolini: "Difficile che lo Shakhtar Donetsk riesca a rimontare contro la Roma"
Vocegiallorossa.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Massimo Ugolini, ex vice allenatore di Mircea Lucescu ai tempi dello Shakhtar Donetsk, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della trasmissione Cor Core Acceso su Non è la Radio:

Quante possibilità ha lo Shakhtar Donetsk di qualificarsi contro la Roma?
“Secondo me rimangono poche dopo il 3-0 dell’andata. Nel calcio c’è sempre l’imponderabile, ma anche loro non stanno vivendo un buon momento”.

Il gioco dello Shakhtar non si presta al modo di giocare della Roma?
“Per me vanno in difficoltà quando incontrano squadre che li pressano molto e non fanno giocare i loro trequartisti. Il gioco dello Shakhtar si basa sulle accelerazioni dei trequartisti, Marlos, Tete e Taison. Se si è molto aggressivi su di loro, onestamente non hanno altre armi. Con il Real Madrid vinsero e avevano 10 giocatori positivi al COVID-19, fecero esordire dei giovani e gli andò bene. Non vedo lo Shakhtar in grado di recuperare il risultato, se la Roma fa la stessa partita dell’andata con attenzione e aggressività. I giallorossi hanno lasciato giocare gli ucraini solo tra il portiere e i due difensori centrali. Non hanno chance di essere pericolosi secondo me”.

Un giudizio sul lavoro di Paulo Fonseca sulle panchine di Shakhtar e Roma…
“Ha fatto bene sia allo Shakhtar che alla Roma. Adesso tra le varie difficoltà, compreso il COVID-19, valutare l’operato di un allenatore non è facile. Allo Shakhtar non partì benissimo. La prima estate in Europa League loro furono eliminati dallo Young boys. Però si dimostrò molto più efficace nella vittoria del campionato e in ogni finale della Coppa d’Ucraina. Vinse per tre volte campionato e coppa, facendo il double. A differenza di Luis Castro che ha vinto in campionato e ha ottenuto risultati migliori di Fonseca in Europa, mentre in coppa perde quasi sempre le finali contro la Dinamo. In patria, in Ucraina, Luis Castro è messo sotto a Paulo Fonseca, che è considerato di più. Fonseca ha vinto varie volte il premio di miglior allenatore di Ucraina. L’unico anno che lo Shakhtar ha fatto bene in Europa con Fonseca è stato in occasione del doppio confronto agli ottavi di Champions League proprio contro la Roma. Qua mi sembra che abbia gestito bene i problemi che ci sono stati. Il passaggio di società e le discussioni con giocatori importanti come Dzeko. Poi alla fine contano i risultati. Quando vinci 3-0 con lo Shakhtar e poi perdi 2-0 a Parma, ovviamente c’è discussione”.

Lo Shakhtar Donetsk si è distinto in questa Europa League per le gare tendenti all’under. Perché contro la Roma si è fatta mettere così sotto?
“Per me ci sono i meriti della Roma. Sull’inizio azione dello Shakhtar, Fonseca ha fatto attaccare i due difensori centrali dall’esterno dai suoi trequartisti e l’attaccante centrale della Roma faceva da schermo sul play Maycon. Praticamente ha fatto giocare la palla in maniera infinita tra il portiere e i due difensori dello Shakhtar. Secondo me è stata preparata bene lì la partita. Mi ha stupito l’atteggiamento diverso dello Shakhtar tra la partita contro l’Inter e questa con la Roma. Giocarono addirittura in cinque dietro con i nerazzurri. Stepanenko che di solito fa il play davanti alla difesa, giocava in mezzo ai due difensori centrali. Là erano andati per ottenere la qualificazione all’Europa League e ci riuscirono. Qui a Roma non ho capito con che intento sono venuti. Erano sotto ritmo quando avevano la palla e stavano altissimi quando il pallone lo aveva la Roma. Si sono fatti infilare, non dico facilmente perché sul gol di El Shaarawy c’è stato un numero incredibile. Non sono stati molto attenti in fase di non possesso. Onestamente è stata una partita criptica dello Shakhtar”.

Il COVID-19 sta livellando verso l’alto o il basso il livello nelle competizioni europee?
“Sta facendo altalenare i risultati. Ha fatto veramente saltare il banco, nel senso che non sai mai contro chi giochi. Adesso però si sta normalizzando, piano piano”.

Giocare senza pubblico fa più male alle grandi o alle piccole in Europa?
“Penso in generale alle grandi. Azzerano un vantaggio che di solito hai. Immagino la Roma e lo Shakhtar in casa e il pubblico è un vantaggio. I tifosi giallorossi sono più calorosi. Se immaginiamo lo stadio vuoto del Liverpool, ad Anfield, e quello del Basilea, c’è differenza. Il Liverpool è svantaggiato”.

Dato che lei ha lavorato con Lucescu e quindi ha seguito in prima persona il calcio ucraino, quali sono le principali differenze tra il calcio in Ucraina e quello italiano della Serie A?
“A livello tattico, là ci sono delle squadre che mettono il pullman davanti alla porta. Le difficoltà delle grandi, parlo di Dinamo Kiev e Shakhtar in questo momento, con le piccole devono cercar di far gol contro 11 giocatori dietro la linea della palla e molto bassi. In generale i giocatori ucraini sono moto disponibili al sacrificio e tenaci. È molto dura scardinare le loro difese, a volte. Poi quando segni il primo gol la partita diventa più semplice e si mette in discesa. Il livello, da quando c’è la guerra, è un po’ calato. Sono diminuiti gli investimenti e c’è meno concorrenza. Negli ultimi anni lo Shakhtar vince i campionati con 10 punti in più della Dinamo. Questo non aiuta la crescita dei giocatori. Quando c’eravamo noi erano 4 le squadre di vertice e quindi la competizione era più elevata. Dal punto di vista delle giovanili, i giocatori che escono da Shakhtar e Dinamo, che sono i principali settori giovanili della nazione, sono molto più pronti di quelli italiani per giocare in prima squadra. Almeno fisicamente”.

La qualificazione della Roma è così sicura oppure ci sarà da soffrire giovedì?
“La sofferenza c’è sempre nel calcio a questi livelli. Noi siamo osservatori esterni che possono dare giudizi in un senso o nell’altro, poi la partita bisogna farla e bene. Gli avversari sono forti e se tu non entri in campo con il giusto atteggiamento, la figuraccia è dietro l’angolo. A parità di tutto, intensità e atteggiamenti, è più difficile partire da un 3-0 in trasferta e dover recuperare. La vedo difficile per lo Shakhtar, impossibile non c’è nulla nel calcio. Vista la gara d’andata è abbastanza improbabile. Lo Shakhtar ha giocato solo gli ultimi 15 minuti del secondo tempo e poi nulla. La chiave è l’aggressività della Roma sui loro trequartisti. Non deve fargli ricevere palla fronte alla porta e in velocità, perché lì diventano pericolosi. L’altra arma che hanno sono Dodo e Ismaily quando riescono con i cambi di gioco a puntare gli avversari nell’uno contro uno. Diventano pericolosi perché hanno un buon dribbling e sanno mettere bene la palla”.

La probabile formazione dello Shakhtar?
“Non dovrebbero esserci grandi cambiamenti rispetto alla formazione che è scesa in campo all’andata contro la Roma. Stepanenko che è l’unico titolare vero che manca, non so se riuscirà a recuperare. Davanti Solomon, che è un’ala, ha fatto due gol in campionato e può essere una buona alternativa a Marlos. Novità grosse non ne vedo”.

L’importanza di un vice allenatore…
“Tutto lo staff tecnico è importante, soprattutto adesso che le rose sono molto numerose. Sei, otto o dieci occhi vedono meglio di due. Il lavoro dello staff è quello di riportare tutto al capo allenatore che poi decide in autonomia sulla base delle cose che gli vengono dette e fa le sue scelte”.